Published on gennaio 16th, 2013 | by Alessandro Bucci
0Gomme che si sfaldano dopo una quindicina di giri, ali mobili, KERS, centinaia di sorpassi a stagione, vetture praticamente simili l’une alle altre e gare in calendario in Paesi che fino a dieci anni fa sarebbero stati impensabili.
La Formula 1 di oggi decisamente non assomiglia a quella dei vostri padri, ma nemmeno a quella considerata moderna…
Provate a pensare se, nei primi anni novanta, qualcuno vi avesse detto: “Sai, un giorno in Formula 1 ci sarà un fornitore unico di gomme, le quali si consumeranno in breve tempo costringendo i team a tre o quattro soste per gara. A fine anno ci saranno così tanti sorpassi da contare che sarà praticamente impossibile scegliere il migliore. Si correrà in India, in Bahrain, a Singapore, ad Abu Dhabi…”.
Probabilmente vi sareste chiesti se, l’ipotetico interlocutore, non fosse un pelo alticcio o se avesse appena visto un film di fantascienza, abituati come si era ai vari Imola, Monza, SPA ed a una realtà più “rustica” e tradizionale che era ben diversa da quella attuale tutta “all business” ed improntata a repentini cambiamenti regolamentari.
Una cosa è certa: le gare da qualche anno a questa parte sono molto più movimentate e spettacolari rispetto a quelle dell’era Schumacher, per capirci. Tant’è che, il tifoso occasionale, probabilmente sarà solito dirvi: “Ora sì che la Formula 1 è divertente! Tempo fa era noiosa”.
Il punto fondamentale però continua ad essere: quanto è emozionante questa Formula 1? Che cosa ci regala oltre alla gran baraonda domenicale, dove persino tracciati considerati “impossibili” per i sorpassi come l’Hungaroring o Valencia ci regalano in realtà ben più di un sorpasso? A sentire ex piloti e addirittura campioni del mondo, molto, visto che i loro autorevoli pareri mirano subito a sottolineare l’importanza delle novità introdotte quali KERS (2009, anche se nel 2010 venne impedito) e DRS (alias ala mobile, in vigore dal 2011) che, a detta loro, hanno rivitalizzato e non di poco le gare in calendario.
La ricerca spasmodica di maggior spettacolo ha portato tuttavia ad una Formula 1 “esasperata”, dove il concetto di spettacolo non è più la grande manovra portata a compimento dopo una lunga rincorsa, dopo un bel duello ruota contro ruota, ma ad una sorta di “balletto” di posizioni.
Per farsi un’idea è sufficiente visionare il giro di Pastor Maldonado sul circuito spagnolo del Montmelò, mentre era a caccia del leader della Ferrari Fernando Alonso nel Gran Premio di Spagna.
Senza DRS quel sorpasso del venezuelano sarebbe stato impensabile e forse sarebbe stato anche giusto così, perchè il guadagno che consente il dispositivo è enorme, soprattutto se messo in relazione alle possibilità che ha chi si difende, praticamente reso inerme dal regolamento che addirittura non consente più di un cambio di direzione e che, soprattutto, non permette l’uso del DRS, anche se in realtà nel corso del mondiale c’è stata ben più di una svista da parte dei commissari. Per dirla in breve, esiste qualche replay che mostra in frenata dopo un lungo rettilineo entrambe le vetture vicine e con il DRS bello aperto.
Mettete tutto questo a confronto con il sorpasso che Nigel Mansell operò al volante della velocissima Williams Renault su Ayrton Senna nello stesso circuito in data 29 settembre 1991. Mi riferisco proprio a quel duello entrato nella storia in cui, il brasiliano della McLaren Honda, resistette sino all’ultimo all’attacco del Leone. Le ruote quasi a contatto, le scintille a corollare un momento entrato nella Storia, quella con la esse maiuscola.
Quello era tendenzialmente il concetto di Corse, più genuino, senza artifici, favorito da un regolamento meno “bachettone” e che consentiva anche maggior creatività nella fase di progettazione delle vetture.
Oggi invece, almeno parlando a grandi linee, il concetto di spettacolo è più simile ad un videogame o ad un grande baraccone in cui l’importante non è come le cose avvengano, ma che avvengano e anche spesso.
Alla maggior parte dei tifosi sembra piacere molto la Formula 1 del giorno d’oggi, quella che da molti viene definita la “Formula Pirelli”, giusto per suggerire l’importanza che possono avere le suddette gomme se messe in relazione intoltre con i già citati artifici.
Il giudizio presso gli appassionati invece è più complesso da analizzare, diciamo che fondamentalmente, si potrebbe fare uno spaccato tra chi è favorevole a questa formula e chi invece vi si oppone, spesso rimembrando i tempi andati.
Fatto sta che, comunque la vogliate vedere, si tratta di uno Sport ben diverso da quello appartenente al passato, insomma, che ci sia stato un significativo cambiamento nel modo di concepire (o offrire, scegliete voi) le Corse, mi sembra indubbio.
A metà dei primi anni 2000 sono arrivati progressivamente tracciati sino a qualche tempo fa impensabili: recanti praticamente tutti la firma dell’architetto di fiducia di Bernie Ecclstone Hermann Tilke, queste piste sono state ampiamente criticate dagli appassionati per via delle vie di fuga eccessive, per i tratti di asfalto troppo larghi e per scarsa personalità.
Se Sepang nel 1999 sembrava una felice anomalia in calendario, solamente quattro anni dopo iniziava a profilarsi come il capostitpite di una nuova lunga serie di piste, ma ancora meglio, di un nuovo modo di concepire i tracciati.
Tuttavia queste caratteristiche sono in parte state applicate anche ai tracciati storici, tant’è vero che persino SPA presenta delle vie di fuga asfaltate che, in parte, ne hanno minato il fascino.
“Ho visto un Gran Premio degli anni ’70 sul satellite…caspita, allora sì che si rischiava davvero, due cm più in là ed eri fuori nella ghiaia…”
Quante volte ve lo siete sentiti dire dai “tifosi della domenica”, quelli che magari accendono la Tv per vedere il Gran Premio e devono ancora sentir parlare dell’introduzione del DRS?
Ok, che dal tragico week-end di Imola del 1994 in poi si sia generata una sorta di ossessione per la sicurezza è un dato di fatto e per molti versi, è stato molto, ma molto positivo il lavoro compiuto dalla FIA per far sì che non vi fossero altri week-end tragici negli ultimi vent’anni.
Il dato di fatto è il grande cambiamento che la massima serie ha operato nel giro di vent’anni, passando da circuiti che prevedevano erba e ghiaia ai lati della pista, ai recenti autodromi che vedono, oltre all’inserimento di aree parco giochi e quant’altro, vie di fuga che consentono errori su errori, banalizzando in parte quello che è il concetto di rischio.
Il Gran Premio del Canada 2011 o quello di Monza 2012 penso che esemplifichino abbastanza bene il concetto di Corse che esprime la Formula 1 del giorno d’oggi, salvo qualche rara eccezione, come le gare monegasche.
Una massima serie in cui, tuttavia, c’è anche molto di buono: mentre nell’era moderna, mi riferisco in parte dal ’94 al 2006, i campioni in pista non abbondavano e dimostrare il proprio potenziale era assai arduo per via delle vetture molto complesse, delle fatidiche strategie pit-stop legate ai rifornimenti in gara (dal ’94 al 2009) e da macchine sofferenti alle turbolenze, oggi giorno i fuoriclasse non mancano e le macchine viste dal 2009 ad oggi hanno progressivamente favorito l’aumento di spettacolo e i campionati mondiali sono stati spesso incerti e molto emozionanti, alcuni decisi all’ultima curva.
Mentre nell’”era Schumacher” si assisteva ad una sorta di Keiser di Kerpen Versus…e il nome dell’avversario dipendeva molto dalla vettura che aveva sotto il sedere (detto con il massimo rispetto per campioni del calibro di Jacques Villeneuve e Mika Hakkinen), dal 2009 ad oggi i grandi sono sempre la davanti, in un modo o nell’altro: Sebastian Vettel, Lewis Hamilton, Fernando Alonso e gli altri grandi campioni quali Kimi Raikkonen e Jenson Button.
Concludendo, che la amiate o la odiate, la Formula 1 del giorno d’oggi è tutt’altra roba rispetto a quella vista anche solo dieci anni fa. E permettetimi di dirlo, se vi avessi raccontato la massima serie così come la conosciamo ora nei primi anni ’90 o perchè no, anche solo nei primi anni 2000, vi sareste messi molto probabilmente a ridere…
una Formula 1 quasi fantascientifica.