Vesto con abiti da rigattiere che sembrano tirati fuori dalla sartoria di “Mad Menâ€�, ascolto musica a 45 giri su un Juke Box del 1973, conduco in radio un programma che si intitola “Discoringâ€� (la seconda stagione partirĂ mercoledĂŹ prossimo, 12 settembre), e non contento mi sono pure creato la mia emittente-web che trasmette 24 ore su 24 solo successi d’epoca.
E ora, come picco massimo del delirio in tinta seppia, ecco che mi lascio prendere da questa malsana idea di scrivere un romanzo ambientato in quel periodo. CosĂŹ mi trovo autocostretto a documentarmi e a sprofondare ulteriormente nel tunnel del modernariato leggendo chili di libri e raccogliendo cianfrusaglie.
Oggi, per un attimo ho sentito l’esigenza di fermarmi un attimo e di chiedermi da dove venga, tutta questa voglia di passato.
Oh sÏ certo‌ un po’ è l’età che avanza, ma di questi tempi alla mia età (trentotto) sei ancora autorizzato a sentirti un postadolescente con tutta la vita davanti, e la fase della nostalgia radicata dovrebbe ancora essere bella distante. Anche perchÊ ad affascinarmi ed erotizzarmi la fantasia non è certo l’epoca dei miei vent’anni, ma un momento storico in cui io neanche esistevo, ragion per cui i moventi autocelebrativi e malinconici sono fuori discussione.
I manuali di psicologia raccontano che è piuttosto comune, provare un senso di curiosità verso il periodo immediatamente precedente alla nostra nascita, quello che, generandoci, si è mescolato al nostro DNA creando i tasselli di cui siamo composti, ma raramente questo sconfina nella patologia di voler a tutti i costi indossare pantaloni a zampa d’elefante o di viaggiare in CitroÍn 2 Cavalli, coi relativi problemi di parcheggio.
Che cos’è dunque, questo folle bisogno di tuffo dentro un album di foto sbiadite?
Chissà che non sia l’incertezza dominante oggi, quel senso del precario sociale ed esistenziale cui abbiamo ormai fatto abitudine. Chissà che non si tratti di una reazione all’idea che il futuro non ci riservi storie particolarmente interessanti, e che pertanto sia meglio stordirsi di sogni retrodatati. Chissà che tuffarsi anima e corpo in una trama di cui si conosce già il finale non serva a calmierare l’ansia generata da quel sospetto che i prossimi capitoli della nostra storia collettiva non corrispondano affatto alla trama di cui avremmo voluto essere protagonisti.
ChissĂ .