Odio quel parcheggio.
Lo detesto.
Così tanto che quando è tutto pieno gioisco di dover parcheggiare altrove.
Lontano.
Non sono più riuscita ad ascoltare quel disco.
Mi manca ma non ci riesco.
Sarei santa se ignorassi di poterlo fare.
Nè quella canzone del resto. Che mi girava intorno.
Lou quanto ti amavo.
Adesso no. Non ce la posso fare più.
Non ho più indossato la maglietta del quartetto. La ricordo abbarbicata addosso ad un altro gruppo, non ha importanza di chi si trattasse. Lanciata lì sopra come uno straccio ma davvero, chissenefrega.
Non traccio più distanze con il dito.
Se incontro quel film, cambio canale.
Non bevo più vino nel bicchiere di plastica.
Nè gioco più a quel maledetto passatempo dell’attesa sull’Iphone.
La cartella è da tempo in quel cestino che non ho il coraggio di svuotare.
Non mi faccio più sorrisi “paurosi” nello specchio.
Nè creo colonne sonore di giornate che avrei voluto vivere.
“Adesso ti dirò una cosa che non ho mai detto a nessuno”
Le mente umana è un magazzino sterminato. Solo che l’ area “ricordi” è tristemente vuota.
Come te.
Che osservi le mie canzoni e leggi le mie storie e detesti i miei sorrisi.
Duepunti e parentesichiusa.
Fai finta che siano lacrime.
In realtà lo sono.
Salate, cattive, cocenti.
Come quelle piacciono a te.
Quelle che mi rendono umana e fragile.
Io, così cattiva che continuo a farti dei piaceri ogni singolo giorno.
Io, che da malattia, mi sono trasformata in malata.
Un film che non è mai uscito nelle sale. Un libro mai pubblicato.
Un racconto incompiuto. Una poesia scritta male.
Quelli di ieri sono stati degli sbagli.
Oggi, sono scelte.
Che ogni giorno mi uccidono un po’.
Me, che continuo inevitabilmente a morire di te.
Annegata in quel fiume.