Questioni, Dio, genere

Creato il 23 dicembre 2012 da Federico85 @fgwth

Il ministro tedesco della famiglia Kristina Schröder (spiegel.de)

Se il sesso degli angeli è per definizione un mistero, a maggior ragione dovrebbe esserlo quello di Dio. Il ministro “della famiglia, delle persone anziane, delle donne e dei giovani” della Repubblica federale tedesca, la 35 enne Kristina Schröder, ha sollevato in una recente intervista con Die Zeit la questione di genere nell’educazione infantile. Parlando della sua personale difficoltà nell’educare a riguardo la figlia Lotte, 18 mesi, la ministra ha messo sotto accusa la natura sessista di molte delle fiabe abitualmente lette ai kinder tedeschi (sul banco degli imputati perfino i fratelli Grimm): poche donne tra i personaggi che quasi mai sono protagoniste positive dell’intreccio narrativo. A margine Schröder ha aggiunto poi una considerazione di natura teologica: non bisognerebbe più riferirsi a Dio usando l’articolo maschile der. D’ora in poi occorrerebbe utilizzare l’articolo neutro das. Non più der liebe Gott (“il” buon Dio) ma das liebe Gott (“lo” buon Dio).

La più giovane ministra nella storia repubblicana tedesca, appartenente alla Cdu, non è nuova a uscite del “genere”. Se in terra tedesca è ormai nota la sua accanita opposizione al femminismo storico e alle sue declinazioni contemporanee – risale a poco più di due anni fa la furente polemica con la decana del femminismo tedesco Alice Schwarzer – questa volta la giovane esponente del governo Merkel ha stupito tutti per la natura “elevata” delle sue riflessioni. Immancabili le polemiche, su tutte l’accusa di intellettualismo: occuparsi inutilmente del cielo, tralasciando o sopravvalutando le questioni terrene. A fronte della sacrosanta discussione della questione di genere – che in Italia fatica ancora a trovare uno spazio adeguato – lanciarsi in ardite speculazioni teologico/grammaticali non è parsa a molti una mossa azzeccata, specialmente da parte della stessa donna che non molto tempo fa così commentava il fatto che anche nella civilissima Germania le donne guadagnino meno degli uomini: «Molte donne preferiscono studiare la filologia tedesca, mentre gli uomini studiano ingegneria elettrica: questo ha conseguenze sui salari, non possiamo vietare alle imprese di pagare di più un ingegnere elettrico di una filologa». Tipico genere di riflessione che non aiuta molto ad approfondire la questione di genere, aldilà di affascinanti ma spesso capziose disquisizioni terminologiche.



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