Anno: 2014
Durata: 120'
Distribuzione: Pablo
Genere: Documentario
Nazionalita: Italia
Regia: Daniele Gaglianone
Data di uscita: 27-November-2014
La nuova onda, fertilissima, del documentario italiano, ci ha insegnato un nuovo modo d’intendere il termine e il genere, fatto di uso inventivo delle immagine, di grandi capacità narrative, di riflessione teoriche legate alla possibilità di reinventare il reale. Ma poi, a volte, servono anche dei film talmente piantati con i piedi ai fatti che il cinema si esalta mentre passa in secondo piano. E’ il caso di Qui, documentario di Daniele Gaglianone che farà il giro della penisola dopo la presentazione al Torino Film Festival 2014.
Il film entra dentro il movimento No TAV, intervistando 10 attivisti che raccontano le loro esperienze e la loro posizione dentro la protesta contro la Torino – Lione, alternandoli con filmati amatoriali, ripresi dagli stessi intervistati o no, che mostrano la protesta e soprattutto gli scontri e le violenze della polizia, sottolineando le contraddizioni alla base delle reazioni politiche. Più che raccontare torti o ragioni di TAV e No TAV (eloquente la dichiarazione di un poliziotto, scritta a inizio film: “Solo chi non conosce i politici e chi non conosce il progetto è favorevole alla TAV”), Qui indaga sul declino del processo dialettico e democratico in Italia e sull’agonia della politica.
Gaglianone, pedinando o riprendendo frontalmente i suoi protagonisti, mette in scena un luogo trasformato da territorio di lotta politica in campo di guerra civile, sul quale si confrontano da 25 anni gli abitanti di una terra in fase di distruzione e i guardiani dei distruttori, in un corto circuito democratico per cui la libertà di parola è piegata alle differenti esigenze di affari o politica. Il regista così, oltre che sui temi di una grande opera i cui pregi non sono mai stati dimostrati (tanto che la Francia, controparte del progetto, ha di fatto abbandonato la costruzione), riflette soprattutto sull’importanza della parola, sul valore della testimonianza in un momento in cui le immagini sono ovunque e appartengono a tutti.
Non a caso, quando il racconto orale pare di parte, sbilanciato verso i manifestanti, appaiono i filmati a sancire il valore dei fatti, a documentare il modo in cui una protesta non solo civile, ma soprattutto legittima, è stata trasformata in atto di terrorismo, in violenza preventiva, in una sospensione della democrazia meno grave, certo, ma più subdola di quella del G8 di Genova, figlio dello stesso sistema di potere. Con la potenza delle parole che si somma alle immagini, Qui restituisce l’immagine di un paese che pare sconfitto e non può fare a meno di lottare e che torna, nel momento più emozionante – la diretta radio dell’incidente a Luca Abbà, manifestante salito su un traliccio, fatto cadere e finito in coma – a scandire il senso e l’impatto della parola e del suono. Un ritorno alle origini, anche a quelle del documentario.
Emanuele Rauco