Domenica 17 giugno l’indagine continua con un concerto dall’organico allargato. Si tratta del Trio Archè formato da Francesco Cipolletta (pianoforte), Dario Destefano (Violoncello) e Massimo Marin (violino). L’ensemble sarà impegnato in un programma che ha il pregio di portare alla ribalta due dei più importanti compositori italiani del ’900: Edgardo Del Valle de Paz e Mario Castelnuovo Tedesco. Il filo che li lega non è soltanto quello dell’ebraismo, ma anche un contatto diretto con il territorio monferrino. Edgardo Del Valle de Paz appartenne a una comunità di particolare rilievo, quella di Livorno. Fondò e diresse per oltre un quarto di secolo la rivista fiorentina La Nuova Musica che annoverò tra i collaboratori musicologi come Giannotto Bastianelli e Guido Maria Gatti, compositori come Ildebrando Pizzetti, e, fra i letterati, il poeta Diego Garoglio, il quale da Casale Monferrato si spostò a Firenze, dove ebbe per allievi i celeberrimi Papini e Prezzolini. Del Valle de Paz su testo di Garoglio pubblicò alcune delle sue più belle composizioni dal gusto simbolista e quasi liberty: fecondo compositore, fu anche professore di pianoforte principale al Conservatorio di Firenze, dove ebbe per allievo uno dei più importanti autori del XX secolo, Mario Castelnuovo-Tedesco. Quest’ultimo, emigrato in California a causa delle leggi razziali del 1938, strinse colà amicizia con il grande Andrès Segovia, che lo stimolò a scrivere quelle che divennero alcune delle pagine più importanti della letteratura per il suo strumento, la chitarra. La musica di Del Valle de Paz, è stata in parte alluvionata alla Biblioteca Nazionale di Firenze. Così come le pagine non chitarristiche di Castelnuovo Tedesco, la musica di Del Valle de Paz è purtroppo immeritatamente divenuta di raro ascolto.
Terzo autore sarà ancora Mendelssohn, di cui potremo ascoltare il trio n2 in Do minore. L’ebraismo in Mendelssohn è ancora molto dibattuto anche se la famiglia di Felix si convertì alla religione luterana. La sua musica da camera, di cui il Trio in do minore è uno dei più fulgidi esempi, costituisce il punto di equilibrio tra forma classica e nuova espressività romantica: nell’ultimo tempo l’autore cita la melodia di un corale tratto dal cinquecentesco Salterio Ginevrino, Vor deinem Thron tret ich hiermit. Il primo tema del finale fu ripreso, come omaggio, da Johannes Brahms, allora allievo di Schumann, per lo Scherzo della sua Sonata op.5 per pianoforte.
Giulio Castagnoli
http://www.moked.it/unione_informa/120615/120615.html
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