Qui e Ora: Crisi e Conflitti di Classe

Creato il 20 febbraio 2014 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Federica Zingarino 20 febbraio 2014 teatro, vedere Nessun commento

Sullo sfondo della periferia di Roma, Valerio Mastandrea e Valerio Aprea hanno portato in scena al Teatro Puccini di Firenze Qui e ora, spettacolo scritto e diretto da Mattia Torre. La pièce inizia e si svolge in una strada desolata della Capitale. «Siamo in un luogo deserto vicino al Raccordo, in mezzo ai campi e al nulla – racconta Torre – in una strada secondaria senza passanti né case. Mi serviva una localizzazione che non prevedesse possibilità immediate di soccorso. L’ho ambientata a Roma perché è la mia città e poi perché rappresenta l’apice di un clima sempre più teso e ostile, caratteristico delle grandi metropoli». Due scooter si scontrano, il primo impatta lateralmente il secondo. Un botto tremendo. Silenzio. Uno dei conducenti si muove, l’altro sembra aver perso conoscenza ma lo vediamo aprire gli occhi. Insieme aspettano quei soccorsi che tarderanno, e non poco, ad arrivare. Il racconto si svolge lungo i settanta minuti che precedono la salvezza. Un momento di vita lento, dilatato dove, dopo attimi di apparente solidarietà, esplodono i primi conflitti, la prima disperazione e un malessere che si concretizza solamente alla fine. E una singolar tenzone tra due mondi diversi che si esplicita attraverso parole comiche e drammatiche allo stesso tempo. «Qui e ora è un duello metropolitano ansiogeno e comico insieme – spiega il regista – che ben rappresenta l’Italia dei nostri giorni, un Paese sempre idealmente a un passo dalla guerra civile. Volevo raccontare la collisione tra due mondi in un momento di grande vuoto politico, di deficit di rappresentanza, di carenza di spazi dove fare cultura. In un contesto come questo la comicità diventa uno strumento privilegiato per raccontare una grave inquietudine, mettere in scena l’assurdità del nostro mondo, dove una campagna elettorale si trasforma in una situazione quasi onirica. Mi piace che il teatro, nel suo piccolo, possa dire qualcosa».

I due protagonisti rappresentano due caratteri antitetici: il primo si vede come un uomo perfetto e pieno di sé ma in realtà non lo è, il secondo è un uomo ordinario che potrebbe accontentarsi della sua situazione ma non lo farà. Due persone fondamentalmente diverse ma molto simili nella capacità di odiare l’altro. «C’è sicuramente l’isolamento – continua Torre – nostra condizione normale. Ma mi piace pensare di aver fatto con Qui e ora un salto concettuale, avendo scelto un contesto completamente diverso, calato nella modernità della metropoli». Un atto unico che si fonda tutto sulla grande presenza, sul carisma dei due attori, soli sul palcoscenico e privati del supporto di una vera azione. «Ne esce fuori una realtà tragica – sottolinea Valerio Aprea, che in Qui e ora impersona un disoccupato avvilito e preoccupato per un futuro sempre più incerto – pur rimanendo nei confini di una commedia in cui si ride molto, anche se amaro, alla maniera di Mattia». Questo spettacolo rappresenta un nuovo modo di fare teatro, con la sua energia che, pur con gli attori quasi immobili, non viene mai meno e si contrappone alla durezza del racconto. Un teatro che oggi stenta a diventare di tutti, ad essere capito ed apprezzato da quella gente comune che, purtroppo, non ne percepisce più l’importante funzione sociale. Ed ecco che per i suoi stessi protagonisti Qui e ora va ben oltre la semplice rappresentazione di un testo e lancia una sfida che trascende la bella interpretazione che ne hanno dato Mastandrea ed Aprea. «Un gesto importante per se stessi e gli altri, per rompere l’isolamento culturale che questi tempi veramente suggeriscono», commenta Valerio Mastandrea. «Un’azione politica reale – conclude Valerio Aprea – con cui andare ad incidere sulla realtà. Specie quella romana, dove il teatro è deceduto e aspetta di essere resuscitato».

Fotografie di Roberto Salgo


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