Dinoccolata nella sera blu mi scrutavi
mentre non mi dicevi “toccami”,
ma dicevi “guardami”.
Il tuo corpo parlava, ma la bocca taceva.
E a me piaceva ascoltare quel silenzio.
La bocca taceva, ma il corpo parlava.
Rimanevo rapito da un vortice di voluttà
e restavo inerte a scrutare tra le pieghe
d’una sbottonata camicetta bianca.
Erano i miei tormenti a tormentarmi
non il fiore che sbocciava tra le pieghe
che non s’offriva e non si ritraeva,
e che mordeva i miei desideri,
facendo vacillare la mia calma,
e spingendomi nel tuo abisso.
Ecco perché qui nulla è al sicuro.