Sono stata in Kenya per il rinnovo del visto e in quell’occasione, dopo aver chiuso definitivamente casa, mi sono caricata i miei inseparabili cani in macchina. Ci voleva un po’ di coraggio e un po’ di incoscienza per affrontare la traversata Kilfi-Ibo via auto e barca con un’autista terrorizzato dai cani. E’ stato un viaggio rocambolesco, purtroppo ho solo due mani e i cani erano 3, uno per forza qua e là doveva scapparmi. Ed è successo!! Ma era facile capire dove fosse passato, perché lasciava tracce facilmente riconoscibili: persone arrampicate sugli alberi! Il viaggio è durato 4 giorni quasi non stop e ad Ibo ad aspettarmi c’era il personale del Parco. Abbiamo immediatamente ripreso le attività nonostante le condizioni climatiche di luglio fossero avverse, con un vento più potente del motore della nostra barca! Le visite di familiarizzazione ai CCP (Consigli Comunitari dei Pescatori) e i focus group con i pescatori sono continuati e in ogni luogo abbiamo conosciuto le comunità, i loro bisogni e i principali mezzi di sostentamento. Dopo tre ore di barca sono capitata su un’isola apparentemente poco visitata, con mare azzurro cristallino, sabbia bianca, capanne di bamboo e terra, ma con un rudere sulla spiaggia. Strano vederlo lì abbandonato e solitario, uno non se lo aspetta anche perché in tutto il resto dell’isola non ci sono case di pietra. Mi hanno raccontato che quella casa non è del periodo coloniale dei portoghesi (come tutte quelle che ci sono a Ibo), ma risale all’epoca delle grandi scoperte, fu eretta da Vasco de Gama a testimonianza del suo passaggio. Troviamo sulla spiaggia gente accogliente, ma appena arriviamo alla capanna dove avremmo dovuto fare il focus group ci accorgiamo che mancano i
Appena inizio a fare domande mi accorgo che è un’isola un po’ diversa dalle altre, sicuramente più isolata, ma c’è qualcos’altro… non capisco cosa sia, mi sfugge, ma percepisco che qualcosa c’è. Chiedo se oltre alla pesca si dedichino ad altro, ad es. all’ agricoltura, e mi rispondono prontamente che il terreno è fertile, crescerebbe qualsiasi cosa, ma le capre si mangiano tutto. Credo di aver trovato la chiave di volta: in quest’isola, a differenza di tutte le altre, sono sia pescatori che allevatori.
Sono però ancora sorpresa dal fatto che non coltivino nulla, nonostante il suolo sia così fertile come sostengono: con la mia razionalità occidentale chiedo perché non possano fare recinti per le capre, sorvegliarle durante il pascolo e chiuderle durante il riposo. Però in cuor mio sono serena poiché immagino che anche se queste persone non hanno verdure, hanno però la carne durante i periodi in cui il mal tempo non permette di pescare. Invece mi devo subito ricredere, perché mi dicono che le capre sono tantissime, ma non vengono mangiate e non possono essere macellate e nessuno sull’isola può allevarle all’infuori del Mzee Tanzua. Stesso discorso per gli alberi da cocco e i suoi frutti: nessuno può
Sono curiosa di sapere quanti anni abbia, ma nessuno lo sa, dicono che sia molto anziano e che sia vissuto così tanti anni, perché mai nessuno è riuscito a fargli una foto e rubargli l’anima. Mentre ci allontaniamo in barca chiedo al ranger del parco come sia possibile che nessuno abbia mai provato a sottrargli qualche animale o frutto, sembra così indifeso, e la risposta è stata che è molto potente e lo temono (mi sono domandata: un uomo che spacca pietre ???), nessun presidente mozambicano è mai stato eletto senza essere passato da lui ad avere la sua benedizione. La sua potenza è decisamente superiore alla norma, ovviamente parliamo di potenze soprannaturali.
Chiara Spicciarelli
Esperta di pesca del progetto Pharo
Archiviato in:Pharo