Quo vado?
di Gennaro Nunziante
con Checco Zalone, Elena Giovanardi, Sonia Bergamasco
Italia, 2016
genere, commedia, comico
durata, 85'
“Tutti
lo citano nessuno lo conosce” diceva Giulio Andreotti a proposito di
chi, senza avere mai letto una riga di Machiavelli pretendeva di associare
la scaltrezza del Principe alla sua. La stessa cosa potrebbe dire Checco
Zalone se avesse voglia di replicare alla messe di giudizi, buoni e
cattivi, che si sono scatenati all’indomani dell’uscita nelle sale di
“Quo vado?”, il film diretto da Gennaro Nunziante che grazie alla
presenza del comico pugliese sta stracciando ogni record d’incasso,
apprestandosi a ritoccare verso l’alto quello già strabiliante
stabilito con il precedente “Sole a catinelle” fermatosi a poco più di
50 milioni di euro. E’ evidente infatti che le analisi dei pro e contro
sembrano prescindere dal pomo della discordia, destinato a passare in
sottordine rispetto alle valenze assunte dalle conseguenze della sua
popolarità. A venire meno per quanto ci interessa è la materia stessa
del contendere, espulsa da quello che dovrebbe essere il suo nucleo
centrale e cioè la qualità cinematografica del film in questione.
Da
questo punto di vista “Quo vado?” può contare su una caratteristica che
nessun’altra commedia o cinepanettone puà vantare e cioè la presenza di
un comico come Zalone, che alla pari di ciò che si era verificato in
tempi non lontani per Roberto Benigni, è paragonabile solo a se
stesso, e che non equiparabile a nessun altro dei suoi
colleghi. A questo proposito non è forse un caso che, a cominciare
dall’omonimia con il protagonista della storia, Zalone non faccia nulla
per distaccarsi dall’immagine anarchica e un po’ fanciullesca che
avevamo conosciuto nei lungometraggi precedenti, aggiornata soprattutto
nel modo più maturo di stare all'interno della narrazione, grazie a una
sceneggiatura che lo mette nelle condizioni di confrontarsi con alcuni
dei grandi temi della contemporaneità italiana: dalla questione del
posto di lavoro, messa in campo con il tormentone del posto fisso per il
cui mantenimento il nostro è disposto ad accettare improbabili
trasferimenti che lo porteranno addirittura al polo nord, a quelli della politica, proposti dal presunto riformismo
di cui in qualche modo Checco rimane vittima, e dell’integrazione tra i
popoli, tirata in ballo quando la storia si sposta nel continente
africano per il sorprendente finale.
Caratterizzato
dalla varietà della geografia ambientale “Quo vado?” riesce a sostenere
la vivacità dialettica del suo attore con una narrazione che pur nella
schematica leggerezza di un intreccio interamente risolto dalla mobilità
lavorativa assegnata al personaggio riesce ad alleggerire l’enfasi
caricaturale della sua messinscena con una capacità di non prendersi sul
serio che per noi è una delle armi vincenti del comico pugliese. Quella
che gli permette di incarnare il luogo comune senza farsene imbrigliare
in termini di irriverenza e di senso del ridicolo e con in più un understatement confermato dalla scelta di una controparte femminile - rappresentata da Elena Giovanardi e Sonia Bergamasco - funzionale al progetto e non al marketing.
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