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- Scritto da Simone Soranna
- Categoria principale: Le nostre recensioni
- Categoria: Recensioni film in sala
- Pubblicato: 01 Gennaio 2016
Squadra che vince non si cambia. Sembra essere questo il motto della Medusa e della sua punta di diamante: la coppia Zalone-Nunziante. Dopo aver battuto ogni sorta di record grazie al box office del loro ultimo lavoro, Sole a catinelle (2013), il re mida italiano è pronto a bissare l'impresa con Quo vado?.
Se il Checcho personaggio giustamente si porrà diverse volte la fatidica domanda del titolo durante le avventure in cui incapperà in questa commedia, il Checcho attore/sceneggiatore sa perfettamente dove recarsi per riuscire a realizzare un'opera commerciale di grande successo. Forte, giustamente, della sua fama e del suo carisma televisivo, il comico (così come la sua casa di produzione) non rischia assolutamente nulla limitandosi semplicemente a riciclare un canovaccio ampiamente sfruttato nei suoi film precedenti. E allora ecco che l'italiano medio(cre) continua a suscitare risa grazie a gag dissacranti e politicamente scorrette e vive una vicenda tanto elementare quanto poco incisiva narrativamente parlando ma che gli permette di lancira più di una frecciatina al problema sociale più in voga del momento (non si parla più di differenze culturali come in Che bella giornata (2011), nè di crisi economica come nel già citato Sole a catinelle, ma di civiltà e crisi morale).
Se nella primissima parte del film i toni rimangono comunque divertenti, calzanti e misurati, è proprio col procedere dei minuti che la pellicola inizia a perdere qualsiasi senso dell'ordine e del gusto. Zalone è uno dei migliori comici televisivi in circolazione ma le sue comparsate sul grande schermo si riducono a replicare gli interventi brevi e spigliati tipici del formato a 4:3 con il quale ha iniziato la carriera. A lungo andare, dunque, il mosaico si rende sempre meno omogeneo e soprattutto prevedibile e ripetitivo (aridaje con la cucina italiana bistrattata all'estero).
I cambi di tono sono del tutto fuori luogo e ingiustificati (la sequenza della canzone in stile Celentano rimane un interrogativo al quale sarà molto difficile dare risposta) e, soprattutto, il film poco alla volta si sposta su versanti e scelte sempre più volgari e mediocri (seppur trattate con "pudicizia") sino a scegliere di chiudere il racconto con una battuta di forte richiamo ai classici cinepanettoni di Boldi e De Sica. Proprio questo aspetto dovrebbe lasciare intuire quanto le due sfere non siano poi così lontane: sono cambiati i tempi, sono cambiati i gusti, è cambiato il cinema. Forse è vero che Zalone è l'evoluzzione intelligente dei passati prodotti comici natalizi, ma a guardare il suo percorso e provando a lanciare qualche pronostico sul suo futuro, le differenze non sono poi così abissali.
E allora viene spontaneo domandarsi se tutto questo successo sia meritato.
Voto: 1,5/4