La differenza tra ieri e oggi tuttavia la fa il box-office, un giudice diventato così presente e determinante, al punto da condizionare già in fase di pre-produzione ciò che il prodotto finale dovrà essere e contenere. Una croce che su lavori come "Quo Vado?" pesa inevitabilmente più del previsto, perché rinforzata dai traguardi raggiunti in passato dal suo protagonista, i quali, per regole del gioco, quantomeno hanno il dovere di dover essere inseguiti, eguagliati se non addirittura superati. Insomma, per Zalone il cinema rappresenta ormai la rincorsa contro sé stesso, una rincorsa che può aver senso, solo se il pubblico viene accontentato ed esce soddisfatto dalla sala, il che, da un altro punto di vista, è praticamente la lama di una trappola rischiosissima che potrebbe, alla lunga, andare a bruciare oltre che la freschezza del comico soprattutto le possibilità interessanti, e non percorse, dei suoi copioni. L'incipit di "Quo Vado?" infatti è probabilmente il migliore in assoluto che la collaborazione tra Zalone e Nunziante abbia mai partorito: con un funzionario di un ufficio provinciale ossessionato dal posto fisso che, a seguito dei tagli economici, rifiuta la buona uscita e accetta la ricollocazione in qualunque parte d'Italia e del mondo pur di non rinunciare a quei privilegi che altrimenti non troverebbe da nessun'altra parte. Uno stratagemma con cui Zalone esce fuori dal suo territorio di origine e dall'Italia in generale, esportando l'ignoranza che lo contraddistingue e la mentalità retrograde, in posti improbabili come il Polo Nord e la Norvegia, aggiungendo al suo repertorio di base le sfumature legate allo spirito di adattamento, alla cultura e a quella civiltà italiana tanto contestata all'estero.
Quelle, appunto, che rendono le affermazioni di Valsecchi delle esagerazioni, ma che, in un universo dove Zalone è al servizio della storia e non viceversa, non sarebbero certo da cestinare rapidamente e in pianta stabile. Quell'universo che, chi lo sa, se prima o poi al comico pugliese non verrà voglia di prendere in considerazione, uscendo fuori dal territorio così marcato, di cui ormai è "padrone", per spingersi abbastanza a largo e rischiare: misurandosi più da vicino con quel cinema che ha sempre visto lontano chilometri e sperimentando un nuovo livello, pericoloso, ma meno circoscritto di quello attuale.
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