da Truppe d'Appalto: MARTEDÌ 24 APRILE 2012Noi Resistiamo
Non sono molti giorni che questo blog è aperto, e non sono passati nemmeno molti giorni da quando abbiamo capito che il nostro posto di lavoro andrà in fumo in appena due mesi, e tuttavia sta emergendo lampante una verità. Siamo circa 2000 persone a rischio in tutta Italia, e i giornali in genere se ne sbattono altamente, occupati come sono a parlare di "casi più importanti" come quello dei colleghi postini, che, si dice, rischino il posto in 12000. Siamo ancora una volta lavoratori di serie B, offuscati dai nostri colleghi anche nel perdere il lavoro. Che poi, noi lo perderemo, e loro, almeno quelli impiegati a tempo indeterminato, non credo proprio.
Per fortuna qualcuno si presta a farci da cassa di risonanza, e ci rammenta. Penso a L'Espresso, col suo articolo di Michele Azzu e con il blog di Gilioli, Piovono rane, come a il post viola o Informare per Resistere. E a loro va tutta la nostra gratitudine. Tuttavia tra le file delle loro segnalazioni è capitato di leggere commenti molto strani. Si leggono frasi del tipo: da quando in qua dovete avere il posto garantito? oppure non fate piagnistei e investite su voi stessi, e ancora, se poste guadagna e licenzia è motivo di gioia, ogni azienda che investe e massimizza è più forte nel mercato globale.
Qualsiasi cosa voglia dire sono costretto ancora una volta a precisare che NON siamo dipendenti di Poste Italiane, ma lavoriamo per aziende che vincono gli appalti da Poste indetti. Siamo dipendenti di aziende private con tutto quello che ne consegue, come ovunque.
Andando avanti, ognuno è libero di pensarla come vuole, ci mancherebbe, ma dal mio punto di vista perdere il lavoro non è cosa buona e giusta, non lo è quando riguarda me e tanto meno quando riguarda qualcun altro. Il semplice fatto che il nostro paese esce da più di un decennio che ha favorito il precariato lodandolo in ogni suo aspetto, distruggendo a colpi di scure il welfare state, ha creato uno strato di persone che giustifica il precariato, che pensa che perdere il lavoro ogni tre per due sia giusto, normale. Il lavoro è un bene comune, è un diritto ed un dovere, di tutti, belli, brutti, intelligenti, stupidi, laureati, diplomati, analfabeti, magri o grassi. La nostra società si basa sul lavoro, chi lo perde non ha più diritto a una vita normale, e spesso finisce per colpevolizzarsi di questo. Questo decennio è riuscito ad abbattere la solidarietà tra lavoratori, assieme all'idea che il lavoro sia un bene comune da difendere, creando mostri che sorridono quando qualcuno viene sbattuto in strada. Ieri era toccato a me, oggi rido, perchè tocca a te. E' un orrendo macello che nemmeno Orwell era riuscito ad immaginare.
Tuttavia noi resisteremo. E' il 25 di Aprile e noi gridiamo a squarciagola che resisteremo, che continueremo a difendere il diritto al lavoro, che continueremo a difendere il nostro lavoro, come quello degli altri, il diritto ad essere classe con una precisa unità di intenti e solidarietà, il diritto ad una vita dignitosa per tutti, il diritto a donare una vita dignitosa ai nostri figli, il diritto a camminare a testa alta senza sentirsi di troppo, il diritto di ognuno a contribuire a rendere migliore questa società, pensando di rifondarla, giorno dopo giorno, su di una mano tesa, sulla pietà e sul mutuo soccorso, piuttosto che sull'irrisione e la superficialità. Noi resistiamo.