R-Evolution Band-The Dark Side of the Wall

Creato il 26 novembre 2013 da Athos Enrile @AthosEnrile1
La tecnologia offre ormai possibilità incredibili e credo che un articolo come questo sia quanto di meglio si possa proporre, in termini di disegno generale e di presentazione, ad un pubblico che… ancora deve scoprire. E in tutto questo ovviamente io c’entro ben poco! Nel corso dell’intervista a seguire, molto precisa ed esaustiva, ponevo come sempre l’accento sul versante live, ricevendo la risposta di Vittorio Sabelli. A fine scrittura, come sempre accade, provavo a cercare un filmato adeguato, che potesse dare un assaggio dell’album che presento oggi. Nella rapida ricerca sono immediatamente inciampato in un video live, di oltre un’ora, di ottima qualità - immagine e sonora - e così… non ho resistito e l’ho inserito ( a fine post). Da guardare per intero! Ma di cosa sto parlando? Di una assolutà novità, The Dark Side of the Wall della R-Evolution Band. Nel titolo ci sono indizi palesi, ma per capire il succo della proposta occorre spendere qualche parola (in questo caso direi non troppe, vista la qualtità di oggettività presente), da aggiungere al pensiero dell’ideatore del progetto, appunto, Vittorio Sabelli. La band è di costituzione recente, ma quello appena realizzato è già il terzo album. Percorso davvero inusuale, se si pensa che questo " The Dark..." segue i primi due dischi inediti. Originale l’idea, ma non credo l’esigenza sia quella di stupire, di stordire un popolo, quello dei pinkflodiani, che non ha ancora subito momenti di crisi da accettazione. Appare invece una sorta di esigenza personale, quella di riprendere in mano un amore giovanile, smontarlo pezzo dopo pezzo, aggiungere tutti gli ingredienti e le contaminazioni accumulati nel tempo, e provare a ridisegnare le 26 tracce fornendo una visione totalmente differente da quella originale. Nessuna coverizzazione, ma un atto di estremo coraggio, una sfida ed un tributo personalissimo a chi, probabilmente, ha contribuito a creare la colonna sonora di una vita. Il risultato è sorprendente, emozionante e il veder applicato un importante know how - fatto di “scuola”, di jazz, di rock, di tecnologia - ad un simile tema, fa emergere qualcosa di unico, e credo  che la R-Evolution Band sia la prima entità musicale che si cimenta con un progetto simile. Proviamo a pensare di inserire gli elementi “antichi” in un miscelatore, e dopo avere stabilito la nuova formula rivediamo la logica musicale, esercizio facile da descrivere a parole, ma è molto più complicato ricostruire una nuova struttura  - tenendo conto della possibile critica per eccesso di velleità - pittosto che creare dal nulla. The Dark Side of the Wall è in realtà un disco assolutamente nuovo, complicato, piacevole, che sottolinea, al di là di ogni considerazione, l’amore, la devozione  e la gratitudine per chi è stato capace di regalare enormi emozioni, durature nel tempo: ci vuole cuore per fare musica simile!
L’INTERVISTA, risponde Vittorio Sabelli/R-Evolution Band
Chi è la R-EVOLUTION BAND? Che tipo di percorso musicale avete alle spalle?
La R-Evolution band nasce nel 2010 con lo scopo di rompere gli schemi ripetitivi e standard di cui si abusa a dismisura da tempo, e allo stesso tempo intaccare forme pre-esistenti, fondendo generi e materiali sonori in un blend in cerca sempre di soluzioni nuove. La band parte da un discorso improntato su un jazz moderno che apre all’avanguardia, al rock e alla musica etnica. L’incontro tra i componenti della R-Evolution Band  è stato a volte casuale, altre meno, ma l’impulso e la voglia di sperimentare  ci ha subito accomunato e portato a scoprire ed esplorare nuove formule che andassero al di là dei singoli generi musicali. È ovvio che per affrontare questa sfida era essenziale che ciascun membro si mettesse in gioco dando prova di grande  flessibilità e sacrificio, fondamentali per creare la giusta sintonia tra di noi e dar vita a un’amalgama di più generi e sottogeneri.
Leggendo la vostra discografia si avverte una sorta di percorso inverso, il passaggio da composizioni proprie a materiale già esistente, seppur rielaborato, vedremo come: è una sensazione sbagliata la mia? Non è affatto una sensazione sbagliata! Dopo due dischi composti esclusivamente di miei brani originali (“One way… no way!” del 2010 e “Versus” del 2011), ho voluto provare a mettere in campo degli esperimenti su materiale pre-esistente, e la scelta tra tante opere che avrei potuto manomettere è caduta quasi inevitabilmente su “The Wall”. Il disco ha subito un processo di destrutturazione e solo in un secondo momento abbiamo iniziato a rimettere insieme i vari mattoni per ricostruire il ‘lato oscuro’. Naturalmente il materiale usato è di vario tipo e il fatto di miscelare i diversi generi rispecchia la mia esperienza musicale, dall’orchestra sinfonica al jazz, dalla musica metal a quella contemporanea, e da quando ho iniziato a comporre mi diverte far convivere i generi con cui mi sento più a mio agio, sperimentando dei blend che possano risultare più o meno fruibili, ma che non sono mai prevedibili e scontati, soprattutto se inseriti in un contesto già pre-esistente come “The Wall”. Come siete arrivati a “The Dark Side of the Wall”… quale l’anima del progetto? Arrivare a compromettere “The Wall” in maniera irreversibile è stato prima di tutto un lungo (e faticoso) processo d’interiorizzazione dell’opera originale che ha coinvolto aspetti non solo musicali, ma anche concettuali e grafici. Ad esempio l’opera in parallelo di Scarfe per la creazione dei vari personaggi, il film di Alan Parker e tanti piccoli dettagli che hanno richiesto oltre sei mesi di solo studio per poi affrontare il passo seguente, cioè quello della distruzione completa di tutto ciò seguito dalla sua lenta e lunga ricostruzione. Quel che c’è dietro The Dark Side Of The Wall va ben oltre il solo mondo floydiano, e spazia da Brahms al reaggae, dall’hardcore al blues al free jazz come in un frullatore di idee.   
Rivisitare un’opera rock che è entrata nella storia potrebbe essere un tributo ad un gruppo di riferimento… una sfida, un atto di incoscienza … o qualcos’altro? Un po’ tutte queste cose, direi! Senz’altro il tributo ai Pink Floyd e in particolare a Roger Waters è pagato in termini di profondo rispetto e studio accanito dell’opera originale prima della sua trasformazione e della scoperta del suo ‘lato oscuro’. La sfida è stata senz’altro affrontare quest’opera in tutta la sua enormità, e allo stesso tempo è rivolta ai fan dei Pink Floyd che pensano di conoscere tutte le varie sfaccettature di “The Wall”. L’incoscienza è abbastanza evidente, ma con cognizione di causa. Non è stato semplice affrontare il disco integralmente, soprattutto a causa della sua lunghezza, cercando di tenere unite le sue 26 tracce attraverso un nuovo sottile filo conduttore che andasse a sostituire quello originale ben visibile in “The Wall”. In ‘altro’ metterei il lavoro immenso fatto dai musicisti che mi hanno ‘assecondato’ in questo lavoro e mi accompagnano in questa entusiasmante avventura. Insieme abbiamo cercato le migliori soluzioni per arrivare al risultato finale, mettendoci molta farina del nostro sacco.  Di cosa parla il concept e come si differenzia dall’originale? Come detto in precedenza abbiamo cercato di differenziarci il più possibile dal disco originale, pur conservandone le caratteristiche principali trasformate sotto nuove forme e concetti.  Di cosa parla il nostro concept? Sarebbe come chiedere a un regista di svelare il nome dell’assassino alla ‘prima’ del suo ultimo thriller! Diciamo che l’idea di un nuovo concept che legasse tutte le sue tracce è stata necessaria per mentenere affinità col disco originale. Tenere separati i diversi episodi che si susseguono nel disco sarebbe stato impensabile. Il nostro concept non è un’entità tangibile ed evidente come lo sono le idee intime e personali di Waters sul disco originale, ma ognuno può cercarlo nei suoi 67 minuti.
Avete già avuto occasione di presentarlo dal vivo? Abbiamo fatto dei concerti estivi in alcuni festival Rock e Jazz, constatando un’ottima reazione da parte del pubblico, e ricavando nuovi stimoli per il nostro prosieguo. Siamo coscienti che il primo impatto potrebbe essere sconvolgente, l’importante è lasciare a casa i pregiudizi e lasciarsi trascinare. Ora siamo più coscienti delle nostre potenzialità e in futuro potrebbero esserci alcuni cambiamenti e diverse sorprese in sede live. Che tipo di sorprese possiamo aspettarci nell’immediato dalla R-EVOLUTION BAND? Di soprese ce ne saranno eccome, a iniziare da un nuovo progetto che abbiamo già iniziato in parallelo con la promozione di “The Dark Side Of The Wall”; quel che è certo è che dopo aver stuzzicato The Wall molte band potrebbero non dormire sogni tranquilli. 

R-EVOLUTION BAND: biografia tratta dal comunicato stampa    La R-EVOLUTION BAND nasce nel 2010 da un’idea del polistrumentista e compositore Vittorio Sabelli. L’obiettivo della band è quello di distruggere forme pre-esistenti e rivoluzionarle con elementi contemporanei (da qui il nome R-E Revolution/Evolution Band). Nel 2011 la band ha inciso il primo disco Versus per l’etichetta Wide Sound, costituito interamente da brani originali. Ha partecipato a diversi Festival e tenuto concerti in Club da Bari a Milano, e a novembre 2012 un live con intervista per Rai Radio3. Dopo vari avvicendamenti in line-up la band finalmente riesce a trovare la giusta quadratura per mettere in campo il suo potenziale. Il nuovo progetto The Dark Side Of The Wall mette in risalto l’apertura a 360 gradi da parte dei musicisti, che riescono a spaziare tra vari generi, esaltando le sonorità e le forme più adatte ai vari contesti, pur tenendo ferma l'idea di base.
Line-up: Vittorio Sabelli: clarinetto, voce, sax alto e baritono, arrangiamenti Marcello Malatesta: keys, cpu programming Gabriele Tardiolo 'Svedonio': chitarre, bouzuki, lap steel Graziano Brufani: basso, contrabbasso Oreste Sbarra: batteria
Info:
R-Evolution Band: www.r-evolutionband.com


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