Ostracìsmo
Dal greco ostrakismós, derivato di ostrakízein ‘bandire con l’ostracismo’, a sua volta da óstrakon ‘coccio’.
Sostantivo maschile
1. Nell’antica Atene, e in seguito in altre città greche, esilio della durata di 5 o 10 anni inflitto ai cittadini che venivano giudicati pericolosi dal popolo per la sicurezza dello stato. La votazione veniva realizzata dagli aventi diritto nell’ecclesia scrivendo su di un coccio il nome del designato.
(estensione) Bando, esilio pubblico.
2. (figurato) Atteggiamento persecutorio nei confronti di qualcuno per ostacolarne l’attività, impedirgli di affermarsi: dare l’ostracismo a qualcuno.
Azione tesa a ostacolare un’attività, impedire un’iniziativa: fare ostracismo a qualcosa.
Una (parola) giapponese a Roma
Ostrakon ['ostrakon]
Trascrizione del greco óstrakon ‘conchiglia, guscio’ e ‘terracotta, coccio’.
Sostantivo maschile invariabile.
(archeologia) Pezzo di coccio o di pietra calcarea usato anticamente (in Grecia, in Egitto) per incidervi o scrivervi brevi note, appunti e simili.
Frammento di terracotta mediante il quale nell’antica Atene ogni cittadino votava nell’assemblea popolare le condanne all’ostracismo.
Ad quem [ad'kwem]
Dalla locuzione latina (terminus) ad quem, ‘(termine) al quale, prima del quale’.
Locuzione aggettivale invariabile.
Nel linguaggio storico, giuridico e filologico, indica il termine cronologico finale a cui ci si riferisce; si contrappone a post quem.
(diritto) Giudice ad quem: giudice competente a conoscere dell’impugnazione o di una causa già pendente avanti a un altro giudice.