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RACCONTAMI (21) – “L’esteta radicale” di Fouad Laroui

Creato il 21 settembre 2013 da Sulromanzo
RACCONTAMI (21) – “L’esteta radicale” di Fouad LarouiI racconti di Laroui sul Marocco e i suoi espatriati

Chi si accostasse alla scrittura del marocchino Fouad Laroui sulla scorta del suo più noto connazionale, Tahar Ben Jelloun, resterebbe probabilmente interdetto: tanto il primo si avvale una scrittura semplice e si sofferma sulla quotidianità, quanto il secondo sperimenta e narra storie di una terra ancora esotica; ad accomunarli, forse, è solo una certa garbata ironia.

I racconti di Laroui raccolti sotto il titolo L'esteta radicale, tradotti da Cristina Vezzano e pubblicati da Del Vecchio Editore, nascono spesso da piccoli paradossi o da eventi grotteschi ma non del tutto inverosimili: nella Strana vicenda del quaderno bounni, per esempio, una circolare ministeriale stabilisce il colore delle copertine dei quaderni con cui i ragazzini devono recarsi a scuola, ma nessuno sa definire con certezza che gradazione di marrone o di giallo o di arancione sia il bounni; invece negli Accattoni vinti dalla tecnica si disserta sul tentativo continuo di istituire gerarchie e sull'impossibilità di averla comunque vinta sul Potere. Questi due racconti appartengono alla serie di quattro che ha tra i personaggi alcuni ragazzi sfaccendati, che si ritrovano a un bar di Casablanca e ingannano il tempo raccontandosi storie o semplicemente aspettando che accada qualcosa.

Ritengo però che i testi migliori non siano questi, ma quelli che rendono conto del disagio dei tanti nordafricani che hanno cercato e cercano un futuro possibile in Europa, ma qui magari trovano soltanto le radici del proprio passato, e indifferenza e sospetto. Laroui stesso, dopo aver terminato il liceo a Casablanca, ha proseguito gli studi e attualmente lavora nel "vecchio continente", per cui racconta una situazione che risuona nel suo animo e che ha riscontrato tra i connazionali immigrati che ha avuto modo di conoscere.

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RACCONTAMI (21) – “L’esteta radicale” di Fouad Laroui
Il giorno in cui Saddam fu impiccato parte dall'episodio di cronaca dell'esecuzione del dittatore per descrivere come un arabo da anni residente ad Amsterdam ne venga scosso e suo figlio ne capisca il perché solo in seguito, discutendone con la sua compagna olandese:

"- Quel giorno è successo qualcosa. Hanno trattato Saddam Hussein con così poco rispetto... [...]

- Se lo meritava, forse? Ha massacrato i suoi compatrioti sciiti, ha ucciso con il gas migliaia di curdi, ha scatenato guerre assurde... [...]

- Okay, ma quello che voglio dire è che... è stato scientemente umiliato, come se avessero voluto umiliare tutti gli arabi...".

Essere qualcuno è invece la drammatica storia (non nuova in letteratura ma ancora di grande impatto e urgenza) di una traversata da clandestino, in cui le ragioni esistenziali si mischiano a quelle storico-geografiche. Ma è senz'altro quello che dà il titolo all'opera, L'esteta radicale, il testo migliore, non solo per la forza della storia narrata, ma anche per la costruzione pluriprospettica e per la maggiore tensione stilistica, sin dalla chiusura del primo paragrafo che annuncia la morte imminente del giovane protagonista, Ahmed. Costui studia a Marsiglia e fa diversi lavoretti per tirare a vivere; può apparire un tipo strano (e che indossi quattro mutande una sull'altra non la conta giusta), ma in realtà è solo a disagio: "A forza di incontrare, perlopiù, sguardi vuoti, diffidenti o silenziosamente ostili, era diventato a sua volta un viaggiatore dallo sguardo sfuggente. All'inizio si era spesso detto che non si trattava di lui, insomma. Ma non ne era certo". E che ancora molto vada fatto per rinnovare il nostro sguardo verso gli "altri", gli stranieri, lo dimostra la paradossale ricostruzione della morte di Ahmed fatta dal capo della polizia e alternata al narrato in terza persona.


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