Raccontare il nemico

Creato il 21 ottobre 2014 da Massimo Citi


Sto leggendo con una certa ansietà le novità via via presentate dal nostro grande Re-Renzi e, detto con tutta onestà, non ho ancora stabilito in via definitiva se vuole prenderci tutti quanti per i fondelli - compreso se stesso - o meno. In ogni caso comincio a provare una netta intolleranza per un tizio che cerca di rivenderti i tuoi soldi (il TFR), li tassa, ti obbliga a barattare il domani con l'oggi ma non rinuncia a vantarsi per aver trovato una soluzione alla deflazione. È un tipo con una mentalità totalitaria, il nostro Renzi, uno che non sopporta di essere contraddetto. È un eroe da film americano, di quelli che sono disposti a tutto pur di vincere. O forse è soltanto un balordo piendisé e pericoloso. Chi sa dirlo? È un lupo di Wall Street che ci pentiremo prima o poi di aver seguito o un Napoleone IV che avanza sui resti del defunto PCI reale? E Cuperlo cos'è, un maggiordomo rimasto senza lavoro, un losco sicofante al soldo dei rottamandi o un eroe socialista incompreso? E Civati? In ogni caso io, votante x SEL, sto con Civati.  Come ai tempi delle primarie. Punto.  Sicuro di perdere, come sempre, ma a noi Rônin scuce un baffo di vincere. 
L'ISIS. Ecco un altro nemico - più serio, anche se non più pericoloso [*] - da raccontare.  Sto continuando a scrivere (lentamente) e sto collezionando articoli in italiano e in inglese, cercando in qualche modo di mettermi nei panni dell'ex-cameriere di un Pub di Birmingham divenuto un soldato della Jihad. Non è per nulla facile, davvero.  Il "nemico" nel mio caso è un genere di individuo dalla fede certa e incrollabile, pronto a sacrificarsi nel nome del proprio credo e altrettanto pronto a sacrificare gli impuri, i tiepidi, gli incerti, i blasfemi, gli irrecuperabili, gli sconfitti, i traditori e i nemici. E le donne, ovviamente. Ma su questo aspetto ritorneremo. 
Al centro del fenomeno "jihadista" c'è un colossale problema di Padre. Non in senso banalmente freudiano, ma come rapporti interni all'organizzazione, all'interno di una scala di potere legittimata dallo scopo santo dell'impresa. Chi all'interno della struttura è un passo avanti al nostro giovane ex-cameriere di pub - ma anche ex-lavoratore in un call center o ex-piazzista di prodotti inutili - si trova a disporre di un potere assoluto su di lui, determinando la possibilità di promuoverlo a guerriero della Jihad o di lasciarlo ancora nella penombra di coloro che non sono stati scelti. Sceglierlo - anche per una missione suicida - significa fissare definitivamente il suo posto all'interno della santa impresa, accettarlo come figlio e come proprio pari. Il grosso degli uomini dell'ISIS sono soggetti relativamente "normali", spesso provenienti dagli strati più bassi della società e come tali disponibili ai gesti meno nobili - stupri, furti, assassinii - e di valore limitato da un punto di vista militare, come dimostra l'assedio finora senza esito della città di Kobane, ma accanto a loro combattono i membri "stranieri" dell'ISIS, provenienti dall'Occidente e gli "intellettuali" locali, individui più raffinati, cinici quando è necessario e i più convinti di partecipare a un'impresa che ha come primo obiettivo le potenze politiche locali. Una struttura perfettamente tripartita, formata da un vertice intellettuale in grado di interagire con le strutture mediali occidentali creando "terrore" in senso proprio, un grado intermedio formato da volontari provenienti dal primo mondo e disponibili anche alle missioni più pericolose e una vasta base di individui provenienti da ambiti locali, un esercito obbediente anche se non efficientissimo.
Le donne "volontarie" dell'ISIS si trovano a essere tra i delusi provenienti dall'Occidente, alla ricerca di un'identità nel gruppo ma necessariamente, com'è stato a suo tempo per le SS Gefolge, i reparti ausiliari femminili delle SS, bloccate nel grado intermedio senza poter aspirare ai vertici. 
Le donne, nella caricatura del mondo musulmano creata dall'ISIS, sono in ultima analisi creature demoniache, coloro che possono dannare i guerrieri, distogliendoli dalla loro missione. Come per i cristiani fondamentalisti le donne sono semplici "ampolle del seme", la loro anima è dubbia e la loro perfidia certa: 
Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all'uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia. (Nuovo testamento, Timoteo 2.12, in Marco) 
La somiglianza tra il cristianesimo storico il pensiero musulmano sono molte di più di quanto ci piaccia ammettere... E da un felice incontro tra queste due religioni del Libro - oltre che dallo storico odio verso le donne - posso procedere con il mio racconto.

  
[*] Non ho ancora stabilito se è più pericoloso chi ti porta via la vita o chi ti sottrae il futuro. Per me continuano a rimanere più pericolosi i secondi, ma sto cercando di diventare un Renzista-merkelista anch'io.

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