216 UBH 14
L’appuntamento con il Vice Direttore era fissato per le tre del pomeriggio, nel grattacielo di vetro della Sede Centrale.
Il primo ad arrivare fu Cristo. Ordinò un Johnny Walker al bar, quindi, facendo tintinnare il ghiaccio nel bicchiere, andò a sedersi su uno dei lussuosi divani della grande sala d’attesa, che da sola occupava tre quarti del piano rialzato.
Lo sguardo languido e profondo, a metà fra il disincantato e il vagamente insoddisfatto, comune a una gran parte di quei superprofessionisti, egli ispezionava coi suoi grandi occhi bruni le invisibili sfumature del vuoto, mentre sorseggiava tranquillo e quasi distratto il suo whisky.
Subito dopo entrò Paperino.
Non prese niente e andò a distendersi su un secondo divano, al lato opposto della sala. Se ne stava con le mani unite dietro la nuca, nella posizione di chi non schiaccia un pisolo solo perché atteso da importantissime incombenze.
Fu quindi la volta di X 33433, che chiese un drink ma restò a berlo in piedi presso il banco, appoggiato su un gomito e con le gambe incrociate.
Akhenaton a Cavallo Pazzo giunsero, ridacchiando e parlottando fra di loro, un paio di minuti più tardi. Ignorarono X 33433 e Paperino, e si diressero nella zona in cui era seduto Cristo.
Ignorare X 33433 era un obbligo professionale. Quanto a Paperino, invece, Cavallo Pazzo non lo vedeva di buon occhio, anzi, non lo poteva proprio sopportare.
Ma per lavorare al Progetto 216 UBH 14, cioè il motivo per cui erano stati convocati, avrebbero dovuto collaborare tutti e cinque, e anche Cavallo Pazzo si sarebbe rassegnato alla non gradita compagnia.
Del resto, il regolamento parlava chiaro: a ogni singolo Progetto dovevano lavorare da un minimo di due a un massimo di tre Agenti della Prima Fascia, coadiuvati da un Agente Segretissimo X, del quale nessun componente del Nucleo poteva conoscere l’identità.
Nei rari casi in cui il Progetto fosse un P5 o un P6, cioè richiedesse l’impiego di un Nucleo formato da cinque o da sei agenti, si rendeva necessario l’apporto di uno o due Agenti della Seconda Fascia.
Il 216 UBH 14 era per l’appunto un P5, il che spiegava la presenza di Paperino.
Si aprì la porta scorrevole di un ascensore e ne uscì un funzionario giovanissimo, con una lunga cascata di capelli biondi a coprire le spalle, e la faccia di un ragazzino. Fece qualche passo in direzione del bar tenendo un foglio in mano, poi si fermò e cominciò a leggere:
“Agente Nucleico N. W. Amenophis IV AKHENATON, Agente Nucleico Jesus Nazarenus CRISTO, Agente Nucleico Crazy Horse, Agente Nucleico Donald Duck, Agente Nucleico X 33433: il Vice Direttore vi attende. Vogliate seguirmi, prego.”
L’ascensore si fermò al quarto piano (al quinto stava il Direttore, dal sesto in poi c’erano gli Archivi e la Zona Operativa) e i sei travasarono se stessi dalla porta scorrevole a quella blindata che stava subito di fronte.
Il Vice Direttore aveva sulla sua scrivania una busta gialla con dei sigilli. Su entrambi i lati era stampigliata la scritta: 216 UBH 14.
Come al solito fu di poche parole. Disse ai ragazzi che si trattava di un progetto interessante e complesso, non più importante di tanti altri ma particolarmente delicato e curioso, a cui teneva molto.
Il fatto sorprendente fu che, a differenza delle altre volte, il Vice Direttore si rifiutò di fornire le abituali informazioni sul Progetto Gemello e sull’Anti-Progetto.
“Su quest’ultimo posso dire qualcosa io”, bisbigliò Cavallo Pazzo nell’orecchio di Cristo, che gli stava accanto. “Poco fa ho scorto un simpatico gruppetto, in fondo al corridoio, che s’infilava nell’ascensore speciale che conduce direttamente ai piani dal sesto in poi, e fra loro mi è sembrato di scorgere Nabucodonosor, Custer e Barabba”.
“Si servono ancora di quella gentaglia?”, domandò Cristo.
“Ora più che mai, amico mio. Siamo noi che siamo superati, a quanto pare”, aggiunse amaramente Cavallo Pazzo. “Me, non mi convocavano da anni”, concluse.
Il Vice Direttore li richiamò al silenzio con un cenno e poi disse:
“Se qualcuno ha delle osservazioni o delle obiezioni da muovere, o chiarimenti da chiedere, che parli adesso, perché dal momento in cui la busta verrà aperta al ventitreesimo piano sarà impossibile fermarsi o tornare indietro. Nessun progetto di tipo P5 può venire annullato dopo che si è cominciato a lavorarvi”.
Nessun Agente Nucleico aveva mai osato avanzare obiezioni, ma ogni volta il Vice Direttore ripeteva la stessa litania. Gli Agenti tacquero. Ognuno di loro pensava soltanto ai mesi di lavoro ininterrotto e di estenuante clausura che il progetto avrebbe richiesto. Il Vice Direttore affidò la busta sigillata a X 33433, sollecitando la massima attenzione durante il tragitto in corridoio e in ascensore, poiché si trattava delle ultime due occasioni in cui il Progetto 216 UBH 14 poteva essere messo in pericolo da qualcuno.
Naturalmente andò tutto liscio.
Ma poi, quando i cinque Agenti si trovavano già da qualche minuto rinchiusi nella stanza loro assegnata al ventitreesimo piano, avvenne un fatto clamoroso e inaudito: il Vice Direttore in persona, sudato e ansimante, col viso completamente stravolto, fece irruzione urlando a gran voce:
“Fermi, per carità, fermate tutto! Fermatevi! Non apritela!”
Spiegandosi a fatica per l’emozione, il Vice Direttore disse di aver appena ricevuto un rapporto sconvolgente dalla Sezione di Sicurezza, che ordinava di annullare quel Progetto.
216 UBH 14 era qualcosa di immensamente pericoloso, perché era in grado di risalire da solo alle proprie origini!
Ma era troppo tardi.
La busta gialla era già stata aperta. Fu Akhenaton a leggere le prime righe:
“Identità 216 UBH 14
Pianeta: Terra.
Nome: Nicola Pezzoli.
Nascita: Cittiglio (Italy) 30.01 1967…”
Quelli della Sezione di Sicurezza avevano visto giusto: sono riuscito a risalire alle mie origini, allo strambo cocktail archetipico che compone il mio dna. Per mia fortuna, l’avevano capito troppo tardi.