A UNA CENA DI LAVORO
Mi ritrovai nella mia automobile. Dovevo andare a quella maledetta cena di lavoro con tutti i colleghi che neanche avevo mai conosciuto. Guardai l’orologio. Ero in ritardo. E gli squali non avevano la propensione all’attesa.
Con l’ansia che mi era entrata in circolo pigiai più forte il piede sull’acceleratore per arrivare al punto dove, di solito, ci s’incontrava. Dovevo assolutamente salvare il salvabile recuperando più tempo possibile e, nel frattempo, inventare una scusa plausibile per giustificare la mia colpevole mancanza di puntualità.
Giunsi a destinazione. Finalmente. L’enorme parcheggio del fatiscente supermercato era gremito di gente e di auto che ammiccavano con i loro occhi bianchi e luminosi. Che strano! Non mi ero mai reso conto dello stato d’abbandono di quel grigio e poco attraente stabilimento. Ero perfino passato da quello spiazzo poche ore prima e tutto mi era parso regolare. Cercai di comprendere. Mi ero quasi smarrito nelle mie sterili elucubrazioni quando la mia attenzione fu presto attirata dalla presenza tutti i miei colleghi, i quali erano accompagnati dalle rispettive compagne, tutte vestite di viola; sembravano tante meduse con i tacchi alti che, maldestre, cercavano di muoversi in quel mare di cemento e ipocrisia. [continua a leggere scaricando il racconto in formato ePub o pdf]
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