Nel capitolo precedente: Racconto di luglio – part. 1
Sono le tre del pomeriggio, e la donna frettolosamente sale in macchina. Cintura, specchietto, sedile, e un lancio acrobatico alla borsa che finisce tra le buste e gli scatoli in sosta da due giorni nei sedili posteriori. Il manubrio scotta, e il lettore cd manda la prima traccia, a volume 34.
Oh che sarà, che sarà
quel che non ha decenza né mai ce l’avrà
quel che non ha censura né mai ce l’avrà,
quel che non ha ragione.
La musica sfuma, alza il freno a mano, spegne il motore, e la donna poggia un piede fuori dalla macchina, mentre cerca di liberare la borsa dalle grinfie di una busta di plastica.
Gonna a quadretti fino al ginocchio, decoltè, e camicetta. Tira fuori anche la testa: capelli a chignon, e neanche un filo si trucco.
“Melì! Ciao Melì!” urla una ragazza dal secondo piano di un palazzo arancione.
La splendida donna che è appena saltata fuori dalla macchina, si chiama Melì. Una donna autoritaria, con la testa sulle spalle, e con le sue strane convinzioni che ogni tanto si lascia sfuggire.
“Ciao Romina!”
Romina, vive da sola da cinque anni per farsi una sua indipendenza. Melì appena ha un momento libero la va a trovare per la grande amicizia che le lega da quasi vent’anni. Si sono conosciute nel periodo universitario, hanno conseguito la stessa laurea in scienze dell’educazione lo stesso anno, lo stesso giorno, organizzando la stessa festa. La gente che le conosce le considera ormai come due sorelle, nonostante Melì abbia già una sorella più piccola: Clara.
“Ti ho chiamata a quest’ora perché ti volevo parlare..”
“Ti ho sentita preoccupata al telefono, niente di grave?”
“No, anzi. Siedi. Faccio salire il caffè e arrivo“.
La casa di Romina è arredata con gusto. Uno scontro tra l’antico e il moderno, che rispecchia a pieno il suo carattere, anticonformista e nostalgico al tempo stesso. I muri sono ricchi di quadri del Novecento, e i mobili sono pezzi di antiquariato ripresi e riadattati a suo modo. Neanche un tappeto, ma tanti oggetti di arte contemporanea che percorrono l’intero corridoio fino ad arrivare in soggiorno. Un soggiorno libero, semi-vuoto, con due poltrone, un divano e un tavolinetto di legno laccato di azzurro, una piccola libreria azzurra, e una tenda con fantasie celtiche spalancata in un grande terrazzo.
“Allora? Cosa dovevi dirmi?”
“Ti ricordi quel ragazzo con cui sono uscita domenica scorsa?”
“Si.. Tiziano?”
“Si.. mi ha chiesto di sposarlo!”
Melì resta incredula alla notizia, controlla l’orologio, poi il calendario del cellulare, tira fuori un’agenda dalla borsa, e comincia a sfogliare le ultime pagine, da cui tira fuori un foglio, lo consulta perché non manchi nulla, lo riposa e guarda Romina con un sorriso soddisfatto. Le prende le mani, e a gran voce, le fa un simpatico occhiolino, sorridendole ancora una volta.
“Cambiati! Mettiti qualcosa di carino!“