KARAOKE BLOOD
Pronto?... Sì, ok… vengo… no, no… ho detto che non mi va di cantare…. Uff! Quante domande!... Se non mi va, non mi va, punto! …. Ok allora a dopo. Bacio… ti amo anche io.
Marco attacca il telefono. Da un mese, esce con Maria, cantante lirica amatoriale in soprappeso e con la passione per il karaoke e i gatti Munchkin, dei cosi pelosi a zampa corta.
Dover scopare con una cicciona davanti a nove gatti nani che lo fissano, crea a Marco meno problemi del karaoke.
Lui non sa perché lo odia così tanto.
Non ha mai capito l’origine del suo problema che gli impedisce non solo di andare al karaoke ma in generale di cantare.
È una cosa di cui si vergogna molto, tanto che ai compleanni altrui, nel momento dell’Happy Birthday to you, Marco muove solo le labbra, sperando che il suo playback sia abbastanza credibile da non dover spiegare a qualche curioso il perché non canta.
Sono molte le cause a cui ha pensato in questi anni: trauma infantile, eredità genetica, malformazione celebrale, afonia canora (malattia che crede non essere stata ancora scoperta perché è lui l’unico ad averla).
Spesso cerca di ricordare l’attimo in cui ha smesso di cantare, se mai ce ne è stato uno.
Quando si sforza di riesumare dal database del suo cervello quel maledetto ricordo, qualcosa lo blocca.
I pensieri diventano neri, vuoti. [continua a leggere scaricando il racconto in formato ePub o pdf]
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