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- Pubblicato Saturday, 10 January 2015 12:00
- Scritto da Giuseppe Novellino
L'ULTIMA META
Billy Thorpe si levò a sedere e si passò una mano sulla barba ispida. Sbadigliò.
Un fruscio tra i cespugli lo fece girare di scatto. Nella frazione di mezzo secondo, una Colt Navy si materializzò nella sua mano. Il clic metallico del cane svegliò il compare che era avvolto in una coperta accanto alle ceneri del focolare.
- Che cosa è stato? – domandò l’uomo con voce impastata.
- Niente – rispose Thorpe. – Solo una volpe grigia.
Il sole era appena spuntato da dietro i rilievi delle Sand Hills e la sua luce rendeva già vividi i colori dei pini radi, dei cespugli e delle rocce biancastre. Uno dei due cavalli, allacciati a un ramo basso di quercia, emise un debole nitrito.
- Preparo il caffè – annunciò Thorpe.
- È quello che ci vuole – biascicò il compare.
E mentre si dava da fare con i rametti secchi sulla cenere ancora calda, Billy vide con la coda dell’occhio l’altro alzarsi un po’ traballando e stiracchiarsi con le mani sui fianchi.
- Bunter, passami i fiammiferi. I miei sono finiti.
Il socio frugò in una tasca e gli lanciò la scatoletta di cartone. – Vacci piano – raccomandò, – non vorrei rimanere senza fumo fino a Sterling.
- Ormai non manca molto – fece Billy Thorpe. – Arriveremo prima di sera, se ci mettiamo subito in marcia.
- Dopo aver bevuto un sorso di caffè
- Puoi contarci. E di quello buono.
- Già, non ne trovi di simile in tutto il Nebraska.
- Roba da signori. Ce n’erano almeno dieci scatole in quella borsa. Peccato averne presa solo una.
- Per poter portarci appresso tutta la sporta dovevamo rimorchiarci la diligenza.
- Invece ci siamo accontentati della grana: cinquecento testoni, tondi tondi – disse Thorpe ridacchiando.
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