Il ragazzo in ospedale intanto dava i primi segnali positivi: l'ematoma era stato ridotto e le funzioni vitali non preoccupavano. Bisognava ancora attendere, ma le speranze si facevano sempre più concrete. Il supplente continuava la ricerca di Giuseppe e per questo si era concentrato in ospedale. - Ha notato qualcosa di strano? - chiese ad un'infermiera che usciva dallo spogliatoio che si trovava sullo stesso piano della mensa. - no... anzi veramente... veramente nello spogliatoio da un pò manca roba; abbiamo pensato che potesse essere qualche collega dalle mani lunghe - continuò l'infermiera.Non restava che andare a controllare. Entrò, accese la luce, ma tutto sembrava a posto. In realtà lo spogliatoio era molto ampio e bisognava controllarlo per bene. Mentre scrutava ogni angolino sentì un rumore, un tonfo strano. Cercò di capire da dove potesse arrivare. C'era vicino ad una finestra un grande cesto, dove probabilmente veniva buttati i panni sporchi. Il supplente che per la circostanza era diventato segugio pensò che quello poteva essere un buon rifugio. Si avvicinò al cesto e comicniò a scuoterlo. Era pesante e qualcosa barcollava all'interno. - Dai Giuseppe esci di lì- disse il supplente.Giuseppe era proprio lì. Uscì piangendo e si gettò tra le braccia del professore. - Non avere paura, il tuo compagno sta meglio! - lo rassicurò l'insegnante.Quando Giuseppe fu più tranquillo, il professore gli chiese di seguirlo che lo avrebbe accompagnato nella stanza del suo amico. Non appena vi entrò i suoi genitori ebbero come un sussulto. Lo abbracciarono e tutti insieme piansero.Da quel giorno Giuseppe non si spostò un attimo dal letto del suo amico. Un giorno come gli altri, Giuseppe era addormentato sulla sua sedia quando sentì afferrarsi la mano. Aprì gli occhi... guardò... era il suo compagno che si era risvegliato.