Compleanno doc
A Pietro non piace mangiare al volo, magari in piedi, e neppure sul divano guardando la TV. I suoi pasti solitari li consuma nella grande cucina, sul tavolo apparecchiato. Con maggior cura, oggi: è il suo compleanno.Sta preparando due belle trote al cartoccio, omaggio dell’amico Nicola – gran lenza d’acqua dolce – e non gli mancano dei bianchi degni di accompagnarle. Ha già messo nel frigo dei vini la bottiglia giusta, dopo averla scelta con cura nella cantina, fornita come ci si aspetta da un professionista del settore. Avvolti i pesci con il loro ripieno nella carta da forno, chiude bene quella di alluminio. Imposta il timer ed esce sulla veranda.
La vista è piacevole: in basso il nucleo urbano, sospeso sulla pianura con il suo torrione e, risalendo con l’occhio i pendii, alberi frondosi, campi coltivati e tanti vigneti.
I filari di sua proprietà ricoprono la collina disegnando curve armoniose; alcuni ostentano ancora i grappoli indorati dal sole. Meno caldo, ormai, è il 21 settembre. La vendemmia del Cabernet e dei Pinot è a buon punto; per l’uva vespaiola, che la vuole tardiva, inizierà più avanti.
“Sfortunata, la mia figliola! – si rammarica ancora una volta Pietro, serrando le mani sulla balaustra- Non avrei mai pensato che il marito la piantasse dopo dieci anni, così, senza un motivo chiaro. Neppure aveva un’altra… Un vero peccato, di vini si intendeva quasi quanto me!”
Sola per tanto tempo, lei si è infine messa con Stefano, un collega di lavoro.
Ma il problema è Lorenzo. Bambino timido, poi adolescente scontroso e polemico. Peggiorato, forse, ora che il compagno di sua madre vive con loro, benché lo conosca da anni.
E’ un uomo intelligente, attento a evitare paternalismi con il ragazzo. Ma è stato proprio Stefano, durante quell’infelice week-end, a chiedergli se avrebbe incontrato gli amici quando, dopo cena, Lorenzo si è avviato in paese con il motorino. Ne ha alcuni d’infanzia, che vede di rado, né aveva detto che fosse in programma un incontro.
Lorenzo ha mugugnato uno scortese: “Di che t’impicci”. Si ripresentato all’una passata, ubriaco, miracolo che non sia finito in un fosso prendendo una curva. Uno spettacolo schifoso: ha vomitato entrando nel soggiorno ed è crollato sul divano.
«Non è la prima volta. – ha ammesso Amalia, mortificata – A casa sta sempre attaccato al PC, e magari non esce per settimane, ma ogni tanto va a in giro a bere con degli idioti come lui. Ce ne sono anche qui in paese.
«E cosa bevono?» ha chiesto Pietro, guardando con disgusto il nipote inerte.
«Birra, e quei miscugli che vanno adesso.»
«Roba premiscelata, a base di vodka, rum, tequila. Oppure spritz e mojito. – ha spiegato Stefano- La mamma gli fa scene tremende, io provo a parlargli con calma, ma non otteniamo nulla. »
«Ci si preoccupa tanto di canne e pasticche quando i ragazzi vanno in giro, un problema, certo, e molto meno dell’alcool. Eppure sono in tanti a sbronzarsi fino allo sballo… Cercano di farlo in fretta, ingurgitando di tutto; quel che bevono nemmeno gli piace.» Amalia si è sforzata di trattenere le lacrime.Pietro ha passato la notte a rigirarsi nel letto: dispiaciuto, preoccupato e anche offeso.
“Tutti ci siamo ubriacati almeno una volta, da ragazzi – pensa ora, osservando la vigna – Ma lui lo fa mandando giù schifezze, e per giunta in branco. E dire che sente parlare di marchi doc da quando è nato! E di cibo, degli abbinamenti giusti… Questo mio nipote non sembra neppure uno di famiglia.”
Eppure lo ha condotto con sé nelle cantine storiche, ha raccontato di come la loro zona sia famosa da secoli anche in letteratura per i suoi vini, e che Carlo V, quando la visitò, di quello allora detto “bresparolo” si fece regalare diverse botti.
“Fino a un paio d’anni fa sembrava interessato. Faceva domande, mi accompagnava in giro per le vigne. Sciocco io, a sperare di vedermelo un giorno in azienda.”
Sospira. Il timer fischia e Pietro rientra. Le trote hanno un ottimo aspetto; affetta il pane e si accinge a metterle in tavola quando sente il rumore di un motorino, sullo spiazzo davanti alla casa. E mentre si affaccia all’ingresso principale, lo vede allontanarsi per la discesa, guidato da un figura snella, in giubbotto rosso. Torna perplesso in cucina; Lorenzo apre la porta finestra della veranda e gli sorride imbarazzato.
«Mi ha preso su il Piero. Auguri, nonno… Questi tozzetti alle mandorle andranno bene con il nostro Torcolato? Solo un bicchiere, promesso!»
Pietro accenna di sì: non è tipo da mostrarsi commosso.
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