Succede la notte che strani pensieri ti passino per la testa. Soprattutto quando certe cose, certe notizie, ti scuotono un po’ lo stomaco. Ecco, succede ad esempio a un tizio di nome Boris Popòv, il protagonista della storia che vi stiamo per raccontare.
Boris Popòv quella notte era solo nella tipografia.
Si sedette alla tastiera della linotype con in mano uno degli articoli ancora da inserire nelle pagine de “La voce del minatore”, il giornale della sua città. Lesse uno dei titoli:
«Il direttivo dei minatori approva l’aumento dell’orario di lavoro»
A Boris Popòv si mosse qualcosa nello stomaco.
Forse era la zuppa di cavoli e cipolle che aveva mangiato a cena. Gli succedeva sempre più spesso di non digerire, da quando il sindacato lo aveva trasferito al giornale cittadino. Prima lavorava alla tipografia dell’università e il suo stomaco era indistruttibile. A quei tempi gli stampava libri di poesia, dei volumetti leggeri leggeri, con pochi versi che spuntavano dalle pagine come semi neri caduti sulla neve. Invece lì al giornale passava le notti a comporre alla tastiera pagine zeppe zeppe di paroloni tipo “unanimità” e “normalizzazione”.
Boris Popòv sentì nuovamente un sapore acido salirgli in bocca. Ci voleva proprio un goccetto per mandarlo giù. Si alzò e andò a prendere la bottiglietta di vodka che teneva nella tasca del cappotto. Se la portò alle labbra una, due volte. Era proprio quello che gli ci voleva, e allora bevve ancora e ancora prima di rimettersi al lavoro. Dentro la sua testa, la vodka iniziò una mazurka. Ta-tara-tattà. Prese l’articolo più lungo e ne lesse il titolo:
«Il compagno Ministro ìncita i minatori»
Nella sua testa le lettere furono sollevate da un vortice e si misero a danzare.
Ma Boris Popòv non si arrese. Pestò sulla tastiera, la linotype combinò i caratteri con precisione e li riempì poi di piombo fuso. Il titolo dell’articolo fu pronto per essere impresso su uno, cento, mille giornali. Poi si fermò, e ripeté dentro di sé quello che aveva appena scritto:
«La compagna del Ministro è incinta di un minatore».
Un gorgoglìo gli salì dallo stomaco, un misto di cipolle, vodka, succhi gastrici, cavoli, rabbia. E risate. Grasse, urlate, oscene, scoppiettanti risate.
Quando riuscì a smettere di ridere, Boris Popòv si alzò, si mise il cappotto e se ne andò. Quella notte aveva lavorato bene.
Titoli di Elena Sedin
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