Ogni tanto mi capita di dialogare con i miei coetanei e di ritrovarci sul sentiero dei ricordi, di quelle figure e di quegli angoli che da ragazzi appartenevano al nostro essere. Forse anche per ritrovare noi stessi molto spesso ricorriamo all'evocazione, al ricordo estatico! U seciaru fa parte proprio di quel nostro riandare indietro con la mente e con il cuore. Forse anche per questo ogni tanto ci capita di riguardare qualche vecchia sedia e pensare a quella figura esile e laboriosa che attendavamo tanto. Insieme a lui mi tornano in mente tutto ciò che gli ruotava intorno: le persone, le parole, gli ambienti e purtroppo poco le emozioni. Era triste allora come oggi pensare che alla sera sarebbe andato via e poi scomparso del tutto. Così infatti accadde. Piano piano stavo crescendo e niente mi sembrava più lo stesso. La "ruga" non era più quella di una volta e cominciavamo a salire in piazza per la consueta passeggiata, per i primi abboccamenti, ma per lui, "u seciaru", tornavamo ancora. Ci piaceva guardarlo, magari apprendere il segreto di tanta pazienza e bravura. Poi un giorno all'improvviso non l'abbiamo più visto! Sembrava normale che non venisse per qualche giorno ed invece il tempo si prolungava sempre più. L'abbiamo aspettato per tanto, almeno fino a quando ci siamo resi conto che non sarebbe più venuto. Era passato forse quel tempo mitico. Altre volte ancora ci capita di riparlarne. Qualcuno racconta di averlo rivisto, ma mai più nel nostro paese. Se oggi lo dovessi immaginare sarei felice di saperlo intento ancora al suo lavoro, con quella sua aria appassionata e socievole. Forse da qualche parte sta completando le sue perpetue opere d'arte!