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Creato il 18 giugno 2014 da Francosenia

Alle radici della disuguaglianza
Intervista con Christophe Darmangeat sulle società primitive, la condizione della donna e la comparsa della disuguaglianza sociale

Baptiste Eychart: Hai scritto la prefazione alla riedizione de "L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato" di Engels, pubblicato dalle edizioni "Le Temps des cerises". Sembra che l'opera di Engels abbia giocato un importante ruolo nelle ricerche che da diversi anni porti avanti sulle società primitive ...

Christophe Darmangeat: E' stato il punto di partenza di tutto. L'ho scoperto quando avevo trent'anni ed idee marxiste, e sono rimasto impressionato dalla vastità dei problemi che affrontava. In quel piccolo libro, Engels trattava, tutto in una volta, la famiglia, la parentela, le tecniche e le diverse forme di organizzazione sociale, mettendole in rapporto le une con le altre, illuminando di una luce inaspettata il loro stato attuale e mettendo in prospettiva il loro avvenire. E' stato affascinante. Anni più tardi, sono capitato, un po' per caso su delle opere di etnologia, in particolare quelle di Maurice Godelier e quelle di Alain Testart. E lì, ho realizzato che molti dei ragionamenti di Engels erano invecchiati. Perciò ho voluto sapere cosa si poteva dire oggi, in quanto marxista, dell'evoluzione sociale preistorica. Mi sono messo a leggere sempre più cose ... poi a scrivere.

Baptiste Eychart: Dopo più di un secolo di ricerche, che bilancio si può fare delle tesi dell'Origine della famiglia?

Christophe Darmangeat: La ricostruzione dell'evoluzione delle forme di parentela e di famiglia, che si deve quasi tutta all'antropologo Lewis Morgan, è pressoché interamente desueta. Non se ne può dare la colpa ad Engels, che scriveva in un'epoca in cui l'antropologia sociale stava facendo i suoi primi passi. Ci sono stati molti sviluppi sull'origine e sulle cause del dominio maschile - cosa che non impedisce affatto che le pagine che trattano della situazione delle donne nella società capitalista, e della strada per la loro emancipazione, rimangono di un'attualità incredibile. Sull'organizzazione delle società prima dello Stato e sulle ragioni del suo emergere, ancora, i progressi della conoscenza impongono delle correzzioni e delle aggiunte. Tuttavia, la caratterizzazione dello Stato come organizzazione speciale di uomini armati al servizio di una classe dominante, e la necessità per i lavoratori di spezzare questa situazione (anche quando si dispone di una facciata "democratica") e fondare una nuova società, rimane la principale lezione politica di questo libro. Una lezione che non è invecchiata nemmeno un po', benché generazioni di pretesi marxisti abbiano purtroppo preferito dimenticarla...

Baptiste Eychart: Hai pubblicato anche un libro intitolato "Conversazione sulla nascita delle disuguaglianze. La nascita delle diseguaglianze è una vecchia questione filosofica, storica, antropologica. Si può dire che è anche una questione politica?

Christophe Darmangeat: Certamente! Perché questa storia (o questa preistoria) non è neutra. Perché i potenti di oggi cercano costantemente di convincerci che le disuaglianze sono ineluttabili, che sono nella natura umana (o, in una versione appena meno grossolana, nella natura di tutte le società un po' complesse) che "i poveri e i ricchi ci sono sempre stati, e ci saranno sempre". Ma quando si prende coscienza che le disuguaglianze e le classi non sono un prodotto dei nostri cromosomi, che esse risultano da circostanze determinate dell'evoluzione sociale, si può porre la questione della loro possibile scomparsa ... ed agire in tal senso.

Baptiste Eychart: Sembra che la questione della sorte delle donne nelle società primitive sia particolarmente illuminante per capire le problematiche contemporanee di genere. In che modo?

Christophe Darmangeat: La prima cosa che ci mostrano le società primitive in merito al rapporto uomini-donne, è fino a che punto essi non abbiano niente di naturale, e che sono delle costruzioni sociale. Basta constatare la loro prodigiosa varietà, per convincersene. Ma si vede anche che l'idea per cui uomini e donne debbano poter occupare indifferentemente gli stessi ruoli nella società, è un puro prodotto dell'epoca moderna. Non è mai germogliato in alcuna società primitiva, e nemmeno pre-capitalista. In questo senso, il capitalismo ha giocato nei rapporti tra i sessi un ruolo rivoluzionario incredibile. Se non ha realizzato questo ideale di uguaglianza fra i sessi (cosa di cui è verosimilmente incapace), nondimeno è stato il primo sistema della storia a porne le basi. Sono queste le idee che ho sviluppato nel mio primo libro, "Il comunismo primitivo non è più quello di un tempo".

Baptiste Eychart: Arrivi alla conclusione che bisogna rendere meno rigida la distinzione fra società di classe e società egualitarie, introducendo un terzo tipo di società: la società inegualitaria. Cosa intendi con questo?

Christophe Darmangeat: Tra le prime società egualitarie e le società di classe, sono esistite delle società attraversate da disuguaglianze materiali più o meno marcate, ma dove la terra rimaneva disponibile a tutti i membri della tribù. Abbiamo perciò dei ricchi e dei poveri, ma non delle classi. La grande maggioranza delle società descritte dall'etnologia rientra in questa categoria, a cominciare dagli Irochesi o dai Germani di cui parla Engels.

Baptiste Eychart: Rimetti così in discussione le radici dello sviluppo delle disuguaglianze e delle classi sociale. Che pista si segue attualmente?

Christophe Darmangeat: Non so se rimetto in discussione grandi cose. Credo soprattutto che ci sono delle questioni largamente trascurate. Da decenni, l'immensa maggioranza degli etnologhi rifiuta di porle, ogni preoccupazione per quanto riguarda l'evoluzione sociale viene considerata come il peggiore degli abomini. E per quanto riguarda gli archeologhi, ci si accontenta di risposte vaghe. E' quasi fatale, perché l'archeologia constata in parte gli effetti delle trasformazioni sociali, ma spiegarle non è fra i suoi obiettivi, né ha i mezzi per farlo. Il più delle volte, è soddisfatta dell'idea un po' pigra per cui man mano e nella misura in cui la società cresce, che l'umanità si organizza su delle basi più larghe e che appare la divisione del lavoro, andrebbe da sé che si vengano a creare delle disuguaglianze materiali e gerarchiche. Per parte mia, penso, seguendo Alain Testart, che la chiave delle disuguaglianze e del passaggio alle classi sociali si trovi nell'immagazzinamento, nelle relazioni di dipendenza e nella disponibilità di terreni liberi, assai più che nella dimensione della popolazione o nello sviluppo tecnico. Ma credo soprattutto che la questione sia ben lontana dall'essere esaurita e che ci sia ancora molto materiale da ricercare.

Intervista realizzata da Baptiste Eychart - Les Lettres Françaises - Aprile 2013 -

fonte: PENSÉE RADICALE EN CONSTRUCTION


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