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Radiohead "The King of Limbs": No surprises o yes surprises?

Creato il 25 febbraio 2011 da Cannibal Kid
Radiohead Se ti chiami Radiohead le possibilità sono fondamentalmente due:1) I tuoi genitori sono dei tipi belli strambi. Più di Briatore e della Gregoraci che hanno chiamato loro figlio Nathan Falco. Però almeno diamo loro atto, intendo ai tuoi genitori, di avere infinitamente più buon gusto di quegli altri due.2) Sei la più grande band nella storia della musica (o perlomeno degli ultimi 20 anni) e quindi ogni nuovo disco che fai uscire da una parte sarà accolto a priori come un capolavoro assoluto e dall’altra ci sarà sempre chi rimarrà deluso perché dare una replica a capolavori come Ok Computer e Kid A mica è semplice. Provateci voi.
Ci sono album che mi entusiasmano fin dal primissimo ascolto, tanto per fare esempi recenti molto diversi tra loro cito gli ultimi di Kanye West e PJ Harvey. E poi ci sono altri lavori che richiedono maggiore pazienza. Questo nemmeno troppa comunque. Se al primo ascolto lampo sono rimasto mezzo deluso per non aver trovato una nuova rivoluzione copernicana, con i replay successive le cose sono andate progressivamente meglio.
È un disco davvero strano, questo The King of Limbs. Si ha la sensazione che manchi qualcosa, come un pezzo da (s)ballo alla Idioteque ad esempio, e il disco finisce proprio lì, sul più bello, dopo 8 canzoni che ti lasciano ancora con la voglia di. L’effetto probabilmente è voluto, visto ora come ora faccio fatica ad ascoltare qualcos’altro con altrettanto interesse. Perché questo forse non è l’album migliore dei Radiohead, non è il più emozionante, non è il più sorprendente. Che però possa diventare il loro più “addictive”, nel senso che crea una dipendenza stile droghe pesanti?
Leggendo nella miriade di commenti di fan o meno della band in rete ne ho trovato uno fantastico che dice all’incirca: “Cari Radiohead, sono sicuro che dopo 90 ascolti il vostro nuovo album possa essere apprezzato appieno. Però io ho anche una vita e non ho tutto questo tempo. Addio.”Ecco, se cercate un disco da mettere su e da goderne istantaneamente andate da altre parti. Se invece siete più pazienti qui dentro troverete qualcosa di pazzesco. Io non ci ho messo nemmeno 90 ascolti per amarlo, me ne sono bastati appena 4/5.
Radiohead Primo ascolto: No surprises? Siamo tra “Amnesiac” e “In Rainbows”. Bella “Little by little” e “Codex” è subito da brividi.Secondo ascolto: “Feral” ti avvolge nello spazio come se ti trovassi in 3001: Odissea nello spazio. La conclusiva incantata splendida “Separator” non suona affatto come un pezzo conclusivo e forse segna la separazione da un altro album radioheadiano, una seconda parte in arrivo a breve? If you think this is over, then you’re wrong.Terzo ascolto: “Lotus Flower” è una delle canzoni più grandiose degli ultimi 10 barra 20 barra 100 anni e con la sua leggerezza pop è la vera novità di questi nuovi Radiohead. E il video è indubbiamente il più geniale e cult da molto tempo a questa parte (vedi le numerosissimissimissime parodie/imitazioni/remake che circolano in rete). Era forse dagli anni ’90 che non usciva un videoclip così pazzesco.
Quarto ascolto: Non posso più immaginare un risveglio senza “Morning Mr. Magpie”.

Radiohead

Altroché la Macarena o il Waka Waka: balla anche tu la Thom Dance!

Quinto ascolto: “Give up the Ghost” manda K.O. tutta la nuova (e pure la vecchia) scena folk. “Bloom” da panico assoluto, con quel piano meraviglioso tolto subito per lasciare spazio a distorsioni digitali e a un ritmo sghembo da jazz-band che suona su un altro pianeta, mentre la voce di Thom Yorke esce da un altro pianeta ancora. La sensazione è quella di avere a che fare un gruppo che suona via chat attraverso galassie diverse che però si fondono e parlano un linguaggio umano: quello delle emozioni.
Trattandosi di Radiohead avevo, e ho ancora, una grande paura di parlare di questo album. Mi sembra prematuro, visto che una seconda parte potrebbe (o dovrebbe?) arrivare. Almeno, le teorie dei Radiohead fans sono decisamente chiare: l’ultimo pezzo “Separator” non è la conclusione, bensì solo il divisore verso un secondo (e magari anche un terzo?) atto. Potrebbe essere vero, però c’è da dire che le teorie cospiratorie dei fan dei Radiohead sono pari solo a quelle dei fan della serie tv Lost (visto che io appartengo a entrambe le categorie, immaginate un po’ come sono messo!) e quindi bisogna vedere se si concretizzeranno o sono solo frutto della loro (anzi, della nostra) fantasia gigantesca. Ché poi il paragone con Lost è particolarmente calzante, visto che entrambi hanno un seguito molto grosso, ma comunque di culto. Insomma, un disco nuovo dei Radiohead quando esce anche se è già stato anticipato da settimane in rete arriva comunque alla numero 1 negli USA, in Inghilterra e pure in Italia, ma comunque non fanno le vendite di band di massa come gli U2 o i Coldplay, così come Lost ha fatto 6 stagioni parecchio seguite, ma mai raggiungendo gli ascolti di un CSI, per dire. Questo perché di CSI puoi anche non vedere un singolo episodio e bene o male lo capisci lo stesso; con Lost invece se ti perdi una puntata (a volte anche se ti perdi solo 10 minuti) sei fregato. Lo stesso discorso vale con i Radiohead, li lasci con Ok Computer, li ritrovi con Amnesiac e ti chiedi: “Cosa diavolo è successo nel frattempo?” I Radiohead sono quindi un gruppo per forza di cose elitario, in cui ogni disco costituisce un tassello di un quadro più grosso difficile da decifrare se non si conoscono bene tutti i pezzi. Per capire il progetto The King of Limbs nella sua interezza ci sarà allora forse da aspettare. O magari le testine di radio ci hanno semplicemente tirato uno scherzetto, lasciandoci con un disco che suona come un antipasto, ci fa restare ancora affamati e poi… niente. Presto probabilmente lo scopriremo ma la sensazione è che le surprises debbano ancora arrivare, magari sotto forma di una seconda parte o qualcosa di diverso che non ci possiamo nemmeno immaginare.
Radiohead
Appena 8 canzoni, uno stile che prosegue il discorso iniziato dai dischi precedenti e per il momento un filino di delusione che aleggia nell’aria. Però questo The King of Limbs anche se probabilmente non è il top dei Radiohead è comunque di gran lunga superiore al 99% del resto della musica passata, presente e futura. Quindi, ad avercene.Nonostante adori dare un voto a qualunque cosa, questa volta allora un voto non lo do. Non ancora almeno. Anche perché chi può considerarsi davvero degno di giudicare i Radiohead?Iddio?Naaah, nemmeno lui.
(voto ?)

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