E' stato oltre che un grande attore, un calciatore, un giornalista e partigiano.
Trasferitosi a Torino da bambino, si laurea in lettere e in giurisprudenza, alternando gli studi alla passione per il calcio che lo porta a giocare nel Torino, squadra con cui esordisce in serie A nel 1934.
La sua attività di giornalista è legata alle pagine culturali de L'Unità e all'attività di critico cinematografico per La Stampa.
La prima apparizione sul grande schermo risale al 1942 con un piccolo ruolo in Noi Vivi, il successo arriva nel 1949 con Riso amaro, dove interpreta il poliziotto Marco Galli, il buono opposto alla canaglia Walter Granata, a cui presta il volto Vittorio Gassman.
Seguono altri due grandi film, ultime pagine della stagione neorelista: nel 1950 Non c'è pace tra gli ulivi, ancora per la regia di Giuseppe De Santis, e Il cammino della speranza girato nel 1951 da Pietro Germi.
E' l'inizio di una carriera che vanta circa un centinaio di pellicole, molte delle quali girate all'estero per registi del calibro di Marcel Carné, Jules Dassin, Henry Hathaway, Otto Preminger, Francis Ford Coppola.
Vallone fu protagonista anche della prima stagione televisiva italiana e sono rimaste nella storia della televisione le sue interpretazioni in Jane Eyre (1957) di Anton Giulio Maiano con Ilaria Occhini e ne Il mulino del Po (1963) di Sandro Bolchi del 1963.
Un rapporto molto speciale lega Raf Vallone all'opera di Arthur Miller, Uno sguardo dal ponte, che l'attore interpretò a teatro in italia e all'estero e fu anche il protagonista della bellissima versione cinematografica diretta nel 1962 da Sidney Lumet.
La pellicola è praticamente invisibile ma stasera la proiezione del film alla Casa del Cinema di Roma aprirà le celebrazioni del centenario dell'attore curate dalle figlie Eleonora e Arabella.
La proiezione sarà preceduta dalla presentazione, in anteprima assoluta, del frammento inedito di una recente intervista con Peter Brook, che diresse Vallone nella storica versione teatrale di Uno sguardo dal ponte (580 repliche solo al Théâtre Antoine di Parigi, 1958/60)