Raffaele Casarano

Creato il 22 febbraio 2012 da Upilmagazine @UpilMagazine

Metti un Meltin Pot…hai presente?
Del buon jazz, del buon rock, un pizzico di funky e di flamenco; ritmi jungle e melodie sopraffine; Gotan Projet e Astor Piazzolla, Howie B. e Radiohead, Pat Coil e Radiodervish, e perché no… persino un po’ di Tuxedomoon fron “cabin in the sky”.
Generi, stili, ritmi appartenenti a mondi diversi, magicamente legati insieme dal buon gusto e da un’esperienza che si stenta a credere possano appartenere ad un men-che-trentenne. Eppure è così…
Il mio incontro con “Argento” è avvenuto in gennaio in modalità “live” nell’ottava fila del Politeama Greco di Lecce. E mentre assistevo impotente al sequestro emozionale della mia mente, mi chiedevo come facesse ad aprire tanti registri musicali insieme senza correre il rischio di non poterli chiudere entro l’incombente fine dell’album. Potenza del jazz! Ma anche grande maturità artistica di chi lo fa girare a questi livelli.
Che le contaminazioni siano nel DNA di questo lembo d’Italia non v’è alcun dubbio; renderle “commestibili” e autenticamente intriganti e durevoli all’ascolto è ben altra cosa.
Raffaele Casarano vi riesce come pochi altri, e mi appare il sintomi di un’ampia cultura musicale sua e dell’affiatato gruppo di musicisti che lo accompagna.
Dal vivo rapisce come in un concerto ethnorock, rompendo le distanze tipiche del jazz puro, affabulando con continue evocazioni latine e mediorientali, complice la splendida voce di Carla Casarano (ma che mangiano in questa famiglia? Boh!).
Riprodotto ad hoc per come merita, Argento lo assapori subito con tanto gusto; ma è il retrogusto a pervaderti continuando a risuonarti nella testa per lungo tempo dopo. Un tappeto electro mai invadente a donare modernità e spessore sul quale poggiano i primi strati di basso, contrabasso e pianoforte su cui si staglia limpido e a tratti graffiante il sax di Raffaele o la voce di Carla alternativamente. Battitore libero Salvatore Cafiero con i suoi riff di chitarra elettrica.
A tessere i temi latini una suadente fisarmonica. A corroborarne l’animo la chitarra gitana di Checco Leo.
Su tutti un trentenne che sa farsi da parte per lunghi tratti dell’album e ricompare al momento giusto col suo magico sax a tessere le trame aperte dai suoi musicisti.
Cos’altro dirvi se non “compratelo, ascoltatelo e riascoltatelo infinite volte” con l’orgoglio di poter dire siam fatti della stessa chimica e respiriamo la stessa brezza dell’adriatico meridionale ma certe volte, a certi individui, quest’esercizio genera frutti pazzescamente belli!