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Ragazzo gay suicida, il Diavolo salva la Chiesa e si porta via Facebook

Creato il 25 novembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Chiesa, ma non solo. Anche famiglia, perché no? E problemi personali del
ragazzo, che si sono rivelati, ahinoi!, più grandi di lui. E – solo in ultima
istanza, a mio avviso – Facebook. Il festival delle “(cor)responsabilità)”,
delle “colpe” (che brutto termine, però, colpe), ha tanti attori protagonisti.
La Chiesa, sappiamo, che impone modelli sorpassati. E qui sono pienamente
d’accordo con te, caro Paolo. Ma non ridurrei tutto a un problema di modelli
(che c’è, per carità). La Chiesa ha le sue responsabilità. Non sono qui a
negarle. E te lo dice un agnostico. Sì agnostico, perché almeno – non sapendo
il 90% delle persone cosa significhi – nessuno intende approfondire la
questione, e io la sfango. E’ una risposta di comodo, naturalmente. O uno crede
o non crede. Non esistono in questi ambiti sfumature di grigio, mezze vigogne.
Eppoi – è inutile negarlo – anche nelle scuole pubbliche, non parliamo in
quelle private, la Chiesa è presente, fa sentire la sua voce, il suo verbo.
Vecchio. Antiquato. Non al passo coi tempi, coi cambiamenti che la società
palesa, giorno dopo giorno, anno dopo anno, decennio dopo decennio. Però è
corresponsabile, la Chiesa, non responsabile. Una famiglia assente e un
disagio, una difficoltà sul piano emotivo del ragazzo, hanno fatto il resto.
Poi arriva, in ultima battuta, Facebook: un diario degli ingenui che con le sue
storture e i suoi strampalati utilizzi fa il resto. Un inciso: sono contrario a
Facebook anche se ne comprendo – in certi casi – l’evidente utilità.
Specialmente nel campo professionale. Insomma: un uso sbagliato, superficiale
del social network, unito – a monte – all’imposizione di modelli sorpassati, e
con – sullo sfondo – una situazione sociale e famigliare fragile, può portare
alla scelta più dignitosa, rispettabile e coraggiosa che ci sia.

Comandante Diavolo


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