Un festoso, ma anche un po’ acido viaggio nella nostra storia recente accompagnato da motivetti musicali che evocano i passaggi del tempo, in uno spazio che potrebbe essere l’officina di un designer o il pensatoio di un filosofo. Con la voce cantante di Federica Vincenti, la cui presenza scenica non si limita a intervallare le parole dello scrittore, ma incarna ora il suo alter ego, ora un’antagonista.
Il poeta nel rivolgersi alla ragazza ha un tono sornione, in parte seducente e in parte malinconico, come un amante abbandonato. È lei l’Italia. L’ha conosciuta negli anni del boom, l’ha incontrata di nuovo negli anni di piombo, adesso l’ha smarrita in questa sbrindellata seconda Repubblica.