Rai, nuova vita al documentario prodotto in casa (La Stampa)

Creato il 31 luglio 2013 da Nicoladki @NicolaRaiano
Viene definito "cinema della realtà". E' una sorta di terra di confine tra la grande invenzione filmica e il potere visionario della realtà, così spesso esaltato, e fuorviato, dalla tv. Attualità, natura, ambiente, animali, città, sport, storia: è il regno del documentario, genere di cui l'Italia è importante consumatore ma non altrettanto importante produttore. I lavori sono costosi, e abbiamo pochi soldi per competere. Con quello che la BBC spende per un documentario, in Italia realizziamo una serie intera. Il fatto è che la BBC tratta il genere come un investimento, cerca coproduzioni, crede nella "mission": educare, informare, divertire. La Rai non ha nessun interesse agli investimenti a lungo termine: troppi e troppo frequenti cambi di vertice. L'Italia ama molto i documentari su natura e animali, a esempio, è il paese dove il National Geographic vende meglio i suoi filmati, però li compra perché produrli costa troppo.
Ma adesso c'è una buona notizia. Dal 1° al 4 agosto, l'Isola del Cinema di Roma sarà dedicata al doc: e questa speciale rassegna, voluta dal direttore artistico dell'Isola Giorgio Ginori, cui parteciperanno anche Sergio Zavoli, Ettore Scola, Citto Maselli, Ugo Gregoretti, dovrebbe anticipare un nascituro Laboratorio permanente Rai di produzione e formazione di cinema documentario. Un progetto che si propone di far nascere una struttura produttiva proprio per le reti generaliste del Servizio Pubblico, formando giovani professionisti, e assumendone alla fine del corso circa il 30 per cento, secondo il merito, in accordo con il sindacato. Stefano Mencherini, Santo Della Volpe, Amedeo Ricucci e Ornella Bellucci sono il gruppo di lavoro che sostiene il progetto.
Uno dei compiti primari della televisione, un compito che potrebbe ancora svolgere in maniera straordinaria, nonostante la concorrenza dei mezzi di comunicazione più veloci, è quello di raccontare il paese, i paesi. E documentario non è più quella parola che, pure se abbreviata in "doc", fa por mano alla pistola. E' un genere che sta cambiando pelle, si sta diffondendo, sboccia in nuovi filoni.
Perché la Rai dovrebbe scegliere di istituire un laboratorio-scuola permanente di documentari? Risponde Stefano Mencherini: "Forte risparmio nei costi di produzione, grande ritorno di immagine e di autorevolezza in termini qualitativi e informativi, recupero di professionalità interne oggi sottoutilizzate o ignorate, e formazione di giovani documentaristi e tecnici della produzione e della post produzione, questa in stretta collaborazione con due grandi scuole: il Centro sperimentale di cinematografia e l'Istituto Roberto Rossellini. Senza dimenticare la radio".

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