Il vice ministro allo Sviluppo Economico Antonio Catricalà e il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi hanno lavorato sodo anche in agosto. E tra il 17 e il 18 hanno licenziato il progetto definitivo, strutturato in 24 articoli e lungo 26 pagine. Il contratto di servizio, valido per il triennio 2013-2015 regola i rapporti fra la società pubblica e il Ministero per lo svolgimento dell'attività. Diventerà operativo con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale a valle dell'approvazione da parte del cda Rai e del parere favorevole della commissione di vigilanza presieduta da Roberto Fico (M5S). Non si esclude che, se tutti i passaggi andranno in porto, Gubitosi possa portare il documento al board di venerdì 6 che potrebbe effettuare un primo esame. L'ultimo contratto ha visto la luce il 6 aprile 2011 per l'arco 2010-2012.
Da venerdì scorso, copie del documento girano in piazza Mazzini e anche in Saxa Rubra in quanto gli estensori l'hanno portato all'attenzione delle direzioni di reti. Si profila una rivoluzione, visto che le innovazioni, almeno sei quelle più rilevanti, stanno producendo molti mugugni nell'ambiente. Il testo, che Il Messaggero ha potuto visionare, dopo il preambolo di carattere generale (art. 1) contiene innanzitutto una svolta che consentirà al telespettatore che paga il canone, di sapere in anticipo se il programma che si accinge a guardare è stato messo in piedi anche con il suo contributo oppure con il ricavato della pubblicità.
E' l'art. 2 a regolare la "riconoscibilità della programmazione": la lettera f) stabilisce il criterio relativo a un programma derivante dal servizio pubblico (cioè finanziato con i soldi del canone) oppure prodotto con i fondi della pubblicità. La forma di questo avvertimento è demandata alla direzione comunicazione diretta da Costanza Esclapon che dovrà decidere se sia l'annunciatrice nel presentare il programma a indicarne la fonte finanziaria o se, invece, durante la trasmissione debba scorrere una "stringa".
Ci sono comunque perplessità da parte delle direzioni di reti che temono un'ingerenza nella programmazione. La lettera h) dello stesso articolo introduce una maggiore tutela per i minori, limitando la pubblicità nei programmi a loro dedicati, perché può essere distorsiva dell'età evolutiva: è stata la federazione italiana pediatri, di recente, a lanciare l'allarme per l'influenza degli spot che portano i bambini a voler emulare comportamenti fuorvianti rispetto alla realtà. Così la lettera l) stabilisce che ci sia par condicio fra le associazioni dei consumatori da invitare nei vari programmi, senza discriminazioni.
La forte svolta in direzione della trasparenza voluta da Catricalà e Gubitosi si traduce inoltre in regole più severe in materia di bilanci e contabilità. L'art. 18 segna un'altra novità: "Gestione economica-finanziaria e trasparenza nella comunicazione esterna". In sostanza la società presieduta da Annamaria Tarantola pubblicherà sul sito web i bilanci, quello della parte commerciale e quello del servizio pubblico. E on line finiranno anche i dati sugli investimenti dei prodotti audiovisivi. Naturalmente la diffusione in rete della contabilità del gruppo farà sì che ci sia disclosure sulle fasce di retribuzioni percepite dai top manager.
Rosario Dimito per "Il Messaggero"