Un 'giacimento', quello di Rai Teche, che può contare su 1 milione e 200 mila ore di televisione, oltre che su 1 milione e 500 mila ore di radiofonia, un 'giacimento' che in Europa non ha rivali, tranne la corrispettiva struttura della Bbc, e per il cui futuro, raccomanda Scaramucci, vanno sciolti i nodi dei diritti e della digitalizzazione.
"Sono ormai una decina di anni che l'utilizzo del materiale d'archivio è sempre più intenso e frequente, sia da parte dei canali tematici sia da parte di quelli generalisti e, in linea di massima, i prodotti che se ne ricavano funzionano sempre molto bene. Certo -sottolinea Scaramucci- dipende da come si usano i materiali e nel caso di Techetechetè i suoi autori ne fanno un utilizzo molto intelligente. Il gradimento complessivo da parte dei telespettatori italiani per la tv del passato è legato anche al fatto che il nosto non è un Paese particolarmente giovane, in tanti hanno vissuto personalmente, da telespettatori, buona parte della storia della tv italiana che tanto largamente ha coinciso con la storia della Rai. Insomma, c’è il fattore nostalgia –continua– ed a sostenerlo c’è il fatto che le stagioni più recenti delle arti visive, cinema escluso, non sono state particolarmente prolifiche né creative. Poi, sugli ultimi anni, c’è il problema dei diritti -lamenta Scaramucci-. Programmi come quelli di Fiorello, ad esempio, sarebbero perfetti da riutilizzare, ma i vincoli contrattuali lo rendono solo parzialmente possibile".
Un problema, quello dei diritti, aggravato dalla peculiare produzione degli ultimi anni che ha dato ampio spazio a talk e talent "generi entrambi che poco si prestano al riutilizzo. Programmi come quelli di Renzo Arbore sono sempre freschi ma per talent e talk non è così". Per la Scaramucci servirebbe una rivisitazione della materia a livello europeo, altrimenti fra la tutela della proprietà intellettuale e la deregulation selvaggia prodotta da Internet a rimetterci saranno gli editori e anche il pubblico.