Raja Alem: “Quando scrivo sono libera, come se volassi tra i miei sogni”

Creato il 04 febbraio 2014 da Chiarac @claire_com_

(Intervista pubblicata su Qantara.de il 31/01/2014. Traduzione dall’inglese di Arianna Corroppoli)

La scrittrice saudita Raja Alem è una delle voci più interessanti della letteratura araba di oggi. La Unionsverlag di Zurigo ha appena pubblicato la traduzione tedesca del suo romanzo Il collare della colomba*, che ha vinto il Premio internazionale per la narrativa araba nel 2011. Ruth Reif l’ha intervistata.

Raja Alem, lei ha scritto circa una dozzina di romanzi, oltre a opere teatrali, racconti brevi e saggi. Il suo lavoro le ha fatto ricevere numerosi riconoscimenti. Come mai il pubblico tedesco è arrivato solo ora a leggere il suo romanzo “Il collare della colomba”?

R.A. C’è un tempo per ogni cosa. Le case editrici devono riporre fiducia nei libri che pubblicano per i loro lettori. Ci sono molti pregiudizi e clichès sulla letteratura araba. Le case editrici si sentono a loro agio dentro questi clichès e faticano a pubblicare testi che non vi rientrano.

I miei romanzi sono profondamente legati alla mia citta natale, La Mecca, ancora un mondo inesplorato. Io attingo ai miti, alla storia e alla filosofia della città, e tutto questo con un linguaggio che deve essere decifrato come i testi dei Sufi. Sono quasi impossibile da tradurre e quindi ho bisogno di un editore coraggioso e di un traduttore in gamba che sappia rendere i miei mondi e il mio stile al pubblico di lingua tedesca.

La Mecca è il luogo religioso dove ogni musulmano deve recarsi una volta nella vita. Ha avvertito la forza spirituale della città, lei che vi è cresciuta, ed è questa forza spirituale che le fa desiderare di scrivere?

R.A. A La Mecca ho visto pellegrini spostarsi di tempio in tempio. Questa forza spirituale ha ispirato la mia immaginazione. Scrivo per esplorarla, per scovare i suoi limiti più remoti e per lasciarmi trasportare da quella forza. I miei romanzi sono un’ estensioni di me stessa. Attraverso di loro mi immergo in mondi che sono antichi e futuristici insieme. Mi rallegra oltrepassare i limiti tra passato, presente e futuro, tra il possibile e l’impossibile, tra la vita e la morte. Cresco grazie ad ogni mio libro e permetto ai miei lettori di crescere a loro volta, come feci io da adolescente leggendo Siddharta di Hermann Hesse. Ricordo che fui molto colpita dalle similitudini tra il suo fiume e ciò che viene espresso nel nostro Corano.

Il suo romanzo sovrappone il dolore per la scomparsa dell’antica venerabile architettura de La Mecca e le “immagini de La Mecca del futuro”, con grattacieli giganti e una Kaaba di acciaio. Il suo ritratto di La Mecca è anche un ritratto della società araba?

Copertina del romanzo “Il collare della colomba”

R.A. Quando ho iniziato a scrivere Il collare della colomba mi sono guardata dietro. Non appena ho finito di scriverlo, mi sono ritrovata in un flusso di pensieri molto diverso. Non solo i sauditi, ma in tutto il mondo le persone si trovano a vivere in bilico su una realtà virtuale. La realtà sta perdendo il suo antico impatto emotivo. Non siamo più limitati da modi di pensare o stili di vita; ci stiamo pian piano trasformando in entità universali, virtuali, gradualmente mettiamo radici in un territorio virtuale dove le origini e il bagaglio culturale di ognuno sono visti come ornamenti, come regno “decorativo” condiviso da tutti, come fosse un museo dove fare due passi a cuor leggero, non come trincee per cui combattere.

Un argomento d’interesse per gli occidentali quando guardano ai paesi islamici è la questione dei diritti delle donne. Il suo romanzo mette in scena alcuni personaggi femminili molto forti e sicuri di sè…

R.A. La libertà non ci viene mai servita su un vassoio d’argento, ce la dobbiamo guadagnare. Ho sempre desiderato scrivere delle mie nonne e zie: sono i miei idoli moderni, donne che hanno avuto ruoli chiave nello sviluppo dell’Arabia Saudita, donne dallo status importante che vivevano fianco a fianco con donne oppresse. Un po’ dappertutto donne e uomini si impegnano per raggiungere l’uguaglianza o, al contrario, sono prevenuti nel farlo da convenzioni sociali. Questa battaglia è la vita. Quando una porta mi si chiudeva, io semplicemente mi infuriavo. Esercitavo continue pressioni.

Com’era la scena letteraria araba quando ha cominciato a scrivere? Quali erano i suoi modelli?

R.A. I miei modelli arrivano da ogni parte del mondo, dall’arte alla letteratura. Sono stata profondamente influenzata dagli antichi libri arabi, per esempio i lavori di grandi autori Sufi come Al-Nafari, Rumi e Ibn Arabi, Al Suhrawardi e Al Hallaj, il quale fu giustiziato per aver superato i limiti. Inconsciamente, il mio stile è stato anche forgiato da libri come Il libro degli animali di Al Jahiz o la cosmografia Meraviglie del Creato e le Strane cose esistenti di Al-Qazvini.

Si trattava di fantascienza prima ancora che apparisse in Occidente. Per me un libro è un’esistenza immaginaria, come un oceano che cresce improvvisamente nel quale posso perdermi. In Arabia Saudita i romanzi sono un terreno inesplorato: la penisola araba era una nazione di poeti, la poesia era il nostro libro di storia. Fu solo in seguito che emerse una generazione di persone ossessionate dallo scrivere romanzi. Fu allora che molti poeti divennero romanzieri.

A parte “Le ragazze di Riyadh” di Rajaa Alsanea, i lettori tedeschi non hanno assolutamente confidenza con la letteratura saudita contemporanea. Secondo lei quant’ è importante il lavoro degli scrittori sauditi contemporanei all’interno della letteratura araba?

R.A. I libri provenienti dall’Arabia Saudita e da altri stati del Golfo, o dal Nord Africa, sono spesso descritti come letteratura periferica. La gente pensa che l’Egitto, la Siria, l’Iraq o il Libano producano la letteratura principale, ma bisogna anche dire che a partire dagli anni ’90 però gli scrittori emergenti dal Golfo o dal Nord Africa hanno lasciato la loro impronta nella letteratura araba.

Ci sono alcuni temi prevalenti nella letteratura saudita contemporanea?

R.A. I romanzi sauditi in generale esprimono l’ individualismo. Gli scrittori creano personaggi liberi, che si assumono pienamente e senza difficoltà la responsabilità delle loro azioni, ma attraverso essi non rappresentano certo la società, bensì loro stessi. Oltrepassano i limiti e sono pronti a pagare il prezzo per averlo fatto. La scena letteraria si è leggermente “rilassata” negli ultimi anni e ha gradualmente preso forma. Gli scrittori ora stanno dando vita allo spirito dell’Arabia Saudita e della sua splendida gente.

Qual è la situazione per quanto riguarda la censura in Arabia Saudita ora? Da un lato continuamo a leggere di scrittori arrestati, ma dall’altro lei stessa disse in un’intervista di essere riconosciuta in quanto intellettuale…

R.A. Non sono mai stata interrogata sul mio lavoro di scrittrice, che è veramente controverso, si interroga e su tutto ed esprime profonda sensualità. Questo non significa che non ci sia la censura, ma che i limiti sono vasti. Di certo, non abbiamo il permesso di insultare la religione o i valori delle persone. Comunque, personalmente, non presto attenzione alla censura mentre scrivo. Il momento in cui scrivo è così speciale, così puro: mi trovo in un luogo dove non sono toccata da ciò che è permesso e ciò che non lo è. In quel momento di trance, la censura per me non esiste. Quando scrivo sono libera, come se volassi tra i miei sogni.

Altri suoi romanzi verranno tradotti in tedesco?

R.A. Questo è un sogno senza limiti. Alcuni dei miei libri precedenti sono stati tradotti in altre lingue e mi hanno cambiato come scrittrice e come persona. Ora osserverò come i lettori di lingua tedesca reagiranno ai miei libri, come scopriranno me e i miei mondi. Ho grandi speranze. Un libro, una parola, a volte bastano per creare le connessioni più profonde.

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Raja Alem è nata a La Mecca nel 1956, ha studiato Letteratura inglese all’Università di Jeddah e ha lavorato come insegnante. Ha pubblicato il suo primo romanzo La via della seta nel 1995. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo lavoro ed è stata la prima donna a vincere il Premio internazionale per la narrativa araba con il romanzo Il collare della colomba, nel 2011. Vive tra La Mecca e Parigi.

* Il collare della colomba uscirà nelle librerie italiane il 26 febbraio per la casa editrice Marsilio.


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