Ramadan kareem

Creato il 02 agosto 2011 da Faustotazzi

Ad Abu Dhabi si dice ci sia un'isola interamente popolata da indiani. Gli arabi locali se lo raccontano tristi, con la consapevolezza che qualcosa che valeva la pena conservare sta andando perso irrimediabilmente. E in un certo senso è vero: ci sono troppi immigrati qui, espatriati che non hanno alcun legame con questo deserto, uccelli di passaggio come i rapaci  migratori al cambio di stagione, una guerra o una crisi e faranno le loro valigie - Louis Vuitton o di cartone - e se ne andranno. Se ne andranno da questo ex villaggio di pescatori dove i più vecchi ricordano ancora gli anni e le carestie, quando si vedevano i beduini uscire dal deserto e ridursi a contendere ai loro cammelli i pesci morti sulla spiaggia, si ricordano quando Sheikh Zayed comprò quella convertibile e tutti lo seguivamo coi cavalli e coi cammelli. Da allora sono successe cose che quei vecchi non avrebbero mai potuto immaginare, si sono viste più persone, costruite più case, aperti e chiusi più commerci negli ultimi trent'anni che in tutto il resto della storia di questo piccolo avanposto beduino sulla costa. Se ne andranno via da questo paese fatto di deserto e di sei o sette città principali tutte a non più di un'ora una dall'altra, un unico agglomerato urbano cresciuto con la forza di un'esplosione il cui vuoto d'aria ha risucchiato tutti tutti i manager occidentali, i costruttori Cinesi, gli affaristi Iraniani, i negozianti Indiani, i lavoratori Pachistani, le domestiche Filippine e le puttane di tutte le Repubbliche dell'ex Unione Sovietica. Da qui sono passati tutti, arrivati con la febbre dell'oro, ripartiti con la polvere del deserto che si è ripresa le loro macchine e adesso tocca a noi. Un giorno anche noi spariremo e allora lasceremo gli arabi in dishsasha soli con le grida dei muhezzin, con un dattero e un bicchier d'acqua a spezzare il Ramadan, con i cammelli sulle dune contro il sole al tramonto, finalmente di nuovo soli con il loro deserto. Buona estate, buon Ramadan.
(Alcune parti sono liberamente tratte da Hallo Dubai di Joe Bennet, edizioni Simon and Schuster) 

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