La trama (con parole mie): Rambo sta scontando la sua pena a seguito degli sfracelli provocati nella lotta contro le forze dell'ordine che lo perseguitarono nel primo capitolo della saga quando Trautman, suo vecchio comandante ed istruttore, gli propone un lavoro per il governo da svolgere nel Nord del Vietnam in cambio della libertà. La missione consiste nell'infiltrarsi in una zona che lui conosce a menadito per provare l'esistenza di prigionieri di guerra americani ancora in mano alle forze locali, fotografarli e rientrare alla base: guidato da un'affascinante guida del luogo, Rambo ovviamente non si limiterà ad immortalare i suoi vecchi compagni d'armi per la copertina di "Esercito illustrated", ma farà partire una personale missione di salvataggio in modo da poter salvare più prigionieri possibili.
Questo provocherà l'ira del coordinatore americano Murdock, dei russi coinvolti, ma soprattutto di Rambo.
La prima cosa che mi sono chiesto, rivedendo dopo anni e anni il secondo capitolo delle avventure di Rambo, è come sia possibile che, al giorno d'oggi, non esistano più personaggi di questo stampo.So già che il mio detestabile antagonista Cannibale gongolerà dicendo che è solo che un bene e che sono il solito vecchio dinosauro ancorato al passato, eppure trovo davvero triste che al giorno d'oggi lo spettatore ancora in erba non abbia la possibilità di confrontarsi con le versioni del nuovo millennio dello stesso Rambo, o Indiana Jones, o Rocky Balboa, con tutta la loro carica tendenzialmente naif che permetteva a chi era ragazzino ai tempi di sognare ad occhi aperti e vedere proiettate sullo schermo avventure che, ai tempi, finivano per essere replicate al parco, con gli amici o in solitaria, sfruttando i giocattoli per trasformare un pomeriggio in una potenzialmente infinita serie di evoluzioni delle trame.
Personalmente, ricordo di aver visto Rambo II in sala, nel pieno delle scuole elementari, e di essere uscito completamente divertito dallo scontro tra il buono rigorosamente in solitaria ed un nugolo di malvagi senza nomi che finivano abbattuti come mosche senza averne una percezione distorta in stile anni zero con bombardamenti di Call of duty tradotti - nei casi limite, ovviamente - dai drammi in stile Elephant.
Non che prima non esistessero problemi di squilibri o disadattamento, eppure pare che la patina di innocenza - anche in lavori "da combattimento" come per l'appunto questa saga - si sia persa clamorosamente per strada lasciando tutti - giovani o vecchi nostalgici come il sottoscritto - in balìa di sottoprodotti di valore nullo come Transformers o dello sparatutto di turno dagli incassi anche superiori a quelli di un blockbuster al Cinema.
Terminata questa filippica che ha rischiato di ammorbare anche me, cerco di tornare sulla retta via parlando di quello che è stato un ritorno all'action anni ottanta clamorosamente fracassone, divertente e liberatorio, che onestamente non mi aspettavo da una pellicola che era finita - colpevolmente - nel dimenticatoio di casa Ford: Rambo II, infatti, è una vera goduria per gli occhi perfetta per una qualsiasi serata tamarra al punto giusto, nonchè un compendio di scene indimenticabili ridicolmente involontarie che ogni vero fan del genere dovrebbe religiosamente imparare a memoria.
Costruito su una sceneggiatura che definire risibile è praticamente un complimento e dominato da un'interpretazione titanica del labbro di Stallone, il ritorno di John Rambo sul grande schermo è il tipico filmaccio di serie b di epoca reaganiana, in cui l'eroe americano cazzuto e solitario si diletta a fare pulizia di schiere di nemici comunisti e cattivissimi - dai vietnamiti agli immancabili russi - e non contento trova anche il tempo di prendere a calci in culo anche qualche compatriota non proprio pulito: in questo senso, il personaggio di Murdock offre spunti indimenticabili che portano ad una delle mie sequenze preferite in assoluto nell'ambito del trash, con Rambo nelle mani dei russi che, comunicando con il suddetto Murdock, dichiara "Non sei tu che vieni a prendermi, sono io che vengo a prendere te", dando il via all'evasione e alla sarabanda di culi fatti a strisce per sua stessa mano. Roba da brividi.
Come se non bastasse, a rendere preziosissimo questo secondo episodio troviamo il contributo di Martin Kove, l'indimenticabile John Cleese di Karate Kid, e l'introduzione di un personaggio femminile nell'universo tutto sudore e sangue di Rambo, protagonista dell'imbarazzante momento pseudo romantico che da inizio alla vendetta del protagonista innescando la sua furia e definendo quello che sarà il suo look tipico nell'immaginario collettivo, con la benda rossa attorno alla fronte e la collanina con il Buddha smeraldo al collo.
Tra un'uccisione e l'altra - sono rimasto stupito dal fatto di ricordare ancora l'intera sequenza alla perfezione - ed il celeberrimo scontro tra elicotteri arriviamo al finale, quando la vera bomba della pellicola viene sganciata grazie al monito infarcito di retorica che il Nostro snocciola a Trautman poco prima del famoso botta e risposta "Rambo, come vivrai ora?", "Giorno per giorno" che chiude in bellezza una delle pellicole più incredibili di un decennio troppo spesso sottovalutato ed ormai oggetto di culto assoluto in casa Ford.
Non sarà roba per tutti, ma se da tempo non vi capita di incrociare il cammino del buon John, concedetegli una revisione: sarà qualcosa più di un amarcord, addirittura un'epifania.
Del trash tamarro della peggior specie, ma pur sempre un'epifania.
E in questi tempi di profonda crisi, non si può certo buttare via.
MrFord
"Peace in our liferemember the calloh, a cheer for my brothersthink of them allhome of the brave
we'll never fallthe strength of our nationbelongs to us all."Frank Stallone - "Peace in our life" -