Ramones: Fast, Rock & Furious

Creato il 05 ottobre 2014 da Annalina55

Ramones-Sire Records-1976

Hey Ho! Let’s Go! Hey Ho! Let’s Go!. Con questa semplice esortazione a lasciarsi andare, si apre uno degli album più importanti dell’intera epopea punk. Insieme a Never Mind The Bullocks firmato Sex Pistols e The Clash, l’album omonimo degli americanissimi Ramones, rappresenta la sferzata tonante della nuova gioventù musicale nei confronti del rock classico, della stantia industria discografica e del sistema in generale devastato da crisi economica e sociale. Joey, Johnny, Dee Dee e Tommy vestono i panni di antieroi in jeans strappati e giubbotto di pelle nera, adottano un cognome comune (Ramone) preso in prestito dal Paul McCartney pre-Beatles, suonano con violenza ed alienazione brani che parlano di droghe, violenza, nazismo, problemi relazionali e gettano le basi di un nuovo movimento musicale che dominerà la seconda metà degli anni ’70 arrivando ad influenzare persino Nirvana, Pearl Jam, Sonic Youth e Red Hot Chili Peppers. Al diavolo il mainstream! Al diavolo il successo o la tecnica! Quello che conta è la rabbia, la provocazione, il messaggio di rivoluzione che si vuole lanciare e non i lustrini, i virtuosismi, la hit parade o i concerti sold out. I Ramones in questo non si lasciano certo pregare. Dopo una lunga e problematica gavetta in un locale (all’epoca) di quart’ordine, il CBGB, i quattro si chiudono al Plaza Sound Studio ed in una sola settimana registrano il loro formidabile album di debutto. Costato appena 6000 dollari, l’album, pubblicato nell’aprile del 1976, è accolto positivamente da pubblico e critica anche se le vendite non sono certo entusiasmanti.

« Al momento della sua pubblicazione, nell’aprile del 1976, il primo album dei Ramones fu strabiliante. Rimane uno dei pochi dischi che abbiano cambiato irreversibilmente il pop, ma tutti i primi tre album del gruppo sono determinanti. Dopo di che c’è l’immortalità.» (Jon Savage)

Le canzoni sono proiettili da due minuti e mezzo pronte a devastare la mente e le orecchie di chi ascolta. Niente sconti. Niente compromessi. Una chitarra veloce e distorta, un basso pulsante, una batteria torrenziale e la voce cavernosa di Joey a fare il resto. Nessun assolo, nessuna tecnica, solo la pura potenza di un gruppo intenzionato a suonare il più rumorosamente e il più velocemente possibile. A differenza dei loro colleghi di oltreoceano i loro testi non sono eccessivamente politicizzati; non contengono messaggi di critica sociale, slogan anarchici o rivolta urbana ma sono ispirati dalla vita alienata e alienante delle periferie urbane. Blitzkierig Bop, Judy Is A Punk, Now I Wanna Sniff Some Glue, I Wanna Be Your Boyfriend, Chain Saw e Beat On The Brat rimandano direttamente alla depressione degli Stooges di Iggy Pop, alla violenza musicale di MC5 ed alla devianza dei migliori Velvet Undergroud piuttosto che al sound di Roxy Music, David Bowie o The Who.

Ramones-1976

Persino la loro immagine pubblica non contiene gli stilemi tipici del punk (catene, creste colorate e quant’altro) ma rimanda più semplicemente ad una vera e propria “working class band”. La loro musica fatica a ritagliarsi spazio negli Stati Uniti dove domina la disco music e la crisi è meno pesante, ma sono accolti come veri e propri salvatori del rock’n’roll in Inghilterra. La popolarità, quella vera, non tarderà ad arrivare. Al termine della trilogia completata con Leave Home e Rocket To Russia (entrambi del 1977) diventano un vero punto fermo della scena rock alternativa. Sopravvissuti alla fine del punk e divenuti numi tutelari del garage, dell’hardcore e del grunge. Elencare tutte le band che hanno preso spunto dai Ramones sarebbe perlomeno impossibile. Tutta la scena musicale degli anni ’80, ’90 e 2000 ha un debito di riconoscenza nei confronti dei Fast Four  sia per quanto riguarda le tematiche, lo stile, il modo di stare sul palco e l’abbigliamento. Il loro messaggio è arrivato ed è stato largamente recepito, studiato e ripreso. La forza dei loro album, specie di questo incredibile debutto, rimane intatta negli anni a dimostrazione che qualche volta si può cambiare il mondo (quello musicale) con la sola forza delle idee.


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