Rams: Storia Di Due Fratelli E Otto Pecore - La Recensione

Creato il 07 novembre 2015 da Giordano Caputo
Un astio lungo quarant'anni. E' questo a dividere i fratelli, e vicini di casa, Gummi e Kiddi, non facendoli parlare per via di un litigio di cui loro per primi ricordano poco o nulla e che, nella landa desolata, islandese in cui abitano, in molti tendono a dimenticare o a non concepire.
Eppure tra i due, non più giovani fratelli, la distanza è direttamente proporzionale a quella vicinanza perenne che li accomuna, talmente grande da obbligarli a spartirsi il gregge di famiglia, di cui proteggono gelosamente il ceppo e da cui periodicamente pescano il loro montone migliore per partecipare ad una specie di concorso di bellezza in cui a vincere è l'animale più in salute e più in forma della vallata. Una vallata popolata prevalentemente da altri allevatori di pecore come loro, che alla notizia della scrapie, contratta dal montone di Kiddi - vincitore dell'ultima edizione del contest - cade letteralmente in ginocchio a seguito della decisione presa dalle autorità di abbattere ogni ovino della zona, dal primo all'ultimo, per evitare l'espandersi della malattia infettiva. Decisione drastica, dunque, seguita tuttavia alla lettera dai chiamati in causa per assecondare il bene comune dei greggi presenti e futuri, ma contestata rabbiosamente da chi a quelle radici profonde e familiari tiene fortemente e non ha la minima intenzione di andarle a seppellire sotto terra. Buon sangue non mente, insomma, semmai rinforza e avvicina, lavorando sotto traccia a molteplici soluzioni che, se da una parte sono esclusivamente a sfondo minatorio e violento, dall'altra assumono dei tratti illeciti e furbi quanto inaspettati. Per i due litiganti è il momento di deporre l'ascia di guerra, di riavvicinarsi poco a poco, passando dai proiettili di un fucile, alle lettere scritte a mano, fino al confronto definitivo faccia a faccia dove il salvataggio di quelle origini a cui tanto tengono vince su tutto, sacrificando l'orgoglio e, se serve, persino qualcosa di più.
Ci porta in una parte di mondo sconosciuta allora il regista Grimur Hakonarson, fatta di una pace, di una bellezza e di una routine che probabilmente molti di noi faticano a capire, ma di cui non si può assolutamente negare la sensazione positiva emanata. Una cultura estranea, con cui avere un riscontro può esser difficile, salvo per quella parte passionale e desiderosa che smuove i due protagonisti e con la quale è impossibile non patteggiare sostenendo la causa fino in fondo. Del resto le pecore in "Rams: Storia Di Due Fratelli E Otto Pecore" sono tutto, oltre al sostentamento sono paradossalmente anche dei figli, delle donne (anche se l'unico rapporto può essere platonico), i due fratelli stessi, specchiandosi, somigliano a delle pecore, sostenendo così, appunto, la forza di quella relazione che lentamente anche a noi estranei risulta comprensibile e rispettabile.
Gli si contesta, perciò, solo la scelta di aver voluto cambiare registro in fase di conclusione a Hakonarson, di accantonare quel tocco semi-serio (con sfuriate grottesche) adottato per buoni tre quarti della pellicola, seguendo la scia di un finale drammatico e dalle sfumature vaghe, interpretabili a più facciate. Una svolta repentina che unita all'intuizione debole che l'ha messa in moto, fanno perdere al suo lavoro parecchio di quel buono che era riuscito ad accumulare.
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