Rapina alla gioielleria all'Eliseo.

Creato il 13 dicembre 2015 da Gianna
La notizia è questa: 
La gioielleria Chopard davanti all’Eliseo a Parigi è stata rapinata da un uomo armato, fuggito con un bottino ricco: secondo i primi riscontri la refurtiva ha un valore di circa un milione di euro. Maneggiando una pistola, forse finta, il rapinatore è riuscito a farsi consegnare i gioielli e poi ha lasciato la zona indisturbato. In poco tempo, ha fatto perdere le tracce. In pratica, ha beffato tutti. Il reato è avvenuto intorno alle 10 della mattina di venerdì 11 dicembre. E secondo le prime testimonianze l’artefice del furto sarebbe un uomo sulla quarantina, che «si presentava bene». Con fare discreto, il malvivente è stato «abile a non attirare l’attenzione». Il colpo è avvenuto in una delle zone più sorvegliate della capitale, piena di telecamere, al civico 72 della rue du Faoubourg Saint-Honoré, nel cuore blindatissimo di Parigi. In queste ore si moltiplicano critiche e interrogativi sull’efficacia del dispositivo di sicurezza in quella che a un mese dalle stragi jihadiste di venerdì 13 novembre è una delle aree più sensibili della capitale.
Non è una gran notizia, se non per il fatto che è quantomeno strano che, con le misure di sicurezza così spianate, possa essere accaduto. Quella che invece voglio riportare è la descrizione che ne fa Brèves du désordre e che ho trovato tradotta su Finimondo. E' fantastica!
E' arrivato tranquillamente. 
È arrivato tranquillamente, un venerdì mattina, e si è diretto verso la parte ovest di Parigi. In una zona satura di polvere per un vertice internazionale ancora in corso, e uno stato d'emergenza in vigore già da troppo tempo. Attorno a lui brulicano uomini in uniforme, con armi da guerra in spalla, e altri ancora in civile, pronti a sfoderarle. Alcune decine di metri più in là, i balletti di berline coi vetri oscurati non augurano nulla di buono a tutti i nemici interni.
In rue du Faubourg-Saint-Honoré non esiste il numero 13, soppresso dalla superstizione bigotta dell'imperatrice Eugenia, un ordine scrupolosamente rispettato da tutte le Repubbliche successive, benché lo Stato, la scienza e l'economia siano diventati gli Dei più visibili della spazzatura che ne popola i vertici. Che importa, l'uomo non si cura di questi aneddoti, non è con la storia che ha appuntamento ma con se stesso. Prosegue il suo cammino fino al numero 72, incorniciato da due piccoli alberelli di Natale tanto falsamente innevati quanto ridicolmente kitsch. Suona alla porta. Gli viene aperto. Suona una seconda volta, e la seconda porta reagisce allo stesso modo. Alcuni minuti più tardi sta nuovamente percorrendo il medesimo marciapiede, nel cuore della zona rossa più protetta di un paese in guerra. Con la tasca un po' più pesante. Leggermente più pesante, ma solo lui ne è consapevole. Si allontana da quel quartiere malfamato così come era arrivato, tranquillamente. Qualche metro più in là, gli assassini giurati dell'Eliseo, della residenza ufficiale dell'ambasciatore degli Stati Uniti e del ministero degli Interni continuano il loro sporco lavoro, imperturbabili.
L'allarme viene dato troppo tardi. Verso le 11, quattro vetrine della gioielleria Chopard sono state svuotate dei loro orologi di lusso da un uomo solo, «che si presentava bene» e «non destava preoccupazione», sotto il naso e in barba di tutti i dispositivi di sicurezza delle strade limitrofe. Per più di un milione di euro. Qualcuno ha allungato il braccio — armato di determinazione e di audacia — per alleggerire un negozio dei suoi valori concentrati in abbondanza. Oggetti che non mancheranno a nessuno, e che ora fanno dell'uomo uno dei più ricercati della capitale, di questa capitale in cui nulla deve più accadere. Solo una settimana prima, il potere si era vantato di un calo del 16% di furti nella regione parigina dopo il 13 novembre. L'uomo avrà forse sorriso ascoltando quelle cifre. Non è certo lui che contribuirà ad alimentarle!
Una radio locale passa la notizia in maniera intermittente, con un tono al tempo stesso scandalizzato e spaventato. Dall'altra parte delle onde, nessun dubbio viceversa che diversi ascoltatori si siano rallegrati per lo sconosciuto dalla determinazione intatta. Alcuni, con la rabbia nel cuore e la libertà per passione, si saranno forse domandati a bassa voce: e se, invece di restare su una posizione difensiva protestando (invano) contro uno stato d'emergenza destinato a permanere, non sarebbe piuttosto ora di sfidare il terrorismo di Stato continuando a sviluppare (fruttuosamente) le nostre attività sovversive nonostante lo stato d'emergenza? Perché con un po' di fantasia ed immaginazione, tutto è sempre possibile per quegli individui che non si rassegnano.
Parigi, venerdì 11 dicembre 2015


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