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Raptus segreti, gocce di sangue e rose rosse per Sinister Film

Creato il 11 maggio 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Soltanto qualche puntata addietro, all’interno di questa nostra rubrica settimanale dedicata all’home video digitale, abbiamo avuto modo di rispolverare Chi giace nella culla della zia Ruth? (1972) di Curtis Harrington, cult della tensione su celluloide con protagonista la vincitrice del premio Oscar Shelley Winters nei panni di una ricca vedova mai ripresasi dalla morte accidentale della figlioletta, caduta dalle scale mentre tentava di scendere scivolando sul corrimano, tanto da affidarsi a due falsi medium per mettersi in contatto con lei.

Per il compianto cineasta losangelino, però, aveva anche lavorato ne I raptus segreti di Helen (1971),

i raptus segreti di helen
ora riscoperto su supporto dvd tricolore – con trailer cinematografico quale contenuto speciale – dalla stessa Sinister Film che aveva già provveduto a riesumare il lungometraggio di cui sopra.

In questo caso, la trama ruota attorno ad Helen (la Winters, appunto) e Adelle (Debbie Reynolds), le quali, madri di due ragazzi condannati a morte, decidono di trasferirsi sotto falso nome a Hollywood; dove la seconda allaccia un rapporto sentimentale con un ricco vedovo, mentre la prima comincia a dare chiari segni di squilibrio dovuti anche all’influenza della pseudomistica sorella Alma (Agnes Moorehead).

Quindi, se vi sembra di avvertire similitudini con il super classico del thriller al femminile Che fine ha fatto Baby Jane? (1962) di Robert Aldrich, non siete sulla strada sbagliata, perché la sceneggiatura è qui firmata dallo stesso Henry Farrell che scrisse il romanzo da cui venne tratto il film interpretato da Bette Davis e Joan Crawford.

E, tra lo psicodramma e il Grand Guignol, il risultato è uno spettacolo che, concepito con mano visionaria e non privo di cadaveri, non manca di regalare forti emozioni e momenti intrisi di inquietudine.

Ma Sinister recupera dal dimenticatoio anche il francese Tre gocce di sangue per una rosa (1970)

tre gocce di sangue per una rosa
di Claude Mulot, praticamente uno dei tanti rifacimenti non dichiarati del sottovalutato Occhi senza volto (1960) di Georges Franju.

Infatti, abbiamo il dottor Rohmer (Howard Vernon) che, esperto in interventi chirurgici di plastica facciale nonostante sia stato radiato dall’albo a causa di un’operazione difettosa, prima si trova a dover curare in un istituto botanico le piante collezionate e create dal barone Frederic di Lansac (Philippe Lemaire), poi viene incaricato dallo stesso di rimettere a nuovo il volto della sua sposa Anna (Anny Duperey), sfigurata con il fuoco dalla gelosa Moira (Elizabeth Teissier), innamorata dell’uomo.

Con la risultante di un discreto horror che, infarcito di indispensabili nudità femminili e bizzarri nani domestici volti ad accentuarne il grottesco clima generale, tira presto in ballo uccisioni di povere sventurate guardando in parte al poeta del  lesbo-vampirismo d’oltralpe Jean Rollin, in parte al prolifico maestro del trash iberico Jesus Franco (non a caso, circa dieci anni prima affrontò un soggetto analogo nel suo Il diabolico dottor Satana, oltretutto con lo stesso Vernon protagonista).

Un disco corredato di galleria fotografica, come pure Rose rosse per il demonio (1972) di Peter Sykes,

rose rosse per il demonio
altra prelibatezza dell’orrore da schermo sfornata dalla label di CGHV specializzata in noir e fantascienza del passato.

Circolata anche con il titolo Demoni della mente ai tempi delle videocassette, trattasi di una produzione in costume della mitica Hammer Films Productions incentrata sul giovane Emil (Shane Briant), ragazzo con problemi mentali che, figlio di un nobile misantropo, è indicato da un medico come l’assassino di alcune giovani donne misteriosamente perite nei dintorni del castello dove vive insieme al padre ed alla sorella Elizabeth (Gillian Hills).

Produzione in costume che fa della splendida fotografia di Arthur Grant e delle avvolgenti atmosfere gotiche i propri ingredienti vincenti, man mano che la rivelazione costa al medico la vita per mano del nobile, interessato anche ad eliminare i figli, da lui ritenuti troppo anormali per vivere.

Fino alla conclusione di un elegante elaborato grondante morbosità e, quando necessario, liquido rosso, ma che, allo stesso tempo, lascia tranquillamente avvertire tra i fotogrammi un chiaro attacco nei confronti del sangue blu visto come vera e propria maledizione per la società.

Francesco Lomuscio


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