RASSEGNA STAMPA/ Chiude “Stasera che sera!”, la “più volgare ed efferata” trasmissione della domenica

Creato il 19 gennaio 2011 da Iltelevisionario

I giornali in edicola oggi si sono scatenati (come previdibile) sulla cancellazione di Stasera che sera! di Barbara d’Urso, la “più volgare ed efferata trasmissione della domenica” così aspramente definita dal critico tv Aldo Grasso. La conduttrice inoltre si difende sulle pagine de Il Giornale in merito alle polemiche nate in seguito all’ospitata dell’attore Francesco Nuti nella seconda ed ultima puntata dello show.

Barbara D’Urso e il caso Nuti: “Non invitarlo in trasmissione sarebbe stata la vera ipocrisia”

(da il Giornale) Signora D’Urso perché ha esposto Nuti alla gogna in Tv?
«Non capisco perché si stia parlando di gogna. Perché ho mostrato il volto di un uomo che soffre e che lotta per tornare a vivere? Ma la televisione che cosa deve fare? Mandare in onda solo risate e balletti felici? A leggere certe critiche rimango senza parole: se portiamo in Tv i tronisti e i partecipanti al Grande Fratello ci dicono che non sappiamo rappresentare la vita reale, se portiamo in Tv (accanto a momenti di svago e divertimento) una storia di reale ci dicono che è Tv del dolore. Ma allora che dobbiamo fare?»

Quella di Nuti è una storia reale. Ma quello che resta è l’esibizione della sofferenza in Tv.
«E allora? La sofferenza non si deve mostrare in Tv? Ma cos’è? Una scelta di pulizia etnica? Allora non mostriamo nemmeno gli handicappati, i malati, togliamo la parola a chi rimane ferito magari in un incidente stradale, anche se ha qualcosa da dire, anche se vuole venire a rappresentare la sua storia perché così magari spera di dare un senso al suo dolore. Se è vietato mostrare la sofferenza in Tv allora avremmo anche dovuto impedire di mandare in onda il messaggio di Welby. Lo ricordate? Era un messaggio fortissimo di un uomo così malato che chiedeva di morire. Colpì tutta l’Italia, aprì il dibattito sull’eutanasia. Lì non c’era la sofferenza esibita? Ricordate papa Giovanni Paolo II? Ricordate come mostrò fino all’ultimo il suo corpo malato agli occhi del mondo?».

C’è una bella differenza tra le due situazioni.
«Certo, Nuti non è il Papa, ma aveva anche lui un messaggio da dare, un messaggio di sofferenza, ma anche di voglia di vivere, di riprendersi, un segnale di coraggio e di speranza. Perché avrei dovuto impedirgli di andare in onda? Lui era d’accordo, la sua ex compagna era d’accordo, suo fratello era d’accordo, il suo tutore era d’accordo, i medici erano d’accordo. Francesco si sente dimenticato, tradito da tutti, abbandonato. E noi avremmo dovuto rispondergli: no, tu non puoi venire in televisione, come vorresti fare, perché sei malato? Sei brutto, sbavi molto e fai impressione allo stomaco delicato dei nostri critici tv?»

Ha portato in trasmissione anche operai e scrittori. Qualcuno li ha definiti «una foglia di fico» per coprire il solito trash.
«Rivendico con orgoglio quelle scelte. Per la prima volta, credo, una trasmissione in prima serata di Canale 5 è stata aperta da una lettera di un operaio della Fiat. Poi c’era la lettera di un campione olimpico. Poi un poliziotto e una campionessa di ginnastica. Tutto per introdurre il tema dell’Italia, che era il nostro ospite d’onore. Vi invito a risentirle quelle lettere, altro che foglia di fico: dicevano cose vere che spesso rimangono fuori dalla televisione, soprattutto in prima serata».

Gli scrittori sono stati molto criticati.
«Rivendico di aver portato gli scrittori in prima serata e di averli presentati come delle star. Forse il dibattito con loro poteva essere impostato meglio, forse gli ingredienti dovevano essere miscelati diversamente. Ma era la prima volta che gli scrittori arrivavano in prima serata, che venivano presentati a un pubblico “largo”, magari non abituato ai libri. Io sono orgogliosa perché almeno ci abbiamo provato e solo provando cose nuove si possono aprire nuove strade».

Chiuso il programma della D’Urso

(di Alessandra ComazziLa Stampa) Teste dure. Non si vogliono qui dare giudizi morali sullo sfruttamento della partecipazione di Francesco Nuti, che va rispettato sopra tutto e sopra tutti, al programma di Barbara D’Urso «Stasera che sera», Canale 5. Già il programma ha avuto la sua nemesi punitiva, chiuso dopo due puntate, ascolti umiliati, doppiato da «Rossella», romantica fiction di Raiuno. Ieri la conduttrice lo ha dichiarato col sole in fronte, aprendo «Pomeriggio cinque»: «Il mio editore Piersilvio Berlusconi in accordo con Mauro Crippa (direttore informazione Mediaset, ndr) ha deciso di sospendere la trasmissione. Siamo consapevoli di aver fatto una scelta giusta. Ma io sono napoletana e voglio guardare avanti. Torneremo più forti di prima».

Ognuno fa la televisione che sa fare, Fazio Chiambretti Pippo Baudo la Carlucci, tutti, ripetono più o meno il loro schema consueto; chi non vuole ripetersi, come Fiorello o come Arbore, sta fuori. Pure D’urso fa la tv che le è più congeniale, dolore, lacrime, pettegolezzi, doppi sensi: e doppi sensi di tale insipienza, che la settimana precedente hanno rovinato persino l’esibizione dell’ultima scoperta degli intellettuali organici, Checco Zalone. Posta dunque una naturale predisposizione alla sceneggiata, troneggia, grossa come una casa, una domanda su quelle teste dure: perché gli editori, i direttori di rete, glielo lasciano ancora fare, un programma così? Perché sono gli ultimi a capire che il pubblico cambia e che i simbolici dieci milioni di «Vieni via con me» non possono non voler dire niente? Certo, c’è Avetrana. Ma Avetrana si è trasformata in un romanzo d’appendice incrociato con «CSI»: Francesco Nuti, invece, restava un persgonaggio vero, con il suo dolore. Non era nemmeno la prima volta che tornava in video, ci era già andato in novembre, ai «Fatti vostri» di Magalli, che era stato più pietoso. Su Canale 5, il costante primo piano della sua maschera tragica, con i lamenti, era una visione insopportabile, anche per i palati forti, fedeli d’ursiani. Per ottenere ascolti, dovrebbero saperlo, i cinici: dolore sì, ma con giudizio.

Tv del dolore, Mediaset chiude l’horror targato Barbara D’Urso

(di Roberto BrunelliL’Unità) Un urlo silenzioso: la bocca semiaperta, il volto contratto. La telecamera sta lì, e lo guarda, per il piacere o il dolore degli spettatori. Ma il Dio Auditel ha tradito, nonostante i sacrifici offerti: lo show Stasera che sera – che il critico tv del Corriere Aldo Grasso ha definito «la più volgare ed efferata trasmissione della domenica» – chiude precipitosamente i battenti dopo due sole puntate, travolto dai pessimi ascolti e da uno tsunami di proteste. È che, all’apice di un delirio ultra-trash, domenica Barbara D’Urso, la conduttrice, aveva spiattellato lì la tragedia di Francesco Nuti, malato da anni: ecco a voi le pelose testimonianze di Mietta, di Pieraccioni e altri, le immagini della sua bimba, le promesse di meravigliosi progetti futuri e lui, l’ex Giancattivo in collegamento che rimane come scolpito in un’espressione terribile, di pianto e dolore. Poco prima ben cinque scrittori disquisivano nel medesimo studio sull’Unità d’Italia, non sia quanto consapevoli o compiaciuti dell’abisso della trasmissione e, subito dopo, l’immancabile balletto con natiche per aria e mutande inguinali.

Niente da fare: lo show è stato doppiato nella corsa agli ascolti da una pessima fiction su Rai1 e Mediaset ha visto bene di chiudere la trasmissione. «Quando un esperimento non riesce è onesto interromperlo senza cercare scuse»: così ora dice, in una nota, il direttore generale Informazione Mediaset Mauro Crippa. «Innovare è sempre la strada giusta e ci riproveremo con fiducia. Un sincero ringraziamento a Barbara che ha mostrato coraggio e professionalità». Altro che.

La domanda, però, è: poterono di più le polemiche o i bassi ascolti? È vero che già lunedì i siti ribollivano di proteste e di commenti indignati per il numero sul regista e attore toscano, che anni fa ebbe un incidente domestico in seguito al quale cadde in coma. I commenti sui giornali non sono stati molto più teneri. Non ha funzionato, questa volta, la pornografia dei sentimenti che tanta fortuna ha portato ad altre trasmissioni, soprattutto in casa Mediaset? Oppure in effetti è la sensibilità del pubblico nel paese di una telenovela impazzita intitolata Bunga Bunga che sta cambiando?

A ME IL POPOLO!
D’Urso sembra non avere dubbi: solo un incidente di percorso. Anzi. «Torneremo più forti di prima», ha ieri declamato nel suo salottino di Pomeriggio Cinque, anch’esso in onda sulla rete ammiraglia Mediaset, in un surreale processo di autoassoluzione mediatica, utilizzando la propria debacle d’ascolti come trampolino di lancio per il ludibrio del solito bla bla pomeridiano. «Vorrei parlare a tutti i milioni di telespettatori che mi guardano ogni pomeriggio…». E vai con la sua variante personale di quel che è cinico e quel che non lo è, dibattito su eutanasia compresa: «È tv giusta quando si mostra per motivi etici il dolore di Welby? Quello non è cinismo e questo sì?». E al povero spettatore solo questo rimane: un urlo silenzioso, come quello di Nuti.



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