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RASSEGNA STAMPA/ La nuova “pretty woman” Ruby con la regia di Signorini

Creato il 21 gennaio 2011 da Iltelevisionario

RASSEGNA STAMPA/ La nuova “pretty woman” Ruby con la regia di Signorini

Rassegna stampa dedicata alla chiacchierata partecipazione di Ruby a Kalispera!, il talk show di Alfonso Signorini in onda su Canale 5. Il  salotto  domestico e familiare di Signorini si candida di diritto a diventare la “Quarta Camera” dopo la “Terza Camera” rappresentata dal programma “Porta a Porta” di Bruno Vespa.

RASSEGNA STAMPA/ La nuova “pretty woman” Ruby con la regia di Signorini

La propaganda rosa di casa Signorini

(di MassimilianoPanarari La Stampa) Una macchina comunicativa perfetta, dove ogni minimo dettaglio risulta curato in maniera maniacale, e nulla è lasciato all’ improvvisazione. Un autentico piccolo capolavoro di propaganda. Questo è stata la puntata di due giorni fa di «Kalispera!», la trasmissione condotta da Alfonso Signorini, che ha ospitato un’intervista a Karima El Mahroug, alias «Ruby Rubacuori». Proviamo, allora, a smontare il programma – o a decostruirlo, come dicono gli specialisti dei vari tipi di linguaggio simbolico – per analizzare i messaggi che gli ideatori e il conduttore della trasmissione hanno voluto trasmettere al loro, numerosissimo, pubblico. Signorini, direttore dei settimanali «Chi» e «Tv Sorrisi e Canzoni», è il campione della stampa rosa e leggera, e il suo «Kalispera»!, programma nazionalpopolare (o «gossipopolare», come potremmo dire in questa nostra epoca postmoderna), ha la funzione dichiarata di permettere agli italiani di «staccare la spina» e di respirare un po’ di aria di disimpegno – qualcosa di simile, in un certo senso, alle «serate rilassanti» del presidente del Consiglio di cui tanto si parla in queste ore (seppure a un costo nettamente inferiore…). Una trasmissione di spettacolo e pettegolezzo che, in realtà, come conferma l’intervista alla neodiciottenne più chiacchierata del momento, si converte in un programma eminentemente politico, investito del delicato compito di sostenere con forza una tesi di stampo «innocentista» sulle feste notturne del premier. Il salotto di «Kalispera!» – disegnato all’insegna di una coreografia molto domestica e familiare (il focolare) – diventa così centrale per le vicende politiche nazionali, e si iscrive di buon diritto a diventare la «Quarta Camera», dopo la «Terza Camera» rappresentata dalla «Porta a Porta» di Bruno Vespa. Molto più rassicurante del Transatlantico di Montecitorio, e immensamente più vicino al senso comune dell’italiano medio (ma, proprio come il primo, al centro delle manovre di Palazzo), il soggiorno di Casa Signorini ospita la «verità» di Ruby Rubacuori, vestita da femme fatale secondo i dettami dell’estetica Billionaire, ma sempre abbastanza contrita. Le riprese sono effettuate spesso in primo piano, indugiando sulla mimica dei due protagonisti del dialogo, che sottolineano col body language e con espressioni facciali molto – a tratti persino troppo – pronunciate quanto stanno dicendo. C’è un Alfonso Signorini (con il cane, dall’eccentrico nome di Vespa, placidamente sdraiato ai piedi) estremamente paterno e affabile, che indirizza il discorso della ragazza, confermandosi un formidabile maestro di cerimonie mediatiche e un fuoriclasse della propaganda proBerlusconi attraverso il soft power e l’orientamento dell’immaginario del popolo televisivo.

Di tanto in tanto, compare, in maniera per nulla subliminale, il sottopancia (ossia la scritta in sovrimpressione sullo schermo) che definisce la vicenda di cui stanno parlando Signorini e Karima come lo «scandalo intercettazioni», non spiegando affatto, quindi, quali sono i contorni della vicenda e ingenerando una forte sensazione di cortocircuito informativo. Analogamente a quello che fanno molte delle dichiarazioni della signorina El Mahroug che, nel salotto di Canale 5, afferma cose opposte a quanto sostenuto nei verbali e nelle deposizioni davanti all’autorità giudiziaria, probabilmente a causa della «doppia personalità» che la caratterizza, come lo spettatore apprende nel corso del programma. Le contraddizioni, si sa, alzano una cortina fumogena e vanno nella direzione di quello che, rifacendoci al filosofo Cornelius Castoriadis, potremmo chiamare il «regime dell’equivalenza», in cui ogni affermazione equivale all’altra, e quindi la verità diventa irriconoscibile e indistinguibile (ragion per cui il «caso Ruby» si rivela uno «scandalo» qualsiasi, come decine di altri). Una deriva, questa, che i media possono giustappunto assecondare in modo magistrale. «Kalispera» in greco, come ha spiegato Signorini che, nella vita precedente, è stato docente di materie classiche, significa «buonasera».

E il suo programma dell’altra sera, infatti, ci dà il benvenuto, per così dire, nel regno dell’Iperrealtà. Ovvero, all’interno di una realtà virtuale e di una sorta di Second Life, dove si parla una «neolingua» (quella, costellata di paroline stile «amore» e «tesoro», di cui sono piene anche le intercettazioni) e si confermano codici emozionali eterni – dalla storia strappalacrime delle violenze subite da Karima ad opera di «due zii» (mentre il padre sostiene di avere un solo fratello) all’invito a celebrare un bel matrimonio con il fidanzato che le viene rivolto da Signorini. Che si conferma, una volta di più, un abilissimo stratega e un professionista assoluto della fabbricazione di consenso politico attraverso la sottocultura tv e la manipolazione delle materie di cui sono fatti i sogni di una parte degli italiani. E peccato se il prezzo da pagare è quello di negare l’evidenza.

 

Quella vita parallela costruita a tavolino

(A fil di rete di Aldo GrassoCorriere della Sera) Temo che Alfonso Signorini si sia imbarcato in un gioco più grande di lui. In questi anni ha dimostrato di essere un gossipparo intelligente, un pungente osservatore di costume, un campione della tv gay oriented. Da un po’ di tempo, ha deciso di lasciare la leggerezza per una pesantezza che è fuori dal suo registro: alla sventatezza ha preferito la militanza. Non rischia un clamoroso scivolone?

Credo che la sua intervista a Karima El Mahroug, in arte Ruby Rubacuori, sarà a lungo studiata da chi è interessato al funzionamento dei media. Intanto perché era un corpo totalmente estraneo ai canoni di «Kalispéra» (viene annunciata nel corso del programma, con Teo Teocoli che si abbandona allo stupore, e dopo si vede che è una registrazione) e poi perché appartiene ai quei generi neotelevisivi – i people show, i talk, i reality – dove verità e finzione si mescolano statutariamente (Canale 5, mercoledì, ore 23).

Senza entrare nel merito della vicenda processuale, l’intervista ha una sua struttura narrativa che dà la sensazione di un lavoro a tavolino per creare alla ragazza una nuova personalità, a cominciare dal cambio del nome: non più Ruby Rubacuori ma Karima, con la piena approvazione dell’intervistatore.

E poi il dialogo si snoda secondo un tracciato narrativo, da sceneggiatura: l’idea della costruzione di una vita parallela (concetto molto moderno, forse al di sopra del bagaglio culturale di Ruby), l’infanzia tragica con la violenza degli zii («per sfuggire al tuo dolore hai cominciato a costruirti una vita parallela», ribadisce Signorini), il padre che la considera una «porta iella», il catechismo studiato di nascosto, la fuga da casa a soli 12 anni («Eri vecchia dentro», chiosa Signorini), i furti per necessità, l’insegnamento della madre, quella che aveva coperto la violenza familiare («puttane si nasce, non si diventa») e, come da copione, il nuovo amore, tal Luca Risso. Insomma, Signorini passa da Elena Santarelli a Karima Santarellina.

RASSEGNA STAMPA/ La nuova “pretty woman” Ruby con la regia di Signorini

E la regia di Signorini, tra lacrime e patacche, trasforma Ruby nella Traviata di Arcore

(di Francesco MerloLa Repubblica) L’affidamento di Ruby, che fu negato a Lele Mora prima e a Nicole Minetti dopo, se l’è aggiudicato Alfonso Signorini, ed è un “affidamento di fatto” sull’esempio delle “coppie di fatto”: “Tienitela stretta questa persona” gli ha detto parlando di se stesso durante l’intervista core a core che mercoledì ha sbancato l’audience.

Poi ha stimolato e accompagnato il pianto della reverente pretty woman con il suo sperimentato repertorio di mossette e di musetti: reciproca incontinenza di emozioni, mai gemiti di umiliazione, niente singhiozzi, lacrime sì ma furtive, e subito sorrisi di risarcimento perché “al pubblico piace chi piange e mai chi si compiange” spiegò Strehler a Modugno: “l’amore rende forti” sussurra Signorini a Ruby e parte l’applauso a comando.

Signorini si è dunque preso la rogna e l’ha trasformata in una traviata ad alta densità morale, l’ha rivestita, le ha tolto di dosso la volgarità, mi raccontano che la porta a cena e la istruisce, e infatti durante la confessione le porgeva l’italiano: “adottata, adottata” ha corretto quando Ruby diceva e ripeteva “rinnegata, speravo che l’Italia mi avrebbe rinnegata”. E se Ruby viene fuori al naturale, “perciò mi sono messa a dire cavolate”, il regista la riporta dentro il libretto d’opera: “Per sfuggire al tuo dolore ti sei inventata una vita parallela”. Allora lei annuisce e lui si compiace, al punto da sbagliare i tempi e tradirsi persino anticipando la scena madre: “Vuoi raccontare com’è andata quella sera quando hai provato a prostituirti?”. Insomma la “briffa”, ma senza i microfoni nascosti che usava Gianni Boncompagni con Ambra e con Isabella Ferrari. Anche se il metodo, sia pure aggiornato e svirilizzato, è ancora “Guida per la donna intelligente” di Bernard Shaw e quel “Pigmalione” meglio conosciuto come My Fair Lady

Dunque nell’intervista il passato remoto diventano le marine e i tramonti infuocati del Marocco e il futuro prossimo è la famiglia italiana, tre figli, il vero amore, il matrimonio con Luca che viene infatti chiamato ed entra in scena da comparsa e nulla più. E poco importa che nelle intercettazioni questo Luca sia trattato dalla stessa Ruby come un fidanzato – patacca. Nell’opera lirica che Signorini dirige patacca e verità sono solo attrezzature di scena: si equivalgono. Un altro fidanzato, quello di Noemi, al quale Signorini dedicò uno spettacolare servizio fotografico, è ora svanito nel nulla: la televisione è il solo mondo dove la bugia ha le gambe lunghe. E inventarsi un fidanzato non è neppure reato.

Ma non è strategia giudiziaria, la sua non è televisione-processo. Dopo i mille flop della destra, da Socci a Paragone, da Berti a Pialuisa Bianco, Signorini è la risposta, in chiave di melodramma, alla tv di Santoro e della Gabanelli. Mette in scena la melassa del pianto e del riso, della serenità e del turbamento, per conquistare le mamme. È fatta più di donne che di uomini la sua audience abituale, più Sud che Nord, e con un’istruzione medio bassa. Dunque punta alle famiglie tradizionali che, pur scandalizzate dalla dissoluta vita della Traviata, piangono quando questa muore in scena. E trasforma ‘O Malamente’ del faldone giudiziario in una casta diva: il suo eroe, il suo Berlusconi, diventa l’uomo generoso e munifico che paga e non consuma: “Salii in camera – racconta Ruby – e davanti al cliente che allungava le mani, mi misi a gridare. E lui mi disse: non lo fai per mestiere? Mi diede lo stesso i mille euro e mi raccomandò: resta sempre così”. Ecco inventata la piccola fiammiferaia che si mantiene pura come l’acqua di fonte. “E poi le chiamano donnine allegre”, diceva Totò.
Dunque Ruby, per usare un’immagine cara a Signorini, è una Callas trafitta da mille dolori: violentata a nove anni dagli zii, picchiata dal padre che le versa l’olio caldo sulla testa, bambina vittima del medioevo musulmano. Signorini le ha messo in bocca tutti gli stereotipi positivi e politicamente corretti. La sua Ruby è l’identikit di un campione della modernità, un’eroina di sinistra, democratica, laica, emancipata, una piccola Lady Gaga, una piccola Madonna, uno di quei miti che ci aiutano a scrollarci di dosso l’Italietta maschilista e repressiva. Con questa biografia velata con lo zucchero in venti minuti Ruby prova a fare quello che in cinquecento pagine non è riuscito neppure a Camille Paglia con tutto il suo Sexual personae. Ed è sempre grande, matura, mai minorenne, perché l’infanzia, nel melodramma, o è violata o è rubata, mai è vissuta: “A dodici dicevo che ne avevo diciannove”. Quando ne aveva nove era una piccola femminista tra i maschi di Marrakesh: “Mi ribellai perché noi ragazze non potevamo andare a fare il bagno”. A dodici abiura Maometto: “Dissi a mio padre che non credevo nella sua religione”. A sedici “andavo a scuola di nascosto”. Sogna la cultura, l’istruzione, “non mi hanno fatto studiare e dunque mi sono messa a cercare il guadagno facile del mondo dello spettacolo”. E “perché una cubista italiana è un ballerina mentre una cubista marocchina è una troiona?”. Signorini dice: “Hai vissuto dieci vite. Ma forse credevano che eri adulta perché ti sentivi vecchia dentro”.

Dunque ancora una volta Signorini tenta il bersaglio di sempre, spostare l’Italia delle famiglie, traslocarla da Porta a Porta e dai giornali-istituzione nel melodramma e nel rotocalco. In quel rituale del potere berlusconiano che è sempre stata l’informazione, il Signorini che trionfa in radio e in televisione e intanto dirige con successo le corazzate “TV sorrisi e canzoni” e ‘Chi?’, definitivamente ha seppellito Bruno Vespa, rimasto inchiodato al nove per cento. A differenza di Vespa, che è il nome del suo cane di casa, “un cane lesbo-chic”, Signorini sa infatti essere spietato, impicca D’Alema con il cappio di cachemire, ridicolizza il suo rivale Vinci facendolo ballare con Belen, cult del grottesco blob, pubblica le foto in panza e braghe di chi parla male di Berlusconi che invece è ritratto come un re, inventa il gossip, addomestica il retroscena…

Ma attenzione: mentre aggiusta Rubi aggiusta anche se stesso, si impossessa mani e piedi della fase terminale del berlusconismo. Mi raccontano di un cavaliere infuriato per un servizio di “Chi?” su Italo Bocchino e di un Signorini che gli tiene testa e invita… Bocchino a Kalispera: meglio lo serve e più si libera, più si rende necessario e meno obbedisce. Insomma ha conquistato un potere che non ha più nessuno: alla Mondadori, al Giornale di Sallusti, a Mediaset, in Rai e in quel che resta del partito del Popolo della libertà e nei conseguenti, trasversali libri paga. Ma quel che Confalonieri chiamava ” il gioco mozartiano di Silvio” nelle sue mani diventa farsa grottesca, il giullare sostituisce Machiavelli, sogna di diventare l’amministratore unico dello sfascio, vuole la tutela sgargiante del fallimento politico.

 

Candido, seduttore, gentiluomo: l’onda mediatica salva-Silvio

(di Mario AjelloIl Messaggero) Prima c’era soltanto il «fango». Ora, contro il «fango», è stata attivata la doppia lavanderia. Serve a ripulire l’immagine delle ragazze che fanno festa con Berlusconi («Io? Mai stata una prostituta», annuncia Ruby in tivvù da Alfonso Signorini) e a rendere candida, come quella di un anziano signore votato ormai a far del bene senza nulla pretendere in cambio se non amori platonici e tanto purissimo affetto, la figura del Cavaliere («Lui? Non m’ha mai sfiorato», assicurano in coro a reti quasi unificate sia la Rubacuori che le altre).

La verità dei “fanghisti”, ovvero dei pm e dei loro tifosi mediatico-politici, descrive le feste di Arcore come il replay delle scene di «Salò e le 120 giornate» in cui Pier Paolo Pasolini narrava la degenerazione perversa di un potere al crepuscolo. La contro-verità dei titolari della doppia lavanderia (denominati quelli del Pink Tank, cioè Addetti a rendere innocentemente rosa e gonfia di buoni sentimenti la vicenda delle feste con Berlusconi e le sue giovani amiche) mira a cancellare l’immagine negativa che gli italiani si possono essere fatti della vita del Presidente.

Ecco allora, in tivvù, che Ruby – piangendo come una bimba in fasce – si racconta come una dolente giovane che ha avuto una vita terribile a causa di soprusi e violenze familiari e adesso è tranquillamente fidanzata, vuole sposarsi («Nel mio futuro c’è il matrimonio»), fare tanti figli e vivere la vita normale che crede di meritarsi. Le ragazze ciniche e senza scrupoli, travestite nei festini da poliziotte o da infermiere «con sotto il camicie niente», diventano nella lavanderia mediatica, assai gradita agli avvocati del Cavaliere, delle dolci lettrici del «Piccolo Principe» di Saint-Euxpery (come narra la Minetti su Facebook), delle ospiti tutt’altro che «discinte» e molto spirituali.

Dunque, niente sesso di gruppo? Macchè sesso, la lavanderia ha ripulito ogni macchia di sesso. No lap dance o bunga bunga? Ma figuriamoci, mica siamo in un pornazzo anni ‘70 (e invece, sì)! Nelle passerelle mediatiche le ragazze si raccontano come piccole fiammiferaie, colpite da una botta di fortuna per avere incontrato Lui: «Silvio ama aiutare tutti – assicura la Sabina Began – e per esempio in Thailandia ha fatto scuole e orfanotrofi per pura bontà disinteressata». O ancora: «Il suo è un amore interessato e vuole bene anche ai miei bambini», assicura la showgirl caraibica Marysthelle Garcia Polanco. Per ri-fidelizzare la pancia del Paese con il suo premier, serve insomma una «rassettatura» (questa la parola che fu usata per intendere le versioni purgate e corrette del «Decamerone») dell’icona del Cavaliere, che – parola della sua sedicente ex fidanzata, Evelina Manna – «è un nonno così affettuoso e sempre circondato dai nipotini».

Le sue giovani amiche possono assicurare alle masse che in cima ai pensieri del premier, anche nelle notti di innocentissimo svago, c’è sempre l’Italia. Ancora la Began: «Alle cene, non sta seduto più di dieci minuti. Poi si alza, e sta al telefono tutta la sera o va a preparare il lavoro per l’indomani». E questo civil servant sarebbe il favoreggiatore della prostituzione minorile? «Non fategli del male, perchè lui è una persona che fa del bene», è l’appello della ballerina Garcia Polanco. L’ex “billionarina” russa, Raissa Skorkorina: «E’ candido in un mondo di furbi e di furbette».

E se il popolo sta davvero vacillando nella sua quasi ventennale ammirazione per Lui, la grande lavatrice politico-mediatica che rende tutto rosa e candido l’universo berlusconiano ingiustamente imbrattato dai pm, cerca di riportarlo alla purezza dei sentimenti originari.



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