RASSEGNA STAMPA/ Lorenza Lei, una donna al timone della Rai

Creato il 05 maggio 2011 da Iltelevisionario

Rassegna stampa dedicata a Lorenza Lei, nominata nuovo Direttore Generale della Rai, dopo la turbolenta gestione di Mauro Masi. “Saranno giorni gravosi. Adesso io devo fare, non parlare” ha dichiarato Lei al quotidiano La Repubblica. Nel suo primo discorso ai consiglieri di amministrazione che l’hanno votata, ha chiesto “un impegno totale per i prossimi 21 giorni. Il Cda si riunirà due volte a settimana, mercoledì e giovedì. Almeno all’inizio”. Intanto la sua squadra sarà molto femminile. Ha scelto infatti un addetto stampa donna, la giornalista Milena Minutoli. Il presidente della Rai Paolo Garimberti è soddisfatto della nomina: «È andata benissimo. C’è un ottimo clima in Consiglio, un clima di grande collaborazione». Secondo Garimberti, «ora bisogna rimettere in moto l’azienda dopo un periodo di stallo e incertezza. Un momento che deve finire in fretta. Credo che lo spirito che c’è sia quello giusto».

Gli scogli che Lei dovrà subito affrontare saranno i prossimi palinsesti autunnali, da consegnare entro fine mese alla Sipra, la concessionaria pubblicitaria della Rai, il nodo nomine in primis il Tg2, e il rinnovo di contratti importanti come quelli di Fazio, Floris e Gabanelli.

Rai, Lei: stakanovista lontana da feste e salotti

(di Laura RioIl Giornale) Accidenti, ma questo è proprio un miracolo. Mai si era visto dalle parti di viale Mazzini un consenso così vasto e così deciso. Non solo l’unanimità votata dai consiglieri del Cda, di qualsiasi parte politica, ma anche la professione di stima (via agenzie di stampa) di molte associazioni, partiti, sindacati, ministri, movimenti. E chi sarà mai questa Lorenza Lei, nominata ieri ufficialmente direttore generale della Rai, che è riuscita a rastrellare così tanto apprezzamento? Proprio lei che non è una persona propensa alle smancerie né tanto meno a frequentare le feste e i salotti buoni? La risposta non può essere trovata solo nel desiderio di chiudere in fretta il capitolo Masi e avviare una nuova stagione, più limpida ed efficiente per la Tv di Stato. Né solo nel fatto che Lei è una professionista che da molti anni lavora in Rai mostrando di essere riservata, efficace e instancabile. Si racconta per esempio – anzi lo dice il suo mentore Agostino Saccà, che la chiamò a dirigere il suo staff quando divenne direttore generale – che «è capace di arrivare in ufficio alle 7,30 del mattino e uscirne alle 22». Separata, con un figlio grande, si è gettata anima e corpo nel lavoro.

Ma la risposta al perché di tanto consenso va ricercato anche nel suo personale carisma, che è stato quello di instaurare fruttuose relazioni con gli esponenti dei poteri forti nostrani, dal Vaticano a Berlusconi alla sinistra. L’aggancio con il premier glielo ha fornito Saccà, quello con la Chiesa se lo è cesellato pezzo per pezzo partendo dall’organizzazione del Giubileo. Tra l’altro, la Lei si trova in ottima sintonia con Marco Simeon, cresciuto alla scuola del cardinal Bagnasco e ora responsabile delle relazioni istituzionali Rai: insomma il ponte diretto tra la Tv di Stato e il Vaticano. Dunque, si dovrebbe concludere che si annuncia una stagione paradisiaca, dove il nuovo dg potrebbe governare con l’appoggio condiviso di maggioranza e opposizione. Che volere di più? Però, in Rai, le cose non sono mai così semplici.

E, soprattutto nessuno fa nulla per nulla. Nessuno insomma dà il suo appoggio senza poi chiedere il conto. Il fatto è che sarà difficile soddisfare tutti quelli che hanno dato consenso, soprattutto se chiedono cose diametralmente opposte. Da parte del premier c’è la volontà di far sbollire i conflitti divampati negli ultimi due anni. Però alla prova dei fatti (per esempio con Santoro) bisognerà vedere quanta indipendenza e forza di carattere mostra questa donna. Già in molti, oltre a sperticarsi in lodi, hanno cominciato ad avanzare richieste. Chi, come i francescani e il Moige (Movimento genitori cattolici) chiedono più attenzione ai valori cristiani e meno programmi trash e reality (che si fa, si abolisce l’Isola dei famosi? E gli introiti pubblicitari poi da dove arrivano?). Insomma, nella Tv di Stato, nonostante la propensione confessionale del dg e la visione da servizio pubblico (che fa tanto comodo a Mediaset) dovranno continuare a convivere le diverse anime del Paese e del commercio.

Poi c’è chi ricorda le questioni fondamentali da risolvere: le nomine nelle direzioni (prima fra tutte quella del Tg2 e dei canali digitali) e i contratti da firmare. E come si fa a esaudire tutte le aree politiche? Si torna al manuale Cencelli? Se una torta prima magari si divideva in cinque o sei, ora va divisa per nove (pari al numero dei consiglieri che hanno votato sì): mica semplice.

E i contratti in scadenza di Fazio, Floris, Gabanelli, Dandini? Non rinnovarli è impossibile (visto l’appoggio pieno dell’area di riferimento), magari si tenterà di stare molto più attenti ai compensi. E Santoro? La Lei ha avviato la trattativa che stava portando alle dimissioni consensuali del giornalista: magari, con calma, quel discorso potrà essere ripreso. Insomma, il nuovo dg ha cominciato il suo cammino su quelle funi del circo sospese in aria, chissà se avrà più equilibrio di Masi.

Lorenza Lei all’unanimità. “Ora risaniamo la Rai”

(di Paolo PestucciaLa Stampa) Alle 12,20, quando nel «conclave» di viale Mazzini si nomina il nuovo direttore generale della Rai Lorenza Lei, i primi a far festa sono i suoi collaboratori. E solo dopo l’annuncio, quando il telefono squilla, la segreteria risponde, «direzione generale…». Si annota tutto, si ringrazia, mentre al piano nobile della Tv arrivano fiori, biglietti d’auguri e congratulazioni. Lorenza Lei sorride, e si emoziona anche un po’, quando i collaboratori di sempre e alcuni dirigenti accorrono per il brindisi con il capo azienda. Solo un quarto d’ora, un paio di «grazie…grazie…», e poi subito, «pensiamo al lavoro, ce n’è tanto, anche troppo, è tempo di ripartire…». Poche frasi, assicura, uno dei presenti che «indicano le priorità del nuovo direttore generale: risanamento dei conti e rilancio del servizio pubblico», ma soprattutto aggiunge chi con la Lei ha condiviso la passione per la nomina a capo azienda, «la Rai tornerà al prodotto, agli uomini del prodotto e a una nuova missione per un’azienda che da tre canali generali-sti è passata alla pluralità dell’offerta digitale».

Elementi che il nuovo direttore generale della Rai conosce bene. Non foss’altro perché per queste ragioni è stata designata dall’azionista al vertice: per «ripartire» come ha spiegato il presidente Paolo Garimberti, ma soprattutto «per non farla morire» così come da chiedevano l’Usi-grai e i lavoratori desiderosi del ricambio.

Da ieri, dunque, l’era Masi è finita, la Rai ha un nuovo Dg: «si respira aria nuova, c’è un bel clima», ammette il consigliere Pdl Antonio Verro. Insomma, «ci sono le premesse per far dimenticare la fallimentare e imbarazzante gestione del precedente direttore generale», commenta dalla parte opposta l’altro consigliere Nino Rizzo Nervo. Campane diverse, che ieri sul nome della Lei hanno intonato la stessa melodia, all’unanimità in cda: nove voti su nove. Segno che la scelta è partita da lontano, conquistata sul lavoro, mese dopo mese, cresciuta e lanciata nella volata finale dal suo primo estimatore, Agostino Saccà, con il sì convinto del premier Silvio Berlusconi, dell’azionista e del resto dei «Palazzi»: interni prima di tutto, poi anche parlamentari e d’Oltretevere, che con l’«Osservatore Romano» ha augurato «buon lavoro» al nuovo capo di viale Mazzini. Una donna per la prima volta al timone della direzione generale, cattolica riconosciuta, giunta in Rai, quasi per caso, (segnalata da Renzo Arbore) e ora al vertice dell’azienda. Con tanti consensi, pure bipartisan, e solo pochi sconfitti a remare contro. Ma sostiene un dirigente di lungo corso, «ora si cambia musica… e state a vedere che chi non ha stoffa resta al palo». Ma soprattutto, avverte, «niente raccomandazioni…». Impresa non facile in un’azienda afflitta dalla perenne sindrome della lottizzazione, ma l’antidoto della Lei, parte col «prodotto, solo dopo vengono gli uomini più capaci a realizzarlo». Come dire: prima si riqualifica la mission del servizio pubblico poi si scelgono i professionisti. Del resto l’avversione alla «spintarella» del neo Dg della Rai, bolognese, 50 anni, laureata in filosofia, è nota da sempre: da quanto mandava indietro contratti milionari, riduceva ingaggi, bloccava consulenze. Una normalità, per lei, che giovanissima si pagava gli studi lavorando in sartoria, un’assoluta abnormità per la Rai che sconta anche questo nel passivo di 116 milioni di euro. Ma sarà così anche in futuro? Chissà. Un primo indizio per ora c’è: il posto che la Lei lascia da vice direttore generale, non sarà quasi certamente riassegnato. Da ieri, dunque, a viale Mazzini si è voltata pagina. La prossima settimana il nuovo Dg annuncerà i progetti al cda e metterà mano al piano industriale. Poi, dovrà affrontare il nodo palinsesti e quello delle nomine. E certamente – spiega Lorenza Lei nella sua prima dichiarazione per ringraziare l’azionista, il Cda e il presidente Garimberti – «sarà un cammino impegnativo da affrontare in tempi rapidi e per il quale occorrerà l’impegno di tutti». Un impegno, si intende, sui conti, bilanci, «strette» nelle spese, ma anche per maggiori risorse, e soprattutto, recupero dell’evasione del canone.

Una partita, quest’ultima, indispensabile per ridare fiato alle casse aziendali e rilanciare il servizio pubblico. Tant’è che dalla contabilità separata e certificata risulta chiaramente che i «proventi pubblicitari servono a finanziare i programmi di servizio pubblico e non viceversa». Il tutto per un totale dal 2005 al 2009 di circa 1 miliardo 300 milioni di euro.



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