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RASSEGNA STAMPA/ Plastik Ultrabellezza: docu-reality dell’orrore o bella sorpresa?

Creato il 21 aprile 2011 da Iltelevisionario

RASSEGNA STAMPA/ Plastik Ultrabellezza: docu-reality dell’orrore o bella sorpresa?Rassegna stampa dedicata al nuovo docu-reality di Italia 1 Plastik – Ultrabellezza condotto da Elena Santarelli. Il critico del Corriere della Sera Aldo Grasso lo ha definito “una bella sorpresa” affermando che, tra le trasmissioni italiane che si sono occupate di chirurgia plastica, è la più convincente mentre la critica de L’Avvenire Mirella Poggialini  ha stroncato il programma definendolo “urtante, interminabile e tedioso, mal combinato nel montaggio e nei commenti”. Bocciata da entrambi i critici la scenografia, giudicata “demenziale” e “patetica”. Invece Francesco Specchia di Libero ha definito la trasmissione un prodotto di rara efferatezza, un gorgo senza fondo di insensatezza”.

La bella sorpresa di «Plastik»

(A fil di rete di Aldo Grasso Corriere della Sera) Il prof. Roy De Vita, legato sentimentalmente all’attrice Nancy Brilli, si starà mordendo le mani. Aveva rifiutato di partecipare al programma «Plastik-Ultrabellezza», bollandolo come trash e invece si è sbagliato. «Plastik-Ultrabellezza» è pieno di cose da migliorare, sono tre programmi in uno ancora da mettere a punto, ma finora, fra le trasmissioni italiane che si sono occupate di eliminare gli inestetismi, bandire il grasso superfluo, cancellare smagliature storiche e, soprattutto, sfidare il proprio destino fisionomico è la più convincente (Italia 1, martedì, ore 21.10).

Merito principale della riuscita è il ruolo interpretato dal prof. Marco Klinger che ha rivelato un’insospettabile padronanza del mezzo. In camera operatoria o in studio, sembra il George Clooney dell’Humanitas, il Dr Kildare di San Siro, il Dr House del makeover. Grazie alla sua presenza in scena, abbiamo potuto chiudere un occhio sulla demenziale scenografia da casa delle bambole e sulla incapacità recitativa di Elena «Barbie» Santarelli. L’unica cosa che sa dire è «la chirurgia plastica a 360 gradi».

Gli altri colleghi non sono all’altezza di Klinger e, alla lunga, il programma rischia di risentirne. In realtà, l’idea di alternare interventi su pazienti italiani e mostrare filmati di casi internazionali (come la vicenda della bambina indiana affetta da parassitismo gemellare) può aiutare meglio a capire il ruolo della chirurgia plastica. Il termine «plastica», preso come sostantivo, rinvia a un mondo artificiale, siliconato, popolato da statue di cera. Come aggettivo invece evoca la capacità di dare forma o risalto a qualcosa: la chirurgia plastica si trova, dal punto di vista semantico, a metà strada. Certo, per molto tempo il concetto di metamorfosi, da Apuleio a Ovidio, da Kafka a Savinio, è stata una nozione che ha riguardato soprattutto la mente. Da un po’ di tempo riguarda il corpo, il nostro corpo. Varrebbe la pena di rifletterci.

“Plastik” fa flop la tv dell’orrore

(di Mariella Poggialini L’Avvenire) Immagini di bisturi al lavoro, con realismo sconcertante, hanno accolto alle 21 di martedì sera, su Italia 1, chi si era accinto a seguire su Italia 1 Plastik, trasmissione già discussa che riprende temi forti sulla scia del già fallito Bisturi, a imitazione di molti programmi che Sky sta diffondendo su vari canali. Un naso da rifare, sangue e volto livido, manipolazioni angoscianti che avranno fermato più di una digestione. Ma il bello, si fa per dire, viene dopo: un documentario, già ampiamente annunciato, su una bambina indiana nata con arti doppi e operata per crearle possibilità di vita normale. Anche qui immagini crude, dettagli dolorosi e anche sconvolgenti, che avranno certamente colpito un pubblico numericamente maggiore di quello che già l’anno scorso aveva seguito sulla pay tv lo stesso filmato: e, per ben utilizzarlo, ecco la nuovo soluzione di riprodurlo alla chiusura del programma, dopo l’una di notte. Nel frattempo, con impaginazione piatta e immagini che indugiano su dettagli cruenti, ecco la chirurgia estetica che si mostra applicazione pratica, alternata a servizi sull’obesità grave e sulle iniezioni di botulino a fini cosmetici, per non parlare della chirurgia che i mostri li crea, come nel caso dell’uomo gatto e dei consimili, pronti per passare allo Show dei record. Ore e ore che hanno puntato a un pubblico già evidentemente coinvolto da Wild, che ha inserito fra gli animali anche dettagli su nascite mostruose, per attrarre spettatori. I quali, per la prima puntata di Plastik, sono stati in totale 1.649.000 con lo sconfortante ma giusto share del 7,51%. A prova del buon gusto di utenti generalmente avvertiti di fronte a proposte sgradevoli e morbose. E anche se gli inserti sono stati inseriti in una patetica scenografia rosa alla Barbie, con una opaca Elena Santarelli evidentemente a disagio, il programma è risultato urtante, come si voleva, ma anche interminabili, tedioso e mal combinato nel montaggio e nei commenti. Durerà a lungo?

Plastik, l’estetica dell’orrore

(di Francesco SpecchiaLibero) “La bellezza può trafiggere come un dolore”, scriveva Thomas Mann. I colti di Italiauno con “Plastik- Ultrabellezza”, programma sulla chirurgia estetica, l’hanno preso troppo alla lettera.

Perchè è davvero doloroso -e ancorchè raro- visionare in prima serata su una rete generalista, una trasmissione che metta democraticamente d’accordo sulla propria inclinazione all’orrore sia la critica che il pubblico (poco più di un milione 500mila telespettatori, share 7, 5%). Plastik sta diventando un caso per aver mostrato la storia di Lakshmi, un’indianina di otto anni operata da trentacinque chirurghi, nata con quattro gambe e quattro braccia, considerata in paese la reincarnazione della dea Vishnu; e disprezzata a seguito dell’operazione, dai suoi concittadini. Roba che già si fatica a digerire in un freak show deputato alla deformità come lo Show dei record, figurarsi in un contesto che dovrebbe carezzare argomenti delicati come la medicina e la psicologia nell’inadeguatezza sociale. Purtroppo il caso suddetto è forse anche l’esprit migliore del programma.

Plastik, tanto per essere delicati, è un prodotto di rara efferatezza. Ma non tanto per i servizi sull’ “uomo felino” di San Diego, un tizio che si è sottoposto a 12 interventi per somigliare a Romeo degli Aristogatti; o per quelli sulle rinoplastiche e i tagliuzzamenti di orecchie a sventola di commesse insicure di sè; o per quelli sul “Botux Party”, una divertita pratica illegale in cui un chirurgo francese impotatato arriva in limousine e somministra botulino e acido ialuronico a miliardari rincoglioniti come in un film di Scorsese. No, il fastidio è nella sciatteria del contesto, nella confezione del programma affidata a Elena Santarelli, bellissima, vestita come una Barbie in una “casa di bambole” (non esattamente Ibsen…) ma involuta professionalmente dall’esperienza, seppur gassosa, di Kalispera. Quando la Santarelli afferma: «Tutti vorrebbero avere un bel vestito, una bella casa e perché no un bel marito. Per definire una brava persona diciamo che quella persona è bella, per definire una vacanza fantastica diciamo bella vacanza, i vecchi ricordi di un tempo diventano bei ricordi. Quindi, di fronte a un mondo di plastica e alla casa delle bambole. cosa ci viene in mente?», be’, ci viene in mente di bruciarlo, quel mondo e con esso, metaforicamente, i suoi autori.

Plastik è un gorgo senza fondo di insensatezza. E non ha neppure la scusante della sperimentazione. Quando nel 2004, sempre Italiauno propose “Bisturi” i conduttori Irene Pivetti e Platinette, tentarono di ammantarne la crudezza con le tematiche di successo della serie “Nip/Tuck”. Lì c’era già di tutto. Pallavoliste che si facevano piallare il naso; casalinghe che per compiacere le figlie si farcivano di silicone; un tripudio di angosce, di toraci flaccidi, di anestesie in soggettiva, di sacche ghiandolari e camici bianchi come le pagine di una realtà nullificata. Fu brutta televisione allora. Non si capisce la necessità di replicare oggi, se non per pubblicizzare l’inesausta attività di quei tre-quattro chirurghi estetici dai nomi impossibili (Franz Baruffaldi Preis: ma è vero?) e presentati graficamente come eroi dei polizieschi anni 70. Ciòdetto, proprio non capiamo la ciclotimia di Italiauno. Dev’esserci a Cologno un sosia del direttore Luca Tiraboschi che fa i palinsesti mentre quello vero è in palestra. Non è possibile riuscire ad alternare con tale indifferenza Gli invincibili e Fenomenal, Le Iene e Mistero, Chiambretti Night e il Saturday Night Live (italiano). A pensarci bene le stesse mirabolanti imprese della rete potrebbero diventare un format.



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