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#rassegnastampa La noiosa Miss Italia targata La7

Creato il 29 ottobre 2013 da Iltelevisionario

La prima Miss Italia targata La7La prima finale di Miss Italia targata La7 non è andata bene. La serata ha registrato una media di 937 mila telespettatori con il 5.5% di share. Il blocco all’interno del quale è stata incoronata Miss Italia Giulia Arena, diciannovenne di Messina, ha registrato, intorno all’una di notte, il picco di share del 16%. Il picco di ascolto, 1 milione 544 mila telespettatori, si è registrato invece alle 21.54.  ”Miss Italia andrà in onda su La7 anche nel 2014, visto i dati di ascolto molto positivi per la nostra rete” ha dichiarato Marco Ghigliani, amministratore delegato di La7, nella conferenza stampa di chiusura della manifestazione. “Questo annuncio mi fa molto piacere” ha risposto Patrizia Mirigliani, che ha anche sottolineato l’abbattimento dei costi rispetto alle precedenti edizioni. “Abbiamo lavorato un mese intenso per produrre l’evento televisivo – ha aggiunto – E’ stato un record per il Concorso”. Anche il direttore di La7 Paolo Ruffini ha espresso la propria soddisfazione per il risultato raggiunto: “Portare a casa la finale 2013 è stato quasi un miracolo: i tempi di realizzazione del programma sono stati davvero esigui. Il risultato è quindi soddisfacente. Il profilo della serata mostra un pubblico giovane e istruito. Ottimi riscontri tra le donne di età compresa tra i 15 ai 64 anni, in particolar modo fino ai 24 anni. Grande percentuale, inoltre, di laureati (7.2%) e diplomati (6.4%)”.

Aldo Grasso, critico tv del Corriere della Sera, nella sua rubrica quotidiana A fil di rete ha definito la serata “noiosa, abborracciata, mal riuscita”:

Miss Italia continua a far discutere. Le opzioni sentite in questi giorni sono due. Lo sfiancante catalogo di ragazzotte in costume da bagno è un anacronismo sessista, una fabbrica delle illusioni, l’Ersatz televisivo dell’erotismo. Oppure: il vero scandalo è quello delle Boldrinove, delle moraliste istituzionali che non comprendono l’ironia, il divertimento, la sana dissipazione dei beati anni delle fanciulle in fiore. Veramente, da un punto di vista squisitamente televisivo, non si tiene mai conto di una terza, decisiva opzione, il format. Quello che i Mirigliani, prima il padre e poi la figlia, non hanno mai capito è che per una manifestazione del genere ci vuole un format, qualcosa cioè che traduca in scrittura una sfilata di 63 ragazze (fra gli autori c’è la terza sorella Carlucci, Anna). Non basta adattarsi ai tempi del politicamente corretto, abolire le misure, far spazio alle taglie morbide, togliere il divieto del nubilato, esibire t-shirt con la scritta «né nude, né mute», circoscrivere le dichiarazioni delle ragazze per fare uno show.  Gli organizzatori erano abituati alle cinque serate su Rai1 e hanno dovuto comprimere in un solo appuntamento (altrimenti addio sponsor, addio sindaco di Jesolo, addio concorso), affidando a Massimo Ghini e a Cesare Bocci la conduzione della serata. Certo Ghini è più brillante di un Fabrizio Frizzi (la scuola dei cinepanettoni qualcosa insegna), ma se lo spettacolo non ha una struttura l’impressione è quella di una serata noiosa, abborracciata, mal riuscita. Per non parlare dell’imbarazzante dialogo fra conduttori e giuria. Ospiti d’onore Max Gazzé e Alessandro Siani. Molte sedie vuote in platea. Tristezza.

La giornalista de La Stampa Alessandra Comazzi ha definito il programma “sgangherato”:

Lunghissimo, sgangherato, con la regia che rincorreva questo e quello, i giurati che si mostravano annoiati. I conduttori-attori, Massimo Ghini e Cesare Bocci, hanno avuto il loro miglior momento nell’anteprima, quando si sono messi le toghe per recitare un immaginario processo a Miss Italia. Hanno dato una dimostrazione sul campo: fare il conduttore è un mestiere. Che non si improvvisa. Non che snobbassero il ruolo: semplicemente, mancavano i fondamentali, dall’uso della telecamera a quello del palcoscenico, al gergo.

La Teledipendente di Europa Quotidiano Stefania Carini ha scritto che Miss Italia non vince senza la Rai. Infatti certe kermesse vivono e sopravvivono solo grazie al servizio pubblico, alla tv, e non viceversa:

Riuscire a fare una Miss Italia più brutta di quella della Rai era possibile, possibilissimo. Certo, non pensavamo di veder roba da tv locale, ma così è stato. D’altra parte Miss Italia era stata bocciata dalla Rai perché ormai era uno show più che inutile, dagli ascolti così e così, molto molto brutto. E fanno sorridere tutti quelli che, in nome del solito anticonformismo conformista, hanno difeso lo show in questi mesi come se fosse una ghiotta possibilità di successo per le donne tutte. Suvvia! Non è più Miss Italia la strada verso il successo, ce ne sono molte altre. Che poi esaltare uno degli spettacoli più bigotti della tv in nome della libertà la dice lunga sulle giravolte di molti pensatori all’italiana. Più sfigata di questa Miss Italia senza Rai c’è solo quella eletta il 10 settembre 2001, che la Storia terribile cancellò in un baleno dalle pagine dei giornali. Diciamolo: era la Rai, con il suo apparato, a dare risalto a Miss Italia, non viceversa. A riprova che certe kermesse vivono e sopravvivono solo grazie al servizio pubblico, alla tv, e non viceversa (in fondo, è così anche per Sanremo). Così, senza la Rai, Miss Italia è una regia traballante, tanto buio in sala, alcuni balletti da show pomeridiano. E ancor più noia&imbarazzo: Ghini e Bocci con l’aria di chi si è reso conto del pasticcio solo 10 minuti prima dell’entrata in scena, Chillemi allo sbaraglio si incespica anche leggendo i nomi.

Invece per il critico de Il Giornale Maurizio Caverzan si tratta di un insuccesso annunciato: il pubblico radical chic non poteva apprezzare questa edizione di Miss Italia “di sinistra”:

Faceva uno strano effetto vedere sfilare queste belle figliole in succinto abitino di latex sulla rete di Lilli Gruber e Enrico Mentana. Oddio, abbiamo sbagliato tasto? Poi no, scorgendo in giuria, tra Caterina Murino e Massimo Lopez, Rita Dalla Chiesa, in attesa di partire su La7 col nuovo programma, e Salvo Sottile, conduttore sulla stessa rete di Linea gialla, abbiamo capito che era tutto vero. La conferma ulteriore è venuta dall’affanno con cui Massimo Ghini gestiva la scaletta di ospiti e ballerini di breakdance. Una serata preparata in pochi giorni, con conduttori per la prima volta al timone di uno show così impegnativo, non poteva che risultare farraginosa. Cesare Bocci ce l’ha messa tutta per sdrammatizzare una certa approssimazione. L’ex miss Francesca Chillemi era costretta a leggere su un notes generalità e numeri delle concorrenti, inanellando papere e gaffe. Alessandro Siani ha monologato sulla falsa riga del togliete tutto, «finanziamenti ai partiti, tasse alle imprese, questa legge elettorale, ma non i sogni di queste ragazze». Si possono apprezzare impegno e buona volontà. Ma in questi casi la forma è sostanza. Come un derby di calcio non si può giocare in uno stadio di periferia senza imbattersi in sorprese, anche Miss Italia ha liturgie consolidate. Rivisitarla in chiave radical chic è una quadratura del cerchio che può riuscire solo a qualche vecchia volpe del varietà. Forse.


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