Rassicurazioni

Creato il 25 gennaio 2012 da Povna @povna

Uno dei molti piaceri nell’avere ex-alunni è che tutti – oltre a sciamarle intorno nei corridoi, festanti, per raccontarle avventure e aggiornamenti – man mano che crescono, diventano un valido aiuto della ‘povna, in quel processo esclusivo che è l’educazione tra pari.
Così l’amico di Rotondo la sostiene con Scugnizzo, standogli vicino, parlandogli, e cercando di infondergli, di pari passo, fiducia e amore per lo studio; Nana si è fatta carico più volte di attività di vario tutoraggio già dai tempi dell’Orda; la Testarda e la Timida vanno a prendere la Piccola Donna, e spiegano ai più piccoli i segreti della scuola. La ‘povna, in questi casi, si fa da parte, e lascia che loro se la sbrighino da soli e molto meglio, limitandosi a guardarli di sottecchi con malcelato orgoglio e smisurato amore.
Se c’era una classe che risultava abbastanza esterna a questo informale cerchio, erano di certo i Pesci, che – nonostante qualche lieve crepa nella corazza che li ripara dal mondo – continuavano a restare opachi e in apparenza autosufficienti, per definizione. Almeno fino a oggi. Quando una scaramuccia tra Emil e il Bianconiglio sfocia improvvisamente in una tragedia esplicita: Bianconiglio provoca Emil ripetutamente, e quello (che di suo non riesce a contare un minuto per star fermo) reagisce male, si divincola, e il tutto si conclude con una manata in faccia che sembra un cazzottone. Ci fosse stato in classe Max Gazzè, collega di Woodstock, o parecchi altri, sarebbe, purtroppo, finita molto male. Per fortuna invece il casino accade nell’ora di Mafalda, e lei – invece di infilare rapporti a destra e a manca – si prende tempo per giungere a una ponderata decisione.
Dopo l’ultima ora dunque Emil e il Bianconiglio vengono convocati in segreteria, al cospetto della ‘povna: e avviene il rito delle telefonate a casa. Mentre aspettano in coda alla cornetta, la ‘povna approfitta per sbaraccare la sua aula, sostenuta da un redivivo Gian Burrasca che, uscendo dalla lezione maculata di sua competenza, si precipita in aiuto della sua ex-professoressa che barcolla, come un gentile e bravo cane. Ma non fanno in tempo a posare il carico di libri che la tragedia piomba loro, inaspettata, addosso. Emil, infatti, mentre aspetta agitato che si decida la sua sorte, si lascia prendere dall’angoscia e dal panico, non regge. In breve, comincia, ufficialmente il primo tra tutti i Pesci, sonoramente a smoccicare:
“Io. Non. Sono. Cattivo” – esala tra i singhiozzi.
“Certo che no” – cerca di intervenire la ‘povna. Che viene preceduta però dal suo ex-alunno.
“Permette?” – domanda con educazione Gian Burrasca.
“Fai pure” – annuisce lei con un cenno.
“Vieni con me” – esordisce quello – “e stai tranquillo. Qualsiasi cosa tu abbia fatto, vedrai, lo risolverai con la professoressa. E dopo andrà sicuramente meglio. E poi” – aggiunge con una ispirazione furba – “non preoccuparti. Io ne ho combinate davvero così tante, e sono ancora qui. E tu, peggio di me, davvero, non puoi fare!”.
Emil singulta ancora poco, ma solo per contratto. Toglie le mani dalla faccia e guarda con occhi nuovi il corridoio e il mondo.
“Tutto a posto” – le telegrafa con gli occhi Gian Burrasca, mentre si avvia verso la porta. Per poi aggiungere, in un sussurro: “Allora vado, prof., vi lascio soli”.