Vabbè, ma come cazzo è ‘sto ExtermiNation? La risposta è stupidissima ma tant’è: spacca. È proprio bello e non c’è niente di particolare da dire. Più che un album è una lezione di stile e potrebbe essere tranquillamente inserito in un ipotetico manuale su come fare un album come si deve pur essendo in giro da oltre trent’anni e, per giunta, senza un centesimo in tasca (parliamoci chiaro: i Raven nel 2015 non se li incula più nessuno). In poco più di un’ora, questi tre vecchi (oltre ai fratelli Gallagher, membri fondatori, c’è Joe Hasselvander alla batteria, con loro dal 1988) prendono vari pezzi della loro lunga carriera, li mettono insieme e vi sbattono in faccia ExtermiNation: mid-tempos granitici, i soliti spettacolari assoli ignorantissimi del vecchio Mark, pezzi più sparati, melodia quanto basta, cori ottantiani e una produzione da paura: moderna senza essere di plastica, ma nel contempo potentissima. È pieno di autocitazioni questo disco, sia nei testi che nei riff, ma vaffanculo, è tutto roba che spacca, quindi va benissimo così. Leggendo il testo di Fight, la mia preferita dell’album, ho ringraziato gli dei del medalz di essere cresciuto con questa roba. I Raven non inventeranno niente a ‘sto giro e di innovazione qui non c’è traccia. Cazzo, sono vecchi e hanno già dato. Però si può invecchiare bene, rimanendo se stessi e mantenendo due cardini dell’esistenza di ogni essere umano degno di questo appellativo: dignità e coerenza. E che quei babbioni di merda degli Iron Maiden prendessero appunti. Se ti piace il metal, hai il dovere morale di non ignorare questo disco. E basta.