Ma Charles in quasi 60 anni di musica, ci aveva abituati anche a tante sfumature che rimane tuttora complicato stabilire quale fosse il genere da lui praticato. Vale la pena riascoltare allora la semi-natalizia I Can’t Stop Loving You, oppure Georgia on My Mind, e anche i tanti richiami che lo stesso James Brown, di una decade successiva, fece suoi per cavalcare il successo del soul/R&B.
Per capire Ray Charles (viste le immense pubblicazioni per lo più di singoli), vi consiglio la raccolta della Rhino Records (etichetta specializzata in retrospettive) e pubblicasta per la prima volta nel 2000 dal titolo non proprio originalissimo The Very Best of Ray Charles. Sicuramente più originale nel suo interno, con un interessante booklet che ripercorre i suoi anni alla Atlantic Records fin dai suoi esordi: dalla perdita della vista a 7 anni alla morte prematura della madre e la conseguente partenza per Jacksonville e i suoi esordi nei club di Seattle, poi di Los Angeles.